Overjoyed

113 5 0
                                    

Quella che aspettava la Roma era una partita difficile, lo sapevamo, e nessuna preparazione psicologica o rito scaramantico era risultato sufficiente.

Innanzitutto, erano i quarti di Europa League, eravamo in trasferta e, soprattutto, nei sorteggi eravamo capitati con la seconda squadra più forte d'Italia.

I social straripavano di video in cui, ormai, la Roma era data per sconfitta e, a dire il vero, non riponevo troppa fiducia neanche io in quel match, ma non avrei comunque smesso di sostenere la mia maglia.

Come per ogni altra partita, se non eravamo allo stadio, la guardavamo a casa di Chiara, e da lì era un po' come esserci davvero: i cori, le esultanze durante i gol, tutto ci riportava sugli spalti.

Dall'ingresso in campo, per quanto provassi ad avere una visione di gioco ampia, le mie attenzioni erano quasi esclusivamente su Mancini. Da qualche tempo, sembrava stesse cavalcando un'onda verso un nuovo livello di gioco, non era più solo un difensore sullo sfondo, incapace di regolare la rabbia, stava iniziando ad entrare davvero in partita, e lo stava facendo con testa e cuore.

Il fischio di inizio fece calare il silenzio nel salotto, l'ansia iniziò la sua impennata verso il suo apice, ed ai pronostici della nostra sconfitta si unì un livello di gioco scorretto che vide la presenza di numerosi interventi dell'arbitro.

Al diciassettesimo minuto il cuore mi arrivò in gola: non solo avevamo segnato, ma quel colpo decisivo lo aveva dato proprio Mancio.

Non potei trattenere l'emozione, un enorme sorriso mi si aprì sul viso, e Chiara si girò verso di me, stringendomi un braccio.

"Diglielo che siamo tutte fiere di lui"

"Si, come se le rispondesse"

Era stata mia sorella a ribattere a quelle parole, ed a quel punto, presa anche dall'entusiasmo, capii che era giunto il momento di dirglielo.

"Eh in realtà sì, mi ha risposto. Cioè non ora, ora sta giocando, ma è successo"

"Ma che cazzo stai a dì? E non ci dici niente?"

Marianna, la quarta del nostro gruppo, sbarrò gli occhi girandosi subito verso di me, incredula.

"Siamo anche usciti insieme, in realtà"

"Ecco perché facevi sempre tardi a casa, pensavo stessi uscendo dinuovo con quel testa di cazzo"

Mia sorella odiava il mio ex, quindi, quando c'era da insultarlo, non perdeva un secondo. Io la fermai subito, e presi i messaggi per dare testimonianza della cosa. Subito, presero a girare tra loro tre il mio telefono, e tutte, esclusa Chiara, l'unica a conoscenza della cosa, rimasero sbigottite.

A fatica, archiviammo l'argomento, la partita non era finita, mancava ancora trequarti del tempo e, in circa settanta minuti poteva ancora succedere tutto. Ma non successe, portammo a casa quella prima vittoria ed il tutto grazie ad una sola persona, quella persona.

Gli scrissi subito, lo ringraziai per quello che stava facendo per noi, per averci fatto tornare a sperare.

La mattina dopo la mia sveglia fu una chiamata su Instagram proprio da parte di Gianluca.

"Ehi! Sono sotto casa tua, scendi?"

"Buongiorno anche a te! Mi hai praticamente svegliata tu, quindi dammi un attimo ed arrivo!"

Non avevo nessuna voglia di andare a lavoro, la sera prima ero tornata a casa tardi, un po' per festeggiare, un po' per continuare a raccontare quello che mi stava succedendo alle mie amiche. Fortunatamente, il mio ufficio era molto flessibile sullo smartworking, e così avvisai della mia assenza.

Gialla come il sole ☀️ Gianluca ManciniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora