CAPITOLO 9 - La guarigione

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Un anno la magica notte passò buia e fredda e il Natale, festa eletta del buon Don Zunino Livio, non parve più la stessa, a causa della sua mancanza come membro ecclesiastico e, soprattutto, come punto di riferimento tra i suoi compaesani, che piangevano ancora, pur essendo passato del tempo il buon prete, amministratore della vita di paese.

– "Oh, non tutti i morti potranno mai più tornare alla vita di tutti i giorni, specialmente quelli che sono stati dimenticati, illudendosi che qualcuno possa ricordarsi di loro."

L'affermazione di una persona vigente alle norme, di tutti i giorni, possederebbe lo stessa idea, opinione; ma quella invece del buon Don Zunino Livio, leggendo quel racconto, si basa su un fatto chiarissimo: lui ebbe coscienza di non sapere nulla di nessuno, ma l'importante nella vita (e ve ne sono tantissime di cose importanti) sta nell'essere consapevoli proprio di questo, e fondamentale è volere solo il bene di ognuno stando attenti, in ogni modo, ai fatti negativi che, possono essere costruttivi, definendosi dei veri maestri di vita, nonché rendere più intelligenti giacché l'intelligenza emotiva è la capacità di adeguarsi alle varie situazioni, anche a quelle "negative" che, a primo impatto, qualcuno inizialmente non esperto vedrebbe inconsapevole tutt'altro.

Come detto pocanzi il buon vecchio Don Zunino Livioncello se ne stava in Paradiso solo soletto. A lui non importava di incontrare i suoi vecchi amici, tanta era la felicità proveniente dal Regno dei Cieli.

Un dì in ogni modo vide lontano, standosene nel giardino dell'Eden, un viso antecedentemente conosciuto, possibilmente collocabile nella sua vecchiaia, che s'avvicinò a lui, svelandosi in tutte le sue sfaccettature al buon, vecchio prete: Bandito (Mendicante). Costui se n'andava da solo, camminando a passo lento in una direzione ignota al vecchio Livoncello che pensava, una volta che il Bandito passò di fianco a lui, come mai non l'avesse calcolato.

– "Avrò mai fatto qualcosa di scortese a Bandito? Sapevo della sua situazione di vita... della sua difficoltà nello stare con gli altri, della sua inaspettata genialità, ma della sua scadente intelligenza emozionale. Anche io sono stato come lui in giovane età, ma da solo combattei il momento di forte ansia, di forte insicurezza legata alle caratteristiche del mio cervello. Oh... in ogni modo, pur reputandomi anticamente un ragazzetto fortunato, rifletto oggidì su di una cosa, sul fatto dell'intelligenza legata alla condanna interiore, ma che a volte giunge anche all'esterno, passando per ragionamenti e ragionamenti, convinzioni ed indecisioni."

– "Tu sei stato il primo, oltre il ragazzo tedesco, che ha saputo darmi conforto in dei tempi altamente negativi, ma nei quali io seppi trovare tuttavia positività." – disse il Bandito, tornando dal vecchio.

Quando questo accedeva in Paradiso, Edino viveva una vita qualunque, senza alcun problema. Aveva una famiglia di ben tre figli, ben tutti maschi, che amava tanto, quando un giorno le possibilità di vita del buon Edino diminuirono radicalmente, a causa di una grave malattia.

Il violento morbo che stravolse la sua vita, tuttavia si concluse improvvisamente una volta sopraggiunti i suoi quarant'anni. Qualcosa era capitato all'Edino, e secondo la sue dichiarazioni, un giorno vide una luce che s'avvicinava rapida ai suoi occhi, mentre sedeva nel suo matrimoniale destandosi dopo una lunga dormita.

E lì avvenne la magia: senza alcun segno di ripensamento, Edino intravide la sua immagine nel riflesso dello specchio a lui avanti, trovando il suo volto d'uno sguardo differente, cambiato.

Fu il primo segno evidente della sua inaspettata, prevedibile guarigione.

DON ZUNINO LIVIONCELLOWhere stories live. Discover now