Spettacolare

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Ti amo, ecco cosa avrei voluto dirgli in quel momento. Quelle due parole premevano contro la mia bocca, come se non avessero più la pazienza di aspettare ancora.
Non lo feci.
Avevo già commesso questo errore in passato, ed era passato si e no un mese dall'inizio della nostra frequentazione.
Così, lo ributtai indietro.

"Certo, a saperlo che sarebbe andata così, ti facevo incazzare prima"

Risi, afferrando il mio flute di champagne, mentre lui tornava a sedersi al suo posto.

"Poi sono io quello pazzo"
"Esattamente"

E feci un occhiolino in sua direzione, con tanto di schiocco della lingua, per prenderlo in giro.
Intanto, intorno a noi, qualcuno aveva applaudito, e si era complimentato con lui, o con me, in base agli interessi, lasciandomi chiedere cosa avrebbero fatto se, piuttosto, mi avesse chiesto di sposarlo.
Avevamo lasciato scontrare i nostri flute in un brindisi, e solo a quel punto avevo scelto di iniziare a sorseggiarlo, anche per stemperare l'adrenalina del momento.

Tre quarti di quei piatti gourmet che continuavano a portarci a malapena riuscivo ad identificarli, ed i sapori erano qualcosa che, forse, avevo sentito solo quella volta in cui mia madre era impazzita ed aveva scelto di pranzare da Cracco a Milano.

Comunque, quando mi alzai da tavola, resi più che evidente il mio apprezzamento.

"Dopo oggi, non voglio più mangiare in vita mia, o perderò questi sapori"
"Addirittura"
"Guarda che quello che per te è la normalità non la è per me"

Camminavamo mano nella mano, ed io facevo ondeggiare il suo braccio come se fossi una bambina.
Poi, quando arrivammo alla macchina, mi aiutò a salire e, solo quando prese posto accanto a me, scelse di ribattere a quelle mie ultime parole.

"Ale, tu lo sai che io non sono nato con questo tenore di vita, vero?"

Io non parlai, ma vidi che il suo sguardo si era fatto più accigliato, mentre era intento a mettere in moto l'auto.

"Ci sono arrivato, e magari ci arriverai anche tu"
"A guadagnare milioni all'anno?"

Quella sua frase innestò un meccanismo in me che mi fece girare verso di lui in uno scatto. Ero decisamente incredula, basita dal fatto che avesse potuto anche solo pensare un'affermazione del genere, tanto da non sapere se ridere o mandarlo un'altra volta a quel paese. Ma optai per una risata ironica.

"Dai Gianlu, per fare un milione ci metterò cento anni, e questo solo se non spendo neanche un centesimo"
"Non ho detto che diventerai milionaria, ma qualche sfizio potrai pure togliertelo, no?"
"Tipo cenare una volta all'anno in questi posti dove tu sei un cliente abituale? O comprarmi una macchina che, si e no, varrà la metà della tua?"

Era allucinante che stessimo facendo un discorso come quello. Che poi, ovviamente, lo avevo aperto io, non avendo considerato le conseguenze delle mie parole, come sempre.

"Dobbiamo davvero farci i conti in tasca? Oppure preferisci tirare fuori la storia che i calciatori sono strapagati?"
"Vuoi anche dirmi che non è vero?"
"Si che è vero, ma non è una cosa che ho scelto io! Io ho seguito la mia passione, mi ha detto estremamente bene, ed ora eccomi qua! Che dovrei fare? Dirgli "grazie, ma rifiuto, farò un altro lavoro perché mi pagate troppo"?"
"Oddio Gianlu, ma chi cazzo ti ha detto niente!"

Più parlavamo e più i nostri toni si alzavano, al punto che, se non ci fossimo fermati lì, avremmo finito per urlarci contro.
E così, piuttosto, scegliemmo di far calare, ancora una volta, il silenzio.
Come facevamo a passare in continuazione da un momento di felicità smisurata ad uno di rabbia e frustrazione? E quanto sarebbe potuta davvero andare avanti?

Gialla come il sole ☀️ Gianluca ManciniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora