Fortnight

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Ero ancora assonnata, quando lo sentii alzarsi dal letto. Rimasi ad ascoltare ogni suo movimento, ma non aprii gli occhi.
Quando si avvicinò per salutarmi, incrociai le braccia dietro il suo collo per tirarlo a me e stringerlo, mugugnando contrariata dal suo volersene già andare. Lui sbuffò una risata intenerita, poi mi baciò.

"Dormi un altro po', ci sentiamo più tardi"

Ero abituata a relazioni in cui più ti facevi gli affari tuoi e meglio era, così non gli chiesi dove stesse andando. Lo lasciai solo andare ed io tornai a dormire.

Qualche ora dopo ero già in ritardo per il lavoro.

In ufficio, il tempo sembrava non scorrere più, lui non si era fatto sentire e, per quanto fosse passata solo mezza giornata, i traumi delle relazioni passate avevano fatto già nascere in me un brutto presentimento.
E comunque quella mattina era andato via da casa molto presto, nonostante il campionato fosse finito, e lo aveva fatto in punta di piedi, come se sperasse di non essere sentito.

Il più grande problema di frequentare un personaggio pubblico in un'epoca digitalizzata era che quasi nulla poteva rimanere nascosto a lungo.

Impegnata a scrollare il mio feed di Instagram, riuscii a sentire il mio cuore fermarsi un attimo, quando vidi una foto di Gianluca ed Elisa impegnati a passeggiare soli per le vie di Pontedera. La descrizione recitava solo "Mancio ed Elisa visti oggi a passeggiare insieme per le vie della sua città. Ritorno di fiamma?" Il post era di poche ore prima ed a pubblicarlo era stata una fanpage sul numero ventitré.

Il mio cervello si spense totalmente, fissai per almeno dieci minuti il muro rosso del mio ufficio, poi capii che lì dentro non sarei riuscita a combinare nulla, così raccolsi le mie cose e me ne andai.

Quando le cose andavano male, diventavo improvvisamente incapace di tornare a casa. Così, preferii optare piuttosto per una passeggiata su Via del Corso.

A quanto pare, una cosa a cui non avevo totalmente fatto caso era che, tra i vari gossip usciti sul giocatore, c'ero anche io.
Così, di tanto in tanto, sentivo qualcuno passarmi accanto e sussurrare qualcosa come "quella è la tipa di Mancini", e le risposte si alternavano tra "grande" e "poraccia". Io avrei solo voluto dirgli che, ammesso che lo fossi ancora, lo sarei stata ancora per poco.

Per tutto il tempo, non parlai con nessuno, non scrissi neanche alle mie amiche, né le chiamai. Ma soprattutto, quando si decise a scrivermi e poi a chiamarmi, non ebbi nessuna intenzione di rispondere.

Quando il sole andò via, capii che era arrivato il momento di rientrare e, sotto casa, ancora una volta, trovai il suv Mercedes.

Feci un profondo respiro, ma non fu abbastanza per impedire che la rabbia arrivasse al cervello.
A passo svelto andai verso di lui e, quando fui abbastanza vicina, gli sbattei in faccia quel famoso post.

"Quindi tu la sera stai con me ed il giorno con lei?"
Lui sembrò spaesato, mentre lo guardavo con un sopracciglio alzato, in attesa di una sua qualsiasi reazione.
"Ma cosa stai dicendo?"
"Sei stato o non sei stato con lei a Pontedera?"
"Si ma l'ho incontrata ed abbiamo parlato. Anche di te, tra l'altro"
"E allora perché non mi hai detto che andavi lì?"
"Perché avrei dovuto?"
"Perché stiamo insieme, Gianluca! Se non parliamo, che cazzo di relazione è?"
"Sto provando a fare del mio meglio, Ale!"
"Ed il tuo meglio è nascondermi le cose?"
"Il mio meglio è cercare di evitare discussioni inutili come questa!"

La rabbia si trasformò in veleno. Non solo aveva definito "inutile" una discussione che stava avendo luogo perché io ero stata ferita, ma in dinamiche come questa, dove le cose venivano nascoste piuttosto che affrontate, c'ero già stata e non era finita bene, quindi non poteva funzionare.

"Gianlu io così non ce la faccio, o mi dici le cose in faccia, senza nascondermele, o non andiamo da nessuna parte. Preferisco mille volte parlare che scoprire le cose, perché poi è peggio. E tu sei Gianluca Mancini, quello che fai si viene a sapere"

Lui portò entrambe le mani al volto e sospirò, stropicciandosi poi il viso.

"Va bene, faremo come dici tu."
"Grazie. Ho già abbastanza problemi a fidarmi delle persone, potrei non riuscire più a fidarmi di te"

Ammisi rattristata da quella mia difficoltà, intenta a guardarlo negli occhi.
Lui prese le mie mani ed annuì un paio di volte, poi inclinò la testa su un lato, sempre con quel sorriso dolce che spesso mi riservava.

"Va bene. Possiamo fare pace ora?"

Io annuii a mia volta, accarezzai la sua guancia e ricambiai il suo sorriso, prima di avvicinarmi al suo viso per lasciarci un bacio.

"Dai, ora salgo, mamma mi starà aspettando per cenare"
"Va bene, ci vediamo domani?"
"Dipende se mi farai altre sorprese come quella di oggi"

Ammisi io con fare ironico, sollevando un sopracciglio. Un altro dei miei mille difetti era quello di usare, poi, gli errori degli altri per prenderli in giro. Seguì subito una piccola risata e gli stampai un ultimo bacio sulle labbra.

"A domani"

E così salii a casa, sotto il rombo della sua auto intenta a partire.

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Fortnight - Taylor Swift

Gialla come il sole ☀️ Gianluca ManciniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora