Quattro

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I giorni cominciano a passare come prima dell’arrivo di Derek e Stiles non sa bene se è una buona cosa o semplicemente la quiete prima della tempesta: lui e Derek passano insieme solo qualche minuto mentre prepara la colazione prima che Peter li raggiunga. Parlano poco, più che altro è Stiles a riempire il silenzio che lo fa sentire a disagio mentre Derek sembra non perdersi nessun suo movimento. Lo chiama sempre gattino ma ha smesso di provocarlo anche se Stiles è convinto lo faccia solo per evitargli problemi con Peter e non sa bene come sentirsi a riguardo. Finita la colazione i due escono di casa per tornare solo a ora di cena anche se il più delle volte Peter torna da solo.

È venerdì, Stiles si sta preparando per uscire quando la porta di casa si apre e Derek compare. Si immobilizza vedendolo come se non si aspettasse di trovarlo. “Peter mi aveva detto che eri al mercato.”

Stiles arrossisce. “Dovevo uscire mezz’ora fa ma mi ha chiamato Scott e ho perso la cognizione del tempo.”

“Allora fingerò di non averti incontrato” gli dice facendigli un occhiolino.

Qualcosa si smuove nello stomaco di Stiles. Brividi improvvisi gli percorrono il corpo concentrandosi tra le sue gambe. Stiles comincia a sudare, gli occhi sbarrati. Guarda Derek senza avere la minima idea di come comportarsi. È terrorizzato come ogni volta che entra in calore senza Peter vicino, ancora di più per essere nella stessa stanza con un altro Alpha. Gli occhi di Derek si illuminano di rosso mentre lo stomaco di Stiles si accartoccia. “Der…” sussurra.

“Vai in camera!”

È un ordine e Stiles vorrebbe ubbidire con tutto se stesso. Ma il suo corpo sembra non voler rispondere ai comandi. Sente le gambe pesanti, incapaci di reggere il suo peso. Vorrebbe piangere, vorrebbe toccarsi, vorrebbe essere toccato, vorrebbe che il calore finisse immediatamente. Vorrebbe così tante cose che riesce solo a guardare Derek in maniera disperata. Vede l’Alpha prendere un profondo respiro prima di avvicinarglisi. “Ce la fai a camminare?”

Stiles non lo sa. Non sa nemmeno se riesce a parlare. Derek lo solleva delicatamente mentre il corpo di Stiles sembra prendere fuoco. Geme ad ogni minimo movimento ritrovandosi a sfregare il naso nel collo di Derek. Un ringhio gli risale la gola. “Fai il bravo, gattino.”

“Ma io sono bravo, molto bravo.”

Derek lo deposita sul materasso e gli accarezza una guancia. “Lo so, piccolo. E ora dovrai essere bravissimo e restare un pochino qua da solo.”

Stiles sente il terrore impossessarsi di lui. “Non lasciarmi solo” lo prega.

Derek gli bacia la fronte. “Vorrei davvero restare ma non posso.”

“Ma lo voglio.”

“Lo vuoi ora perché ne senti il bisogno. Ma quando questo sarà passato finiresti per pentirtene e non volermi più vedere."

Stiles non è totalmente lucido, non riesce bene ad afferrare il significato delle parole di Derek ma ha come l’impressione che gli dispiacerebbe. E non vuole che gli dispiaccia. Vuole essere bravo per Derek anche se vuol dire restare solo in quelle condizioni. “Puoi-puoi andare.”

Derek lo guarda negli occhi assicurandosi che abbia capito. Poi gli bacia di nuovo la fronte. “Bravo il mio gattino. Resta qui, spogliati e respira a fondo. Andrà tutto bene” gli promette.

E Stiles non può fare altro che credergli.

“Ehi, cucciolo, sono qua.”

Stiles apre a fatica gli occhi. “Peter” lo chiama allungando le braccia.

L’Alpha se lo stringe contro. “Quando Derek mi ha chiamato… ho fatto il prima possibile.”

Derek. Chissà dov’è Derek in quel momento. Chissà se sa quanto è stato bravo per lui. Ha fatto tutto quello che gli ha detto ed è rimasto solo senza andare in panico. “Sono stato bravo” sussurra nemmeno sa a chi.

“Sei sempre bravissimo. E supereremo anche questo calore insieme, va bene?”

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