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Rientrando in camera dopo il pranzo, noto con sorpresa Asmodeo sdraiato sul mio letto, il suo sguardo sereno mentre mi osserva con curiosità. "Asmodeo, cosa fai qui?" chiedo, cercando di nascondere la mia sorpresa dietro un'espressione neutra. Il serpente non risponde, ma si muove leggermente per accogliermi sul letto.

Mi avvicino con cautela, osservando il suo movimento sinuoso. "Sei venuto qui da solo?" domando, chiedendomi come abbia fatto a entrare nella nostra camera. Asmodeo emette un lieve sibilo in risposta, come se volesse rassicurarmi della sua presenza pacifica.

Mi siedo accanto a lui, accarezzando delicatamente le sue squame fredde. Il serpente mi fissa con i suoi occhi scintillanti, emettendo un leggero sibilo prima di rispondere. "Sono qui per ordine di tuo padre," sussurra, la sua voce serpeggia nell'aria con un tono grave e solenne.

La rivelazione mi coglie di sorpresa, eppure una strana sensazione di comprensione mi pervade. "Mio padre?" ripeto, cercando di elaborare le informazioni. Asmodeo annuisce leggermente, la sua espressione rimane imperturbabile mentre mi guarda. "Non voglio saperne nulla di mio padre," rispondo con fermezza, cercando di respingere le emozioni tumultuose che la rivelazione di Asmodeo ha scatenato in me. Il serpente inclina leggermente la testa, come se comprendesse il mio rifiuto. "Capisco," sussurra con un tono di rispetto, i suoi occhi lucidi fissi su di me.

Mi allontano dal letto, cercando di mettere da parte il turbamento interiore che mi attanaglia. Anche se la curiosità mi brucia dentro, so che indagare sulla mia famiglia potrebbe aprirmi a verità dolorose e a sentimenti complicati che preferirei evitare. Per ora, devo concentrarmi su ciò che ho di fronte: la mia vita a Hogwarts e le amicizie che sto cercando di costruire.

Decido di lasciar perdere il discorso su mio padre e mi dedico invece alle mie compagne di stanza e agli altri serpeverde che ho appena conosciuto. Esco dalla stanza e mi dirigo verso la sala comune, decisa a trascorrere del tempo con loro e a dimenticare momentaneamente i pensieri turbolenti che mi tormentano.

Nella sala comune, trovo Harfang che legge un libro su uno dei divani accanto al camino, mentre Lucretia e Araminta stanno discutendo animatamente su qualcosa vicino alla finestra. Decido di unirmi a loro, cercando di immergermi nella vivace atmosfera della sala comune dei serpeverde. Mi avvicino al gruppo, sorridendo leggermente per dissimulare la mia agitazione interiore. "Ciao ragazze," saluto con un tono leggero, cercando di sembrare il più normale possibile nonostante il tumulto dei miei pensieri. Harfang alza lo sguardo dal libro e mi sorride calorosamente. "Ciao Lilibeth, come va la giornata?" chiede con interesse genuino.

"Non male," rispondo, cercando di essere vaga senza entrare nei dettagli. "E voi?"

Lucretia mi guarda con un'occhiata scrutatrice, come se cercasse di leggermi dentro. "Stai bene?" chiede con una nota di preoccupazione nella voce. "Si, si," rispondo rapidamente, sperando di dissipare ogni dubbio sulla mia salute mentale. "Sono solo un po' stanca."

Mentre parliamo, gli altri ragazzi si uniscono al tavolo con un sorriso. Abraxas si siede accanto a Borgin, mentre Alphard prende posto dall'altra parte del tavolo.

Il rumore di passi echeggia nella sala comune mentre i ragazzi si spostano e cambiano argomento. Lucretia solleva un libro di incantesimi antichi e lo mostra agli altri con entusiasmo. "Avete visto questo incantesimo?" chiede, con gli occhi brillanti di eccitazione. "Potrebbe essere utile per la prossima lezione di incantesimi!"

Harfang si avvicina, incuriosita. "Sembra interessante," ammette, prendendo il libro in mano per dare un'occhiata più da vicino. "Dobbiamo assolutamente provarlo insieme."

Araminta annuisce, aggiungendo: "Sì, potrebbe essere utile per i nostri futuri esami. Dobbiamo assicurarci di padroneggiarlo bene."

Il tumulto nella sala comune aumenta quando un rapido fruscio dietro un mobile attira l'attenzione degli studenti. Un piccolo topo grigio sfreccia tra i banchi, scatenando urla e movimenti frenetici.

Harfang si alza di scatto, spingendo la sedia all'indietro con un sobbalzo. "Un topo!" esclama con una nota di sgomento nella voce, mentre cerca di tenere a bada la propria paura.

Borgin reagisce istintivamente, cercando di afferrare il piccolo roditore prima che possa causare ulteriori danni. "Prendilo!" grida ai compagni, il suo volto contorto in una smorfia di determinazione.

Alphard, invece, indietreggia rapidamente, battendo le mani in un tentativo disperato di allontanare il topo. "Fuori! Fuori!" grida, il suo tono vibrante di ansia.

Nel caos generale della sala comune, sento improvvisamente una mano afferrarmi il braccio e tirarmi via dalla confusione. Mi volto di scatto, sorpresa, e trovo gli occhi intensi di Tom Riddle che mi fissano con determinazione. "Vieni con me," mi sussurra con voce bassa ma ferma, indicando con un cenno del capo un angolo più tranquillo della sala.

Seguo il suo sguardo e mi accorgo che siamo lontani dagli altri studenti, al riparo dalla confusione. Tom mi fissa con uno sguardo che sembra scrutare il mio animo. Posso percepire una tensione nell'aria mentre si avvicina leggermente. "Hai parlato con Asmodeo," mormora, la sua voce appena udibile ma carica di significato.

Mi sento improvvisamente a disagio sotto il suo sguardo penetrante. "Come lo sai?" chiedo, cercando di nascondere la mia sorpresa.

Tom si avvicina ancora di più, la sua presenza quasi ipnotica. "Non importa come lo so," risponde cripticamente. "Perché non mi hai detto che anche tu puoi parlare con i serpenti?"

Mi sento improvvisamente colta alla sprovvista. "Non sapevo che fosse una cosa così rara," rispondo onestamente, cercando di mantenere la calma nonostante il mio cuore batta più forte nel petto.

Tom mi guarda con uno sguardo intenso, come se cercasse di leggere attraverso le mie parole. "Devo assicurarmi che non sia una cosa comune tra i maghi," mormora, il tono della sua voce denota una tensione crescente. "Ho già fatto un esperimento per scoprirlo, ma il ragazzo che ho legato a una sedia non è stato in grado di tradurre ciò che Asmodeo diceva."

La sua ammissione mi lascia senza parole, e mi chiedo quali altre prove abbia cercato di ottenere per confermare i suoi sospetti. Tom si concentra sulla conversazione che abbiamo avuto con Asmodeo, il suo sguardo è tagliente, come se stesse cercando di decifrare ogni mio movimento e gesto. "Cosa avete detto esattamente?" chiede, la sua voce è fredda e distante, come se fosse già pronto a giudicare ogni mia parola.

Mi sento in trappola sotto il suo sguardo acuto. "Non abbiamo parlato di nulla di particolarmente importante," rispondo cautamente, cercando di minimizzare la portata della nostra conversazione.

Tom mi fissa intensamente, come se stesse cercando di leggere attraverso le mie parole. "Non sto scherzando, Lilibeth," dice con voce bassa ma ferma. "Devo sapere ogni dettaglio di quella conversazione."

Le sue parole mi mandano un brivido lungo la schiena, e mi rendo conto che non posso nascondere nulla da lui. "Asmodeo mi ha detto che è qui per ordine di mio padre," confesso, cercando di rimanere calma nonostante la crescente tensione nell'aria.

Tom continua a fissarmi con una determinazione implacabile mentre ascolta attentamente le mie parole. "Perché tuo padre avrebbe mandato un serpente qui?" domanda con voce calma, ma la sua espressione è intensa, come se stesse cercando di cogliere ogni sfumatura del mio racconto.

Mi sento a disagio nel dover spiegare questa parte della mia vita a Tom, ma so che non posso sfuggire alla sua insistenza. "Non lo so," rispondo onestamente, stringendo le mani nervosamente sulle ginocchia. "Mio padre mi ha abbandonata in un orfanotrofio quando ero molto piccola. Non so cosa possa volere da me ora."

Tom mi osserva ancora, il suo sguardo freddo e scrutatore. "Devi scoprirlo," dice infine, la sua voce tagliente come un rasoio. "Non possiamo permettere che il mistero attorno al tuo passato metta in pericolo il nostro futuro qui."

La sua dichiarazione mi colpisce come un pugno nello stomaco, la mia difesa si alza istintivamente. "E cosa pensi di fare tu al riguardo?" ribatto, la mia voce vibrante di tensione repressa. "Non è compito tuo decidere cosa è meglio per me."

Tom si alza in piedi, la sua figura alta e imponente mentre mi guarda dall'alto in basso. "Se vuoi ignorare il pericolo che ti circonda, fallo pure," dice con un tono glaciale. "Ma non aspettarti che io resti qui a guardare."

La figlia del diavolo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora