CAPITOLO 2 - Zazzano

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C'era una volta un paese ligure posto tra montagne, delle rupi e vallate. Era un paese di pochi abitanti, circa cinquecento per intenderci.

Il convento, il cui nartece detto volgeva ad est, era una tipica basilica romanica ad aula, risalente pressappoco all'anno mille.

Ciò che caratterizzava il paese era la grande, spensierata coesione dei cittadini, oltre che la maestosa fede che accompagnava ogni paesano.

Il paese vantava un immenso convento, e ora racconterò i componenti principali.

Oltrepassato il nartece, ingresso del convento, si dava spazio ad una robusta chiesa a tre navate.

Nelle navate laterali v'erano quattro cappelle: due poste a Sud, e due invece a Nord.

Superate le cappelle, si trovavano delle massicce volte a botte, collegate a due delle quattro chiesette da una porta non molto alta.

Presentava un'abside nella parte opposta all'ingresso; seguiva avanti a questo un ampio presbiterio ed al di sotto d'esso, si trovava una piccola cripta dedita a contenere un quadro che non tutti conoscono, quello raffigurante Maria con Cristo all'apparenza disteso sulla sua gamba.

La vergine, che teneva in mano un chicco d'uva, ci riconduce ad una leggenda che non starò adesso a raccontare al lettore poiché proseguirò invece con la descrizione del sacro convento.

Al di sopra invece del presbiterio, al centro delle due massicce volte a botte, dominava una gigantesca cupola la quale per problemi strutturali cadde e venne ricostruita più volte.

Per rafforzarla s'aggiunsero i cosiddetti costoloni meridiani che puntavano tutti a un centro come i raggi d'un sole.

I costoloni s'alternavano a delle finestrelle, altra fonte d'illuminazione tralasciando i vecchi finestroni che stavano ad est.

S'innalzava la volta a crociera nella navata centrale tra le quattro cappelle formando nondimeno due campate una più grande l'altra più piccola, poiché la seconda veniva occupata dalla cupola.

V'erano anche delle volte a crociera più piccole poste invece nelle navate laterali ed al di sopra delle quattro cappelle.

Fuori l'edificio, concentrandoci dapprima ai lati, si trovavano anche dei contrafforti utilizzati formalmente per scaricare il peso provocato dalle volte a crociera irrigidendo ancora di più la struttura perimetrale.

Ritornando dentro la chiesa v'erano tra le quattro cappelle, sei colonne che sorreggevano archi a tutto sesto: tre da una parte, tre invece dall'altra.

Sopra le cappelle, nonché le volte a botte, dominava un grande matroneo, che innalzava anche la navata centrale.

La facciata della chiesa non aveva elementi di struttura complicati presentava un rosone al di sopra dell'unico ingresso.

Infine, v'era una torre campanaria che dominava nella sua maestosità.

Non molto distante da quel paese si trovava una vecchia locanda, chiamata "Locanda da Zazzano". Essa si chiamava così poiché a dirigerla c'era un uomo di sessant'anni, chiamato Gesualdo ma da molti soprannominato "Zazzano" per un motivo ignoto.

Gesualdo era un uomo di statura nella media, sia snello che grassoccio.

Era un uomo come detto di sessant'anni ma ne dimostrava molti di più e la situazione sembrava peggiorare ogni giorno che passava.

Il buon uomo si rivelò sin da subito egocentrico e possessivo, arrabbiato, quasi un maniaco per intenderci, ma aveva anche diverse qualità: era un uomo intelligente che sapeva badare a se stesso, era cioè capace di uscirsene dalle situazioni o da qualsivoglia fatto negativo con intelligenza e grande tenacia.

DON ZUNINO LIVIONCELLOWhere stories live. Discover now