Capitolo 5 - Giovanni, l'amante dei piedi

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capitolo 5 - Giovanni, l’amante dei piedi

Sono sola con Giovanni in un paesino di montagna. L’aria fresca e l’odore naturale delle piante mi inebria. C’è un bellissimo lago di color verde smeraldo con l’acqua che brillava.

Eravamo andati su parcheggiando la macchina.

Dalle rocce sgorgava una suggestiva cascata. 

Facemmo una passeggiata in salita fino ad arrivare ad un prato.

Ci sedemmo per riposare.

Mi tolsi un attimo gli scarponi da trekking e tolsi anche il calzetto.

Posso leccarti i piedi? - mi chiese

io annuii. 

Ovviamente, puzzavano per via del sudore. Tuttavia, lui li leccava e li annusava come se fossero qualcosa di afrodisiaco.

Giovanni me li massaggiò sensualmente.

Mi chiesi cosa sarebbe successo se fossimo stati beccati. Forse ovviamente un leggero sgomento, ma non potevano dire nulla perché non erano atti osceni in luogo pubblico. Quelli li avevo già fatti abbondantemente con Matteo.

Mugugnai. Cominciava a piacermi quel tocco, anche se non era sesso “convenzionale”.

L’erba era soffice, mi stesi. Giovanni continuava a leccare i piedi, infilando la lingua in mezzo alle dita.

Gemetti. Mi sentii bagnare. Mi bagnavo per così poco? Mi venne un orgasmo.

Mi sedetti accanto al mio amico e lo baciai.

Ci incamminammo verso il lago. Lì ci sarebbe stato il nostro alloggio. Un alberghetto sperduto in mezzo alle montagne con vista lago e cucina fatta in casa. 

Andammo in camera. Saremmo stati solo una notte, forse due. 

Mi spogliai di fronte a Giovanni.

Vado a fare una doccia - dissi - la camminata mi ha fatto sudare -

Vengo anch’io se vuoi - rispose

Certo - risposi

il bagno aveva un box doccia un po' stretto, ma in due ci si stava.

Il getto della doccia bagnava i nostri corpi. Cominciammo a lavarci l’un l’altra. Era un modo come un altro per pomiciare. Come due complici, giocavamo assieme, ci baciavano e toccavamo. C’era solo l’eco delle nostre risate.

Ancora bagnati uscimmo dalla doccia e ci stendemmo sul letto.

Lui mi venne sopra e mi baciò, spostandomi i capelli con le dita. Li dissi che poteva entrare anche senza protezioni, ma lui mise il profilattico.

Lui entrò dentro di me, delicatamente. Mi fece sussultare. Il ritmo aumentò e io cominciai a godere. Mi avvinghiai con le gambe alla sua schiena per sentire ancora meglio il suo vigore.

Lo baciai e li accarezzai la testa.

mi prese per le gambe e le tirò su. Sentii le sue poderose spinte. Gemetti. Mi toccai il clitoride che intanto era già bello gonfio.

Mi mise a pecora. Continuò a sbattermi. Sentivo il rumore del suo scroto sul mio corpo. Lui mi prendeva per i fianchi e andava su e giù.

Ad un tratto mi fece mettere a pancia in su.

Sto per venire - disse - voglio venirti sui piedi-

Acconsentii.

Io ero stesa e Giovanni era di fronte a me che si stava masturbando come un dannato. Ovviamente non aveva più il condom.

Alzai le gambe, in modo da fargli vedere i piedi.

Lui venne dopo un poderoso orgasmo e mi sporcò i piedi.

Appoggiai i piedi sul letto.

Giovanni si avvicinò e me li leccò. Cominciò a baciarli e leccarli. Li teneva fra le sue mani come un trofeo importante.

Che buona la mia sborra sui tuoi piedini -

È buono come la sborra di Marco?- replicai maliziosamente 

Dovresti saperlo anche tu - ribatté malizioso

Tu forse lo sai meglio di me - ridacchiai

a quelle parole si avvicinò a me e mi abbracciò.

È vero - ammise -fa dei pompini spettacolari -

Apperò - dissi con fare compiaciuto.

A proposito, lui ha una casa in montagna che è dei suoi genitori. La prossima settimana ci vado, ha detto che puoi venire anche tu…-

Va bene - risposi

giovanni mandò un messaggio a Marco dicendo che ci sarei stata anch’io. Marco ne era molto felice.

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