CAPITOLO 11 - La vendetta dell'Edino

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Quando il pastore condusse l'Aquitani a casa sua, una piccola baracca posta tra le rupi scoscese del monte vicino, s'apprestò a dire al suo nuovo amico nostro protagonista: – "Amico noi non ci conosciamo ma ritengo che anche tu mi voglia bene, perciò meglio non separarsi. Eppure io sono povero, non ho da fare, non posso aiutarti in nessun modo se non parlando un po' con te.

Per questo ti consiglio d'andar in convento dal prete di paese. Lui saprà come aiutarti."

Ringraziato, il buon Vittorio salutò il suo fedele compare e, prima che facesse buio, camminò al convento vicino ove, dopo essere acceduto dal cancelletto che apriva spazio a un ampio giardino come a grandi orti, cercò la porta del convento alla quale bussare.

Una volta trovata con l'aiuto di una monachella che se la spassava coltivando l'orto dedicandosi al lavoro rustico, egli bussò e, dopo un po' di tempo, aprì la porta un anziano uomo, all'apparenza più vecchio di quando fosse realmente, che chiese subito il motivo per cui egli bussò a quella porta.

– "Cosa desidera?" – chiese il vecchio assonnato.

Nell'aria si percepiva un'atmosfera di prudenza e, ancor di più, di vergogna.

– "Oh! Che vuole!" – esclamò Don Donato prete di quel paese.

– "Mi scusi tanto, signor prete." – iniziò, audace, Vittorio Aquitani. – "Non ho parenti né famiglia e desidero, sempre se diventa sua volontà, a restar talora in convento, per alloggiar soprattutto alla notte."

– "Si spieghi meglio." – replicò, disturbato, Don Donato.

– "Sono orfano e povero, solo.

Posso rimanere qua in convento?" – disse l'Aquitani. – "Certo! Perché non lo ha detto prima?" – continuò il prete.

– "Ma io in vero..."

– "Venga, le mostro la sua stanza!"

Arrivati alla stanza, il vecchio Donato disse: – "La stanza è bella e spaziosa, ma dovrai condividerla con lui, che da quanto ho capito si fa chiamare Bandito come la persona di cui scrisse il prete precedente.

Mi raccomando, io non ci sarò in questi giorni poiché andrò in Francia a trovare un mio vecchio amico, anche lui sacerdote...oh! Devo passar anche per la mia antica cappella, ormai rovinata da qualche stolto!"

In quei giorni Bandito e Vittorio, nostro protagonista, ebbero modo di confrontarsi e conoscersi proprio perché compagni di camerata.

Ognuno raccontò all'altro la propria storia, le proprie incertezze e inquietudini, ma con forza e decisione.

In poche parole i due diventarono buoni amici che, dopo l'alba di un giorno che si rivelò sereno, si recarono alla famosa locanda di ristoro, quella del vecchio Zazzano, di cui si è parlato prima.

Arrivati, i due amici si sederono uno di fianco all'altro, proprio avanti al bancone quando arrivò un vecchio.

Costui disse squadrandoli tali parole: – "Buongiorno, ben arrivati alla locanda di ristoro dal Zazzano.

Cosa gradite? Cosa volete che io vi porti?" – continuò con voce gentile.

– "Ci porti del latte fresco e un po' del vino." – rispose Vittorio anche lui cordiale e sereno.

– "Brocca di latte!" – esclamò Zazzano all'Edino, divenuto ormai grandicello e che soleva lavorare in quella locanda solo di prima mattina poiché la sua paga era stata per lo più dimezzata.

Vittorio Aquitani se ne stava quindi in bottega quando sentì degli anziani parlare.

– "Gli gnomi esistono davvero!" – esclamò Gregorio. – "Hai idea di quel che dici?" – controbatté Ascanio.

– "Quand'ero ragazzo ne vidi uno!" – continuò Gregorio.

– "Sei un pazzo!"

– "Buondì! Come andiamo?" – proruppe Vittorio.

– "Oh, non c'è male!" – rispose Gregorio.

– "Io ti conosco!" – disse l'altro.

– "Davvero?" – domandò Vittorio.

– "Sei Vittorio Aquitani.

Conoscevo tuo nonno prima che morisse. Era un bravo ragazzo."

Vittorio si sedé su la sedia di fianco a loro, e disse: – "Di che parlate?"

– "Oh...del più e del meno! Sai, per noi vecchi parlare è molto importante." – dichiarò Gregorio.

– "Gregorio parla di gnomi e fesserie del genere!" – si velocizzò a dire Ascanio. – Uno scemo, no?"

– "Non saprei." – rispose Vittorio.

– "Bah... giovani!" – esclamò Ascanio.

– "Quanto a te, Gregorio, raccontatemi." – propose il giovane.

– "Bene!" – gli rispose. – "Sei un signorino come nonno.

Ah...se fosse ancora qui con noi!

Avevo la tua stessa età, quando me ne stavo nel bosco a giocare con la fionda. Colpii qualcosa e quando mi avvicinai, vidi un piccolo gnomo che palpava il suo sedere.

Mi vide e scappò via. Che scemo!"

Nel frattempo il caos della bottega venne completamente placato alla vista di un uomo da molti considerato il più avaro e incompetente degli accusatori.

Costui s'avvicinò al Zazzano e l'accusò che non ebbe neanche il tempo di sedersi.

In realtà fu Edino che pianificò tutto, convincendo un suo amico, quell'uomo appunto, ad arrestare Zazzano.

Allora, quando questo venne arrestato i beni della bottega vennero affidati all'Edino e al convento poiché orfano di padre.

Il convento, a quel punto, rimase in prosperità e sazietà che, alla fine, riuscì a distribuire i beni ottenuti a ogni povero ospitato.

Vittorio Aquitani ricevé qualcosina e riuscì a metter su famiglia concependo due figli, ad avere una moglie e una casa modesta, né troppo grande né troppo piccola.

Fu proprio in quel momento che il nostro d'Oltremare, liberatosi d'ogni guaio si convinse d'esser passato da una zona di pianura, dritta e vuota, a una zona più alta, leggermente più umile.

DON ZUNINO LIVIONCELLOWhere stories live. Discover now