MIKE

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A volte mi siedo all'alba sopra sopra il mio tetto grido in faccia a 'sto mondo'

"tu non sai che c'ho dentro"

Ultimo


<Fermati> Con tono autoritario cercai di far fermare il mio amico, era visibilmente provato, stringeva tra le mani una sigaretta ormai distrutta e camminava scoordinato, la foga con la quale si strofinava una mano tra i capelli sottolineava il fatto che non sapeva cosa fare, lo conoscevo, sapevo la sua scarsa capacita di esprimersi, di far chiarezza sulle sue emozioni, era così bravo invece a trattenerle dentro, a custodirle come se nessuno fosse in grado di capirle.

<Austin, fermati parliamo> Insistetti aumentando il passo verso di lui.

<Vuoi parlare? e quando ti avevo chiesto di informarti e di farmi sapere non volevi parlare? Perché tu lo sapevi, lo sapevate tutti vero? Sono io l'unico coglione all'oscuro di tutto> Solo allora rallentò il passo fermandosi sul posto teso come le corde di un violino, mi guardava sconvolto, stremato e capii subito che la sua rabbia era tanta ed era causata da un insieme di problemi.

<Tieni> Gli offrii una sigaretta visto che la sua aveva fatto una brutta fine. 

<Senti, si è vero noi lo sapevo già, era stata Mia a chiederci il silenzio, ed io non volevo perdere la sua fiducia, ma credimi non c'è stato un giorno in cui io non le abbia detto di parlartene, aveva paura, non sapeva come avresti reagito. E' molto spaventata, quello stronzo l'ha lasciata sola, se la fa con un altra, e ti dico questo non perché voglia che tu vada ad ucciderlo, ma perché voglio che tu capisca quanto lei ora abbia bisogno di tutti noi> 

<E' un cazzo di casino tutto questo, io non credo di farcela, non credo di riuscire a proteggere un'altra persona> Confessò in preda allo sconforto.

Sinceramente non diedi troppo peso alle sue parole, sapevo che lui amava follemente la sorella e sapevo quanto si impegnasse ogni giorno per renderla felice, e sicuramente il concetto non sarebbe cambiato per il futuro bambino o bambina, eppure, in quel tono disperato c'era qualcosa di più,  qualcosa che andava oltre al semplice proteggere la propria sorella, c'era qualcosa di grande, qualcosa che doveva essere davvero gigante pure per uno come lui. 

<Non sei solo, ci sono io, c'è Laura, vedrai andrà tutto per il meglio> Cercai di trasmettergli più forza possibile. 

Loro per me erano casa, erano famiglia e fratelli che purtroppo non avevo più, erano tutto ciò che di bello avevo, ed io impazzivo all'idea che uno di loro potesse trovarsi così, con la disperazione in volto. E in quel momento lui era la disperazione.

<Laura deve essere per forza compresa?> Grugnì, mischiando quel nome con il fumo della sigaretta.

Eccola, sempre lei.

<Laura.. lei è un discorso a parte che devi risolvere Austin, è da tempo che cerco di fartelo capire, non sei in te, sei strano e lo sai. So cosa è successo, e so quanto lei sta male, anche se crede di essere forte, se vuole ostinarsi a fare discorsi da Vivi e Lascia Vivere lo sappiamo entrambi che non si arrenderà, come sappiamo entrambi che se non definite la cosa vi farete male a vicenda.> 

Non potevo più far finta di niente, dovevo chiarire le cose con lui, e lui doveva fare pace con il cervello. L'idea che quei due insieme avessero potuto salvarsi non era andata via, ma la possibilità che insieme si sarebbero fatti male nemmeno. 

Era un rapporto strano il loro, forte, probabilmente neanche loro l'avevano capito quanto, ma dall'esterno si sentiva potente la forza che quei due avevano quando erano insieme, purtroppo però, non sempre ciò che pensiamo ci faccia stare bene è la soluzione giusta, Austin aveva parecchi problemi, problemi che avrebbe dovuto risolvere, guarire, lasciarli li e non permettergli più di limitarlo così alla vita. 

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