Undici

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Il mattino dopo, convinto che Peter non possa esserne altro che contento, Stiles gli chiede di rimanere a casa, perché ha rimandato troppe faccende e vorrebbe un giorno libero. Peter, come previsto, lo solleva facendolo roteare per la gioia e baciandolo. “Puoi fare quello che vuoi, cucciolo. Il tuo capo ti dà l’intero giorno di ferie.”

Quando l’Alpha va via, Stiles mette sul serio tutto in ordine, poi esce di casa, sperando di trovare Derek dove gli ha indicato Cora. È un palazzo di lusso, Stiles lo conosce ma non ci è mai entrato. Arriva fino all’ultimo piano e suona il campanello. Sente dei rumori oltre la porta, ma nessuno apre. “Ehi, ti ho sentito. Apri o mi ci accampo sul pianerottolo, decidi tu.”

La porta si apre un attimo dopo, Derek inarca un sopracciglio. “Cora?” chiede retorico.

“Cora” conferma Stiles, entrando senza essere nemmeno invitato.

Si guarda intorno, ma non è lì per complimentarsi per l’arredamento. Si volta verso Derek e lo guarda negli occhi. “Scusa” dice. “Sono venuto per scusarmi. Ti sono saltato addosso e la cosa forse ti ha creato problemi al punto di farti scappare. Non volevo mandarti via, non so nemmeno se puoi permetterti questo posto o qualsiasi altro, non so perché sei qui e Peter dice che sei nei guai, quindi non voglio crearti problemi. Puoi tornare da noi, farò il bravo.”

Stiles tutto si aspettava, ma non di vedere Derek ridere.
“Guai?” chiede. “Io nei guai? Forse da adolescente, ma non sono qui per farmi salvare il culo da Peter. Forse è il contrario.”

Stiles non capisce. “In che senso?”

“Lo studio di Peter, cosa sai?”

“Che quando è diventato avvocato ha rilevato le quote dello studio e ora è suo.”

Derek ride ancora. “Suo?”

“Derek non capisco” Stiles è sul serio confuso.

Derek non smette di ridere.
“È vero che ho avuto problemi con la legge” spiega, “ma ora non più e lo studio di Peter non è suo, ne possiede il 40%.”

“E il resto?” Stiles è shockato.

“Il dieci percento è di Laura, il restante cinquanta è mio. Sono io il capo, non lui.”

Stiles arriva fino al divano e si siede, quello è troppo.
“E perché sei andato via?”

“Perché non voglio crearti problemi, Stiles. Mi hai detto che da quando sono da voi, non siete più tranquilli. Qualsiasi sia il motivo, non voglio che Peter ti faccia quello che ti ha fatto la notte scorsa e soprattutto non voglio esserne la causa.”

Stiles si sente scosso da un tremito da capo a piedi, il solo pensiero di Derek distante sembra fargli mancare il respiro all’improvviso, come se i polmoni non funzionassero più. Si porta le mani alla gola e guarda Derek in panico, che si inginocchia ai piedi del divano e gli prende il viso tra le mani.
“Ehi, ehi, gattino, guardami. Respira insieme a me” lo esorta Derek ma l’aria non sembra entrare, Stiles sta anche andando in panico.

“Stiles! Calmati!” quello è un ordine Alpha e Stiles punta gli occhi in quelli rossi di Derek. La calma lo pervade, l’aria gli riempie i polmoni regolarmente e il cuore sembra non rimbombargli più nelle orecchie. Ci sono solo gli occhi rossi di Derek, l’appiglio con la realtà.

“Peter vuole marchiarmi” non sa perché glielo dice, ma ne sente il bisogno.

“E tu vuoi che Peter lo faccia?” chiede Derek, carezzandogli le braccia.

“Non so più nulla. So solo... so solo che non voglio non vederti più.”

“Non ero uno stronzo pallone gonfiato?” sembra voler sdrammatizzare Derek.

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