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Futura con ancora gli occhi inondati di lacrime si dirige fuori dall'appartamento e guidata dalla sola forza cieca della rabbia, prende il motorino posteggiato poco distante, in prossimità del cancello, un Sh 300 color grigio metallizzato che Carmine é solito utilizzare quando lavora nel salone al Vomero. Ha una fretta indiavolata di scappare, é come se avesse voglia di lasciarsi dietro tutta la tristezza, il nervosismo e la pesantezza che permeano quella casa e pervadono intensamente anche lei. Sa bene di aver commesso un gravissimo errore ed era conscia sin da subito che a suo padre la cosa non sarebbe andata giú. Si sarebbe aspettata un muso lungo, leggermente più lungo del solito, magari della rabbia latente ma forse poi neanche tanto, perché l'ha fatta davvero grossa e la prima a saperlo é lei, probabilmente un sermone o una predica stile Don Piecuro, accompagnata da delle urla perché "certi ccose nun se fanno" e "nunn'é chesto che t'aggia mparato" ma che poi alla fine l'avrebbe baciata, abbracciata e che successivamente facendole poggiare la testa sul suo petto, le avesse detto "mo' ce sta papá cca' cu tte." Stavolta invece Carmine ha scelto la via del silenzio punitivo, come se un errore del genere da parte di sua figlia non potesse proprio tollerarlo, come se potessero sbagliare tutti, ma lei, lei proprio no. Lui l'ha cresciuta dicendole che lui certi errori li aveva fatti, si, ma che ha sempre trovato (e trova tutt'ora, del resto) abberranti le logiche, gli ambienti e la dinamiche di certi contesti, anche se ci é nato in mezzo, pure se fanno parte del suo sangue, della sua famiglia e dei suoi avi. Lui le rifiuta, le abborra, le rinnega e le rigetta con tutto sé stesso, e credeva, sperava e desiderava che sua figlia potesse fare lo stesso, seguendo le sue orme, la strada che gli ha indicato, l'orizzonte che ha tracciato per lei. Voleva si distinguesse, ma lei invece pare esserci caduta in mezzo. E per lui questo é inaccettabile, una cosa su cui proprio non si può passare. Il fatto che la figlia possa avere insito in lei il seme del male nonostante lui si sia prodigato tutti questi anni per evitarlo in ogni modo possibile, é qualcosa che non riesce a soffrire. Aveva scelto un altro destino per sé e per Futura, lui. Non vuole né ha mai voluto che la figlia potesse avere a che fare con le logiche che da sempre muovono la parte della sua famiglia col sangue marcio, lo stesso che lui ha ripudiato con tutta la forza di cui sia stato capace. Lui cosí come la figlia, cosí ha creduto, così credeva, fino a qualche ora fa. Fino a qui tutto bene. Non fosse che si tratta pur sempre di sua figlia, peró. E per quanto nella sua logica si sia resa protagonista di un atto che é quanto di più distante da ciò che lui ha sempre cercato di instillare nella sua coscienza sin dall'età della ragione, se si fermasse a rifletterci per più di un attimo, scoprirebbe che c'é più di un motivo per cercare di capire il sangue del suo sangue, aldilà dell'ovvio richiamo del cuore. Eh si, perché poi infondo, il motivo per cui Futura ha fatto ció che ha fatto é praticamente lo stesso che ha spinto lui anni prima a commettere il suo, di crimine. Sua figlia ha voluto proteggere una persona a lei cara, esattamente come ha fatto lui con Nina, con la madre biologica di quella stessa figlia che ora non sembra disposto nemmeno a provare ad ascoltare, anni addietro. Non é stato forse lui poi a perdonare Totó che si era reso protagonista di quel gesto efferato strappandogliela, di fatto, dalle braccia quando avevano tutta la vita davanti? Possibile allora che non trovi la forza di provare quantomeno a comprendere le ragioni di un gesto, seppur terribilmente errato, di quella che oggi é la persona piú importante della sua vita? Sará pure un gesto che é la diretta conseguenza delle regole ferree che si é autoimposto, la reazione di un padre forse anche un po' giustamente deluso dal fatto che la sua erede fosse venuta meno a dei principi che lui si é sempre impegnato a tramandarle, come quelli corretti, quelli giusti da seguire, ma chiunque lo conosce o l'abbia conosciuto, in questo momento giurerebbe che non é mai stato meno Carmine Di Salvo di adesso. Può darsi che, a ragione, sia un padre deluso, amareggiato e ferito nell'animo, ma non é mai stato davvero cosí tanto poco fedele a sé stesso. Sembra essere il primo ad essersi smarrito, e fa strano, per uno come lui che da una certa etá in poi ha sempre saputo cosa fare e come farlo. Lui che aveva amato con tutta l'anima Rosa anche quando lei aveva provato ad allontanarlo, lui che aveva aiutato Pino a risalire la china, che ha sempre creduto nelle seconde opportunità, che nel tempo ha fatto sua una massima letta il giorno di San Valentino di qualche anno fa, e trovata in un biscotto della fortuna, che più o meno recita una cosa come "Amami anche quando non lo merito, é proprio allora che ne ho più bisogno" (appartenuta forse ad un vecchio saggio di origini partenopee o ad un uomo tremendamente innamorato, o tutt'e due) ora non riesce a dare amore, supporto e comprensione alla persona che più di tutte ne avrebbe bisogno, che poi é la persona che in generale più ama e che più l'ama, e che tra tutti quelli che potrebbe avere e che ha, avrebbe bisogno, come primo fra tutti, quale "conditio sine qua non" necessaria per poter progredire proprio del suo, se ne trova improvvisamente sprovvista, privata, manchevole ed é una cosa che, conoscendolo, lascerebbe tremebondo e stranito chiunque lo conosca. Futura che ha sempre considerato il padre come il suo centro di gravitá permanente, il baricentro del suo universo, che ha sempre pensato che infondo, tra "Carmine" e "cardine" non ci fosse poi cosí tanta differenza, anzi li ha sempre considerati come sinonimi, si trova a dover gestire un assenza di quelle con cui non pensava di dover mai fare i conti nella vita. É assurdo che; proprio nel momento in cui ne avrebbe più bisogno in assoluto, infatti, Carmine non solo ha ritratto la mano ma le ha anche voltato le spalle, lasciandola in mezzo al guado. Roba da restare atterriti, pare impossibile anche solo da credere. Nun se parea. E pensare che Rosa é stata abbastanza chiara, gliel'ha detto esplicitamente che non é tempo di prediche, ma lui niente. Se c'é qualcuno che non si sarebbe mai meritata la versione evil di Carmine, peró, quella é Futura. Oramai é tardi purtroppo. E se il presente assume col passare dei minuti un contorno decisamente pesante e tetro, il futuro é quantomai incerto. É Agosto, ed il caldo rende irrespirabile l'aria e la cittá ai limiti dell'invivibile, a Futura invece pare di trovarsi nella Piazza Rossa a Mosca in Gennaio, tanto che le sembra di sentire che, da un momento all'altro, il sudore le si possa ghiacciare addosso fino a solidificarsi e diventare un tutt'uno con la sua pelle. Le lacrime non hanno smesso per un secondo di scorrerle davanti agli occhi, le cadono dal viso ogni secondo piú copiose e pesanti, quasi goccia a goccia, via via sempre piú spesse, grosse ed intense come fossero argento liquido, rendendo la sua guida che giá di per sé in questo momento é sospinta dall'inerzia e dal dolore piú che dalle sue reali abilitá, ancor piú instabile ed insicura di quanto non sia normalmente. Potrebbe andare da Rosa e lí troverebbe riparo, conforto e consolazione, una madre pronta ad abbracciarla e sorreggerla ma sente di averla impegnata troppo negli ultimi tempi, non vuole farla preoccupare e soprattutto non vorrebbe essere oggetto di ulteriore discussione tra lei e Carmine, andando ad assottigliare il margine del loro labile equilibrio, perché hai visto mai che un giorno forse..chi puó dirlo. Ha bisogno del suo complice, come Castore del suo Polluce. É per questo che usa le energie residuali per sterzare verso casa Pagano, al Montecalvario, e poggiare la mano sul citofono per poi premere incessantemente il tasto che avrebbe fatto scattare il segnale d'allarme, il grido silenzioso d'aiuto, certa che chi di dovere avrebbe colto al volo.

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