3.

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Sono ancora qui.
Sono seduta su questa panchina da circa un'ora.
Devo dire che è proprio un bel posto,niente a che vedere con la mia mente,che è tutt'altro che bello.
D'improvviso qualcuno mi sfiora la spalla,ma non mi giro.
"Hey,è tutto okay?" non conosco questa voce,non l'ho mai sentita prima d'ora.
Mi giro e noto che il ragazzo difronte a me è il dj della festa.
Ma cosa vuole questo tizio?
"Bene" dico.
"Sei sparita per un po',sicura di stare bene?"
"E tu come fai a sapere che ero sparita?"
"Quando sei entrata,ti ho notata,sei rimasta per un tempo abbastanza lungo da cogliere la mia attenzione. Osservavi le cose che ti stavamo circondando, studiavi ogni singolo dettaglio." mi dice. E i miei occhi si spalancano.
Mai nessuno mi aveva capita solo notando un mio comportamento.
Nemmeno Natalie aveva mai capito che le cose,da quando nella mia vita è cambiato tutto, le studio,le osservo,le analizzo.
"Non mi piace quel posto" dico mentre continuo a guardare dritto avanti a me,non un posto preciso,ma esattamente il vuoto.
"Lo avevo notato" dice. "Lo avevo notato" ripete più a se stesso che a me.
"Già"dico.
"Hai voglia di parlarne?" dice il ragazzo.
No. Diamine,no! Ovvio che non voglio parlarne.
Soprattutto con uno sconosciuto,anche se in realtà,mi ispira fiducia.
"no,scusa,a dire il vero credo sia arrivato il momento di tornare a casa,mio padre sarà in pensiero e.." mi blocco nelle mie stesse parole. E rido mentalmente per quello che ho appena detto.
Io non ho più un padre,figuriamoci se quello che è rimasto di lui si preoccupa per me.
Prima però lo faceva. Mi diceva sempre che ero la sua principessina e che da grande mi avrebbe protetta affinché nessuno potesse avvicinarsi a me. Mi diceva sempre che ero bellissima e che un giorno sarei diventata grande e forte.
Grande lo sono. Forte un po' meno.
"Si,hai ragione" dice.
Accenno un sorriso e mi dirigo verso la grande casa per poter tornare poi nella mia.
"Ehm..volevo solo chiederti se v-vuoi." dice.
"Se voglio?" rispondo,forse sono stata un po' troppo acida. "Un passaggio" risponde frettolosamente.
"No,preferisco prendere un po' d'aria"
"Ma sarai stanca,voglio solo accompagnarti a casa"
"Lo farà Natalie,non ho bisogno di nessuno!" le parole escono in modo veloce e spontaneo dalle mie labbra.
"Non la troverai lí dentro" sbuffa.
Diamine. Non sbuffare. Non è proprio il caso. Odio quando lo fanno. Lo faccio anch'io,lo so. Ma gli altri,quando lo fanno,mi fan perdere la pazienza.
"Accompagnami" dico.
"Allora un po' di cervello ti funziona ancora"dice con un sorriso divertito.
"Scusa?" sorrido anch'io.
"Vieni,lí c'è la mia macchina" mi dice.
"Ma non dovresti avvisare dentro? Sei pur sempre il dj"
"No,a quest'ora nessuno vuole la musica,solo delle camere" dice ridendo.
"Oh".
Sto ragazzo mi da i nervi.

Il viaggio verso casa è silenzioso,nessuna musica,parola o risata.
Ci siamo io e lui.
Due perfetti sconosciuti.
Ma cosa diamine sto facendo?
Non mi fido più di nessuno,non lo faccio da tanto e ora mi ritrovo in macchina con uno sconosciuto che mi sta accompagnando a casa.
Ah,Ilary,sei proprio un casino. Subconscio del cazzo.
Arriviamo al mio appartamento dopo che il tizio che si chiama...aspetta,com'è che si chiama? Non so neanche il nome,cominciamo bene!
Comunque sia,questo tipo accanto a me,ha sbagliato la strada ben tre volte.
Ma ora non importa.
Ora sono a casa.
Scendo dalla macchina e gli dico semplicemente "grazie".
Mi dirigo al portone del condominio e frugo nella borsa alla ricerca delle chiavi ma al tempo stesso sento una porta sbattere.
"Dammi il telefono!" lui.
Di nuovo.
"Mh?"dico. "Dammelo e basta"
Gli do il telefono mentre ho finalmente trovato le chiavi.
Credo stia inserendo il suo numero.
In effetti,poco dopo conferma le mie aspettative.
"Ti ho scritto il mio numero e io ho preso il tuo,se avrai bisogno di analizzare qualche dettaglio,chiamami,ti farò da modello" dice. Lo guardo con una smorfia. Mi sto innervosendo.
"Hey,scherzavo,chiamami quando ne hai bisogno e basta" dice. Meglio.
"Sarà fatto" dico e mi precipito sopra.
Busso ma nessuno apre.
Così decido di aprire con le mie chiavi.
Pensavo mio padre fosse in casa,ma in realtà non è così.
Ma devo ricredermi.
Sento dei leggeri pianti provenire dalla stanza di mio padre.
Lentamente mi avvicino a quella porta e quando apro,ciò che ho difronte mi distrugge.

Siamo destinati l'un l'altra.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora