Chapter 5: Paure

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I sintomi del calore, nonostante l'abuso di soppressori, ancora non si decidevano a scomparire. Erano già passati tre giorni e Katsuki si sentiva peggio del previsto. I suoi genitori lo avevano quasi implorato di restarsene a casa a riposare ma lui non li aveva ascoltati. 
L'unica cosa buona - anche se non ne era sorpreso - era di aver passato il test a pieni voti.

– Continui a non sentirti bene, Kacchan?
– Da dove arriva questa storpiatura del cazzo del mio nome, tappo verde?

Izuku sospirò appena: le minacce scorbutiche di Katsuki erano improvvise come una secchiata d'acqua gelida ma non appena assimilate non facevano male. Per il verdino, strano ma vero, quello era un modo di conversare. Era sempre più fermamente convinto che il biondo era solo molto introverso.

 – Penso che sia un nomignolo carino. Gli amici non fanno questo?

Amici un cazzo! Quando mai lo siamo stati? 

Ma Katsuki non gli rispose e Izuku sorrise soddisfatto.

– Visto? Non è così male Kacchan!  

Il biondo tirò leggermente via dal muro della porta della palestra la testa pesante come un macigno. Non gli importava un accidente di come lo voleva chiamare quel microbo arruffato! 

Perché non te ne vai al diavolo? 
E tu, Omega! Perché sei tanto felice di uno stupido nome?

Il suo Omega Interiore stava facendo le fusa, solo perché era come se l'Alpha avesse voluto corteggiarlo, chiamandolo in un modo unico e solo per loro due.

Cazzo! Ci mancava anche questa! 

Izuku gli si sedette accanto e gli passò una bottiglietta con dell'acqua. Tra i due seguitò un gioco di sguardi: quello verde era gentile, quello rosso invece molto diffidente.

Ma tra il calore che sentiva, la stanchezza e la gola secca, Katsuki l'afferrò così malamente da graffargli il dorso della mano, giusto dove il pollice si apriva. L'Omega sussultò al gridolino che sfuggì dalla bocca dell'Alpha ma non fece altro se non bere tutto d'un fiato.

Stammi lontano, dannato!
Perché non vuoi capirlo?!

Le orecchie del biondo iniziavano a farsi curiosamente di una colorazione rossastra. Teneva il viso ostinatamente puntato alle siepi distanti, baciate dall'ennesimo giorno di pioggia. 
Katsuki era imbarazzato e anche un pochino dispiaciuto. 

Perché mi sta fottutamente importando? 

Con un gesto secco tirò sul suo ginocchio la mano di Izuku: il graffio era pronunciato, già rosato e sanguinava un po'. Katsuki solitamente portava un fazzoletto di stoffa con all'interno tre cerotti, nella tasca sinistra di qualunque pantalone. 

Davvero gli ho fatto così male? 

Ingurgitata un po' d'acqua, si chinò con le guance piene verso la mano: la tenne sul suo palmo con incredibile dolcezza e incastrando lo sguardo ferino in quello di Izuku gli inondò la ferita con l'acqua.
Izuku tratteneva il fiato dinanzi a quella scena così inaspettata, gentile ed erotica. Il liquido trasparente era tiepido ma in quel momento lui lo sentiva bollente come lava. 

E mentre Katsuki ripuliva il graffio inumidito con il suo fazzoletto, applicò un cerotto per poi nasconderlo sotto una fasciatura non molto stretta con la stessa stoffa umida e colorata di rosa e parte di rosso. Una volta finito, si alzò senza guardarlo e lo lasciò da solo. 

Un attimo prima guardava la palestra, un attimo dopo solo il buio...


***

DEKUBAKU: SaiSei, La Rinascita di Katsuki BakugoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora