Le mie mani, così piccole e giovani, tremavano e sudavano come in una calda giornata di agosto. Ma di certo quei brividi che mi camminavano addosso non erano per il clima.
Chiusa nella mia camera, un rifugio, ciò che doveva essere mio e proteggermi da ogni male, cercavo invano di non ascoltare, di non sentire ciò che di sotto stava succedendo.
Era collocata ai piani alti, venti gradini e un breve corridoio separava la zona notte dal salotto, dove tutto stava succedendo. E me lo ero chiesta spesso se un nostro vicino di casa avesse mai sentito tutto ciò che mi costringevo a non udire.
Ma nessuno era mai intervenuto, le pareti erano spesse e solo oggi capivo il motivo per il quale era concesso spalancare finestre e balconi solo quando lui non c'era.
Quel mostro, un essere che nessun bambino dovrebbe mai avere in casa, era il motivo per il quale la notte la mia testa non conosceva più l'ossigeno.
Nascondevo il mio corpo sotto le coperte, era per me un modo di rendermi invisibile agli occhi di chi invece invadeva il mio spazio per buttare a terra le lenzuola e fare di me un burattino pronto ad essere usato per un suo sfogo malvagio.
Amava, perché non sapevo definirlo diversamente, mettermi il cuscino sul viso. Non voleva soffocare me ma i miei pianti, le mie grida disperate, quando lo sentivo incombere su di me come una furia.
E me lo chiedevo, lo facevo ogni momento che arrivava il mio turno: che cosa avevo fatto di così sbagliato da meritare tanto dolore.
E mia madre?
Quale colpe aveva se amava un uomo violento?
Mi diceva sempre, quando lui non era in casa, tra una lacrima che faticava ad uscire dai suoi occhi violacei e un singhiozzo spezzato in gola, che lui non era così, che era diverso, la rispettava, la venerava.Ma cosa era cambiato?
Mi urlava sempre che ero il frutto della disperazione: troppo vivace, troppo ribelle, gli avevo rovinato la vita. Ma quale bambino non faceva i capricci? Che male c'era a desiderare un gioco, a odiare un cibo, a correre per tutta la casa a piedi nudi con la più umana spensieratezza?Ero solo una bambina che non aveva ancora idea di ciò che il destino le aveva riservato e di certo non era in questo modo che dovevo crescere.
E allora perché nascere?
***
Quella notte non fu diversa dalle altre, tranne per un rumore sordo che distrusse ogni tipo di silenzio che nella casa si udì qualche attimo dopo.
Lui non era salito, i suoi piedi pesanti non avevano calpestato i venti gradini, la mano grossa e callosa non aveva buttato giù le mie coperte e il cuscino non aveva coperto i miei pianti.
Non erano poi tanti, non più.
Era diventata abitudine il male che sia io che mia madre eravamo costrette a subire, non piangevo quasi più. Ma per lei non era così, lei lacrimava ogni giorno, la sentivo farlo in bagno mentre cercava di nasconderlo con lo scrosciare dell'acqua nella doccia o in cucina fingendo fosse colpa delle cipolle che non aveva mai fra le mani.Ero impotente, eravamo le pedine dello stesso gioco, ma chissà se una delle due avrebbe fatto uno scacco matto.
Eppure, quando mi costrinsi a lasciare il letto, quello che credevo potesse allontanare via ogni cattive intenzioni, e mi trascinai verso la porta chiusa della mia camera, toccare la maniglia gelata mi fece rabbrividire.
Ma lo feci, con sforzo, per non emettere alcun rumore che avrebbe attirato le sue attenzioni. Attesi qualche secondo con il respiro corto, potevo uscire.
Ma più avanzavo per il corridoio e mi avvicinavo alle scale e più sentivo che c'era qualcosa di sbagliato, di estremamente spaventoso e macabro ad aspettarmi.

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Leah
Romance⚠️ STORIA CONTENENTE DEI TW ⚠️ Il passato violento di Leah continua a ricordarle quanto sia difficile crescere nello stesso ambiente in cui tutto è cominciato. Le urla terrorizzate di sua madre difronte un uomo spietato che si costringe a chiamare "...