Piazza di Firenze Pt. 2- Ma che cazzo dici cretino.
Dissi a Ed seguito da Jonny che scoppia in una fragorosa risata, diversa dalle sue solite composte risatine, vuol dire che è davvero così.
- Sembra carina, magari sarà quella che ti farà addolcire un po'.
Dice Phil accennando un sorriso enorme soltanto sulla punta sinistra delle labbra e uno sguardo da "eddai che è così"
- Si certo come no.
Dissi, anche se con un filo di menzogna, un filo spesso 3 cm e mezzo. Potrebbe aver ragione lui e la mia prima impressione su una persona è quasi sempre corretta, ma so che questi sono tasti troppo delicati da toccare per me, in quanto poche volte mi sono davvero aperto con qualcuno in quel modo senza che ci suonassi insieme, la presenza di un elemento estraneo che potesse essere anche troppo presente nella nostra cerchia, a dirla tutta, mi fa un po' di paura, ma magari stavo parlando troppo presto, lo sanno tutti che sono un paranoico con una testa meccanica.
Dopo aver chiuso la chiamata con i suoi genitori ci fa cenno e usciamo fuori dall'area del concerto, già abbastanza sgombra dai vari fan, tranne qualcuno qui e lì rimasto a bere qualcosa o semplicemente a passeggiare.
Jonny e Ed, come sempre, in disparte, durante la nostra passeggiata, per fare un resoconto "chitarristico" del concerto, come se parlassero una lingua estranea alla nostra fra loro; una volta, a Werchter, nel '97, tornammo in hotel subito dopo l'esibizione e restarono fino alle 5 e mezza a parlare di come poter regolare meglio i pedali durante i pezzi di Ok Computer.
Mentre loro confabulano ancora, io, Phil, Colin e Emma cerchiamo quasi come dei disperati un pub non molto affollato dove poterci sedere e ricaricare le poche energie rimaste, anche se sento che in quel momento di energie ne avevo addirittura acquisite, sentendola parlare con Colin di piatti italiani e di quella cupola enorme era come se quella sera non avessi fatto altro che camminare e camminare ascoltandola parlare della qualsiasi.
Dopo una buona mezz'ora di camminata troviamo un piccolo pub, che sembra essere gestito da due ragazzi molto giovani e con poca clientela, che per fortuna non ci riconosce, e finalmente troviamo dei posti a sedere e delle birre ghiacciate.
- Allora Emma, dicci qualcosa di te, tu sai praticamente quasi tutto di noi.
- Più o meno si O'Brien ahahah, beh, sono di Manchester, studio design, sono vegetariana, viaggio spesso con i miei e molte volte becco i vostri concerti quando sono in vacanza, anche se spesso mi metto un po' lontana dalla calca vicino al palco, mi sento davvero oppressa dal fiato di tutti, ma oggi mi sono presa un po' di coraggio e diciamo che non mi è andata male ahaha, cos'altro... mi piace disegnare, scrivere, leggere e ascoltarvi nei momenti sia difficili che felici, ok questa potevo risparmiarla, eeee.. niente, non c'è molto da dire su di me ahahhahah.
Sono eccome stregato. Ma che cazzo ho. Tutti la ascoltano con un misto di curiosità e un po' di entusiasmo mentre Colin continua a sfogliare il suo quaderno di schizzi con curiosità mentre annuisce dandole cenno di ascolto.
Passiamo una serata molto diversa dalle altre, non siamo, almeno, già rintanati nelle nostre camere d'albergo a fare un resoconto della serata, come se già non l'avessero fatto i due principini; tra persone che ci fermano ogni tanto per firmare degli album o per un semplice saluto e varie risate, aneddoti di concerti e pareri musicali con Emma, è veramente una serata diversa, quasi piacevole. È come se mi avesse preso, guardato in faccia e mi avesse detto "io riesco a capirti più di chiunque anche se non sembra, puoi fidarti ciecamente di me ma tu questo ancora non lo sai" ed è una sensazione che non avevo mai provato prima, quella ragazza mi ha trasmesso tutto ciò in mezza serata e sentivo che nei suoi sguardi e parole c'era tanto altro dietro, qualcosa che in qualche modo mi attira.
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Let Down
Fiksi PenggemarPiccola (forse) fanfiction basata sui Radiohead, divisa in capitoli con vari salti temporali, non c'è altro da dire.