Avevo chiuso gli occhi senza dormire nonostante la sveglia segnasse le tre del mattino, ero rientrata a casa da una sola ora e ancora vedevo chiaro ciò che fuggendo mi ero lasciata alle spalle.
Il ring, la gabbia di ferro dentro cui era rinchiuso e quel pugno in pieno viso che aveva steso a terra Scott, solo perché i nostri sguardi si erano incrociati.
Mi sentivo in colpa e forse era questo che aveva risvegliato il mio sonno, non solo la paura di dormire e sognare gli incubi che mi portavo dentro da tutta la vita.
Lo avevo distratto, le sue labbra avevano pronunciato quelle parole che a voce alta mi aveva detto poche ore prima di seguirlo: non dovevo andare nei posti da lui frequentati.
E anche zio Joe mi aveva vietato di farlo ed io non lo avevo ascoltato.
Ma c'era qualcosa dentro lo sguardo nero tenebra di quel ragazzo, tutto ciò di cui avevo timore ma anche curiosità.
Gli attimi a fissare il vuoto persistevano, i miei respiri regolari riempivano la stanza, il vento leggero continuava a creare atmosfera suonata dalle foglie che si sfioravano fra loro.
Poi, tra un battito di ciglia e un sospiro, la mia gola secca richiamava qualcosa di fresco e liquido da mandare giù.
Scacciai delicata le lenzuola che coprivano fino alla mia vita sottile, mi alzai dal letto e con la stessa lentezza usata per sgattaiolare fuori casa mi avvicinai alle scale.
Dal pianerottolo che accompagnava la mia scesa, potevo udire un rumore provenire dalla cucina, il mio cuore iniziò a battere più veloce del normale.
Mandai giù il nodo in gola e un passo alla volta mi avvicinai alla fonte del rumore: poggiato di schiena contro il lavandino, c'era Scott.
Mi affrettai a portare dietro le orecchie due ciocche di capelli e a mettere in ordine la frangetta, accavallando i piedi sul pavimento perché indossavo solo una canottiera e un pantaloncini neanche troppo estetico.
Mi sarei voltata e avrei lasciato la cucina se non fosse che, mio malgrado, l'indifferenza di Scott mi stava fissando con aria dura e tesa.
Mi leccai la punta della lingua, in penombra sembrava di avere davanti una statua di marmo, così alto e scompigliato, con quelle guance scavate adesso segnate da profondi lividi.
Uno di quelli che dipingeva i suoi zigomi, era stati fatto per causa mia.
«Sei andata via», mi disse senza farmi capire con che interesse si fosse pronunciato.
Ma rimasi spiazzata:«Avevi tutta l'aria contrariata dalla mia presenza», ammisi.
Non volevo nascondermi, non volevo che vedesse di me l'immagine di una ragazza sciocca.
«Era così, infatti».
Si voltò completamente verso di me:«E allora perché me lo dici?»
«Non volevi gustarti la mia vittoria?»
Le nostre voci erano un sussurro e la sua, pronunciata così, risuonava sensuale alle mie orecchie.
Sussultai:«Io credevo che non ti saresti rialzato più, per questo sono andata via».
Scott fece un ghigno:«È quello che amo far credere al pubblico», si avvicinò di un altro passo.
Vidi dietro le sue spalle una bottiglia ghiacciata avvolta da uno straccio rosso, colta da un senso motorio non programmato, gli passai accanto per afferrarla.
Scott aveva seguito il mio movimento ed io, incapace di controllarmi, allungai il braccio verso il suo livido e poggiai il ghiaccio sul suo zigomo.
«Devi tenerlo ancora un po' altrimenti il tuo viso si gonfierà», il contatto gelido della bottiglia contro la sua pelle, gli fece fare una smorfia.
«Te ne intendi di come curare i lividi altrui», punzecchiò.
«Mia madre mi diceva sempre di tenere del ghiaccio sulle contusioni, proprio per evitare che essi possano gonfiarsi e fare ancora più male», mi incupì al ricordo.
Lei, come io, sapevamo bene che il dolore maggiore era quello che ci rimaneva dentro. La nostra pelle era sempre piena di lividi, avevamo smesso di uscire fuori casa per evitare che altra gente li vedesse.
Noi sapevamo che quello a farci male davvero era solo il cuore, non la pelle.
Ma Scott mi risvegliò dal ricordo sfiorandomi la mano che ancora teneva il ghiaccio sul suo viso, mi ritrassi così rapidamente al suo contatto che la bottiglia cadde a terra davanti al suo sguardo stranito.
«Che cosa ti prende?» Il suo tono era duro e una nota più alta.
Indietreggiai di un passo:«Mi dispiace, non volevo».
Scott sospirò:«Te lo ripeto: non tutti i cocci possono essere riparati», afferrò da terra la bottiglia e la gettò nel lavandino:«E voglio ricordartelo ancora un'ultima volta: stammi lontana, non seguirmi, non provare a salvarmi, non voglio più trovarti nei posti in cui vado io».
Il suo sguardo non accennava a schiodarsi dal mio, era come calpestare la siepe di una foresta buia, priva di nebbia, solo il nero intorno.
«Non so quali siano», commentai.
«Meglio».
«E se ci capitassi per sbaglio?»
«Allora vattene», il suo sguardo era di fuoco.
Perché provocassi tanto inferno in lui, non mi era chiaro. Ma una cosa la sapevo: il mio cuore aveva smesso completamente di battere e i miei piedi si erano fissati sul pavimento come se sotto le suole ci fosse una colata di colla.
Anche lui non sembrava intenzionato a muoversi, la bocca schiusa odorava di fumo, ma non di erba, solo di sigaretta e forse un goccio di alcolico. Ma la sua pelle sapeva ancora di vaniglia, la stessa che avevo addosso io dopo essermi fatta la doccia qualche ora fa.
Mi leccai le labbra con la punta della lingua e per un solo istante mi accorsi del movimento nella gola di Scott, aveva deglutito lento quando aveva fugacemente guardato il movimento della mia bocca.
«Non ti seguirò più, promesso». Borbottai a voce bassa.
Ma Scott non rispose, tirò un sospiro così forte da sentire il suo respiro sulle mie guance accaldate. Piuttosto chiuse la bocca, mi lanciò un altro sguardo addosso e si congedò dalla cucina lasciandomi a fissare il vuoto e annusare la scia del suo odore.
Ora sapevo che avrei dovuto sul serio fingere che non fosse parte della stessa casa dentro cui vivevo anche io, solo in questo modo avrei evitato di commettere errori con lui.

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Leah
Roman d'amour⚠️ STORIA CONTENENTE DEI TW ⚠️ Il passato violento di Leah continua a ricordarle quanto sia difficile crescere nello stesso ambiente in cui tutto è cominciato. Le urla terrorizzate di sua madre difronte un uomo spietato che si costringe a chiamare "...