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Sono passati quattro giorni da quando mi è stato recapitato il pacco da mio padre.
Non ho ancora la più pallida idea del perché mi abbia fatto un suddetto regalo.
Regalo che se fossi stata una ragazza con una vita normale avrei sicuramente considerato un segno d'affetto da parte dei miei genitori o magari un riconoscimento di orgoglio verso la propria figlia.
Ma quella non è la mia vita.
Io non ho mai avuto una famiglia normale,anzi,io non ho mai avuto una famiglia.
Sono sempre stata sola.
Lontana anche dai miei nonni,quelli che mi hanno dimostrato più affetto in assoluto.
Ricordo che con nonna Francesca avevo un legame meraviglioso,era la mia compagna di gioco,la donna a cui mi sarei sempre rivolta,la persona che mi accompagnava a comprare degli abitini nuovi o mi telefonava la notte del 24 Dicembre o la mattina del mio compleanno.
Nonna era la persona che occupava lo spazio maggiore nel mio cuore,ma quando la mamma decise di trasferirsi da lei,papà mi porto' via e mi vieto' di vedere la mia nonna,ma non ho avuto più sue notizie.
Nessun messaggio. Nessuna lettera. Nessuna telefonata la mattina del mio compleanno o la notte del 24 dicembre.
Oggi avrei dovuto mettere piede per la prima volta nell'aula di scienze umane.
Ho sempre adorato le discipline umanistiche,penso aiutino la persona a scoprire il proprio punto debole,a leggere in se stessi e a formulare e intraprendere percorsi formativi personali.
"Plesso A,aula 12,primo piano" ripeto a me stessa per ricordare dove si trovi l'aula.
"15,14,13...12,ecco" dico ritrovandomi davanti all'entrata della mia aula. È un'aula dall'aspetto caldo,quasi familiare,ci sono grandi finestre con delle lunghe tende davanti di color arancio,banchi disposti in fila indiana divisi in ben 7 file,diversi cartelloni che ritraggono l'immagine del cervello dell'uomo e disposte in ordine di importanza le fondamenta con cui conviviamo.
Decido di sedermi al primo banco in terza fila e noto che sono in anticipo,fin troppo,infatti nella stanza siamo solo 4 di noi,così decido di prendere i libri e di sfogliare qualche pagina con la speranza che passi in fretta l'attesa.
"Buongiorno ragazzi" una voce potente mi sveglia dal mio stato di trans e solo adesso mi rendo conto che l'aula si è riempita da giovani pronti ad aspettare l'inizio delle lezioni,ma adesso,la persona che aspettavamo tutti,ha fatto il suo ingresso.
È un uomo dall'aspetto abbastanza giovane,penso non superi i quarant'anni,indossa un pantalone stretto con degli stivali e un maglioncino di cashmire di un giallo canarino,che gusti orrendi!
Il professore comincia la propria presentazione,ci dice che si chiama Peter Stew,nato in Florida e trasferitosi solo da qualche anno a Seattle ma che per lui è il primo anno in questo istituto e che ha precedentemente lavorato presso vari licei umanistici. Mentre il professore spiega come sia nata l'idea di questo pre-campus e del perché i corsi siano uniti agli studenti attuali,una voce rimbomba nell'aula mista ad affanni e sospiri.
"Buongiorno,mi scusi prof",mi giro di scatto a quelle parole e appare davanti ai miei occhi la figura di Christian,bello come il sole,impossibile da passare inosservato.
Il prof lo invita ad entrare e prende posto al banco che si trova alla mia destra e non ignora affatto la mia presenza.
"Fiorellino,smettila di sbavare,posso essere tutto tuo!" pronuncia con tono malizioso e aggiunge un occhiolino come tocco finale all'umiliazione che mi ha appena provocato. Spero non abbia sentito nessuno,anche se le risatine di alcuni studenti mi fanno pensare tutt'altro.
Distolgo lo sguardo da quella dannata distrazione e lo indirizzo verso il professore,il quale,una volta visto le acque calmarsi,comincia una spiegazione per quanto riguarda la personalità.
"Ragazzi miei,sembra strano cominciare l'anno,o meglio,cominciare l'estate con un argomento anziché un introduzione,ma sono sicuro che se non sappiamo l'origine delle nostre insicurezze o al contrario,dei nostri punti di forza,non possiamo andare da nessuna parte. Tutto ciò nasce dalla determinazione della nostra personalità,dovete sapere che nei tempi antichi quest'ultima stava ad indicare la maschera,quella che veniva indossata dall'attore per interpretare a meglio il loro ruolo,oggi,per la psicologia è il nucleo stabile dei comportamenti di un soggetto. Certamente la personalità è un'entità dinamica,perché figli miei,non si smette mai di scoprire tratti di se stessi,soprattutto perché io seguo molto la teoria di alcuni grandi esponenti,tra cui Adler,il quale dice che la personalità si modifica a seconda delle esperienze che viviamo di giorno in giorno. È una cosa complicata,ma insieme ne scopriremo diverse sfaccettature"
Il professore continua di breve il discorso  fin quando suona la campanella,segno che l'ora sia finita.
Mi alzo per riporre nella mia borsa tutti i libri e poi tornare in camera,oggi la mia unica lezione era scienze umane.
"E così anche a te interessa scienze umanistiche?" dice un ragazzo alle mie spalle,di cui io non sono affatto a conoscenza.
"Si,ma ci conosciamo?" dico porgendogli un sorriso piccolo ma dolce.
"Piacere Simon" mi dice. È proprio un bel ragazzo. I suoi tratti sembrano quasi africani proprio come il suo colore della pelle,è uno scuro misto ad un insieme di biondo,gli occhi sono chiari e i capelli sono scuri. Una combinazione ottima.
"Ilary" gli rispondo porgendo la mano.
"Sai,ti ho vista il primo giorno che sei arrivata e così facendo anche i giorni a seguire ma sono sempre un po' impacciato con le donne e quindi non sono riuscito a venire prima,ma mi fa piacere essere almeno nelle stesse lezioni" pronuncia Simon con uno sguardo imbarazzato,possibile da vedere a causa delle scocche rosse alle guance e il continuo vizio di inclinare la testa verso il basso non incontrando il mio sguardo. "Oh,sta' tranquillo" rispondo a questo punto impacciata anch'io,non sparendo cosa dover davvero dire.
"Ci si vede" dice finalmente sorridendomi,e sfoggiando quelle fossette che forma ai lati delle sue labbra.
"Certo".
Continuo a porre gli ultimi libri nella borsa quando noto Christian entrare nell'aula e avvicinarsi a me con fare quasi scazzoso.
"Chi era quello?" domanda a denti stretti e con fare arrabbiato.
"Un ragazzo" rispondo con nochalance.
"Lo so" risponde. "Okay" rispondo ancora.
Non porgendogli nessun tipo di sguardo esco dall'aula e noto la sua figura venirmi dietro e seguirmi con lo sguardo fino alla fine del corridoio.
Perché mai avrà avuto quella reazione? A lui cosa può mai importare? Questo è certamente un mistero. Proprio come lui. Da quando l'ho incontrato la prima volta,il suo essere è sempre stato un mistero per me,se solo gli venivano guardati gli occhi,si sentiva la presenza di un uomo che aveva solo bisogno di uscire da quella faccia dura e menefreghista.
D'altronde,una cosa che mi appare strana,è anche il corso umanistico a cui prende parte,non lo vedrei mai un tipo adatto a quelle specie di corsi,ma come già detto,è un mistero.

Torno al dormitorio e busso più volte fuori dalla camera mia e di Natalie,ma nessuno risponde ed io ho dimenticato le chiavi all'interno.
Riprovo ancora,ma nulla.
Decido di scendere giù ad aspettare alla Hall,spero che prima o poi la mia compagna di stanza si faccia viva,altrimenti soffrirò di una crisi esistenziale. Ma dove si sarà cacciata? Oggi non aveva nessun corso da frequentare ed io non ho idea di dove sia. Ma certo! Jason!
Mi dirigo al dormitorio maschile e mi avvicino alla reception occupata da una donna abbastanza anziana,dall'aspetto cordiale e sorridente. Le chiedo in che stanza posso trovare Jason Marrow.
"Stanza 202,terzo piano,prima porta a destra,ti conviene prendere l'ascensore però" mi dice la signora. La ringrazio cordialmente e mi dirigo all'ascensore.
Arrivo fuori alla porta della stanza e busso nella speranza che Jason sia in casa,preferibilmente con la mia Natalie.
La porta comincia pian piano ad aprirsi,e la figura che appare davanti ai miei occhi mi lascia estasiata.
"Cosa ci fai qui?" mi dice Christian rendendosi conto che sono in totale imbarazzo. Nonostante non sapessi fosse anche la sua camera,doveva venire ad aprire proprio lui,con i capelli bagnati e un semplicissimo asciugamano attorno alla vita.
"Io...io cercavo Jason" rispondo balbettando per l'imbarazzo. Se solo mi togliesse lo sguardo di dosso,porca puttana.
"Entra,sarà qui a momenti" mi dice con un ghigno malizioso segnato sul viso,quasi voglia essere una provocazione.
Ma tu,Ilary,sei una ragazza cosciente e placata,devi deviare lo sguardo e tutto sarà finito.
Mentre entro,lui sparisce dietro ad una porta,la quale suppongo nasconda il bagno al suo interno,ed infatti la mia teoria si conferma poco dopo quando esce di lí asciugato e con addosso un paio di boxer.
"Ci metterà molto?" chiedo al ragazzo,riferendomi naturalmente a Jonas.
"Ed io cosa posso saperne?" mi risponde sfacciatamente e con tanta arroganza.
"Oh mi scusi,signorino "comando tutto io" dico imitando la sua voce.
"Come cazzo ti permetti" urla questa volta,e mi afferra un braccio sbattendomi contro il muro. Ho paura delle sue parole e del modo in cui l'ha detto ma allo stesso tempo dentro di me,arde una passione per la posizione in cui ci troviamo. Subito dopo,se ne rende conto anche lui. Si bagna le labbra e mi lancia uno sguardo provocante a cui non sono in grado di resistere.
A poco a poco,le nostre labbra si avvicinano,si sfiorano,sento il suo labbro superiore bagnare il mio e cominciare una lunga danza di passione. Cingo un braccio dietro al suo collo mentre l'altro è ancora intrappolato sotto al suo,nel frattempo mi alza una gamba all'altezza del suo bacino e il bacio continua.
Non è un semplice bacio dato a chiunque.
È uno di quei baci forti,passionali,uno di quei baci che dai perché ne hai bisogno,perché il tuo corpo lo richiede.
Dopo un lungo e appassionante bacio,le nostre labbra si staccano lentamente per poi allacciarsi di nuovo e sfiorarsi ma successivamente staccarsi completamente.
I nostri sguardi si incontrarono,avevamo le labbra rosse e uno sguardo ardo di passione. Non ero mai stata così bene.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 24, 2015 ⏰

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