Chapter 8

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Prese l'autobus e la metro per tornare a casa. Il viaggio da solo gli aveva dato modo di riflettere  su tutte le cose successe nelle ultime dodici ore. È assurdo come le giornate monotone possano essere sconvolte da una serie di sfortunati eventi. Bastava una singola miccia per scatenare un incendio disastroso ed era quello che stava per accadere a Regulus.

Entrò in casa e nell'atrio lo accolse il loro fedele maggiordomo Kreacher, che colto da una gioia piuttosto rara, gli chiese se stesse bene e per quale motivo avesse il viso più pallido del solito.

Le loro voci arrivarono fino al piano superiore.

A grandi e pesanti passi, sua madre scese dalle scale. Incarognita fino al midollo, arrivò a un metro da lui. «Regulus, dove diavolo sei stato tutta la notte? Non un messaggio, né una chiamata. Pensavamo fossi stato rapito o chissà cos'altro- cosa ci trovi di divertente?»

Non era riuscito a trattenersi e aveva sorriso.

«Come puoi vedere, sto bene. Ho dormito da Sirius.»

La prima bomba lanciata. La verità schiacciante fece ribollire Walburga di rabbia. «Tu hai fatto cosa?»

«Dove sei stato, figliolo?»
Regulus alzò lo sguardo verso suo padre, che scendeva tranquillo le scale. La sua espressione era neutra, al contrario di Walburga, che per poco non sbuffava fumo dal naso e dalle orecchie.

«In discoteca. Precisamente, se volete saperlo, a una discoteca gay. Ma non mi sono divertito molto, quindi me ne sono andato.»

«Ti sei bevuto il cervello?»

Scoppiò a ridere questa volta, perché la faccia di sua mamma era esilarante. Suo padre, invece, sorrise divertito. «No, ho solo bevuto dei drink.»

«Non c'è nulla da ridere. Che cosa ti ho detto riguardo quella carogna?»

«Vuoi dire il vostro primogenito» puntualizzò Regulus. «Mio fratello. Ero troppo stupido per capire quanto voi stesse sbagliando. Cacciare vostro figlio perché omosessuale è pura follia. Se potessi, vi direi che mi fate schifo.»

Lo schiaffo fu prevedibile. Walburga era furiosa, con la faccia completamente rossa.

Regulus si ricompose e non abbassò mai lo sguardo. Suo padre non disse nulla, e Walburga lo esortò a dirgliene quattro.

«Basta così.»

«Orion, non vedi che sta dando i numeri? Chissà che cosa c'era in quegli alcolici. Non berrai più e non uscirai di casa dopo le nove di sera per almeno due mesi.»

«Ho venticinque anni!» ribatté Regulus.

«E vivi sotto il nostro tetto.»

«Perché credi che il tuo metodo di insegnamento antiquato sia corretto?»

«Non ti permettere a rispondere così a tua madre!»

Stava per arrivargli un altro schiaffo, ma Orion la fermò, tirandola indietro.

«Adesso basta. Finitela. Regulus, va' un attimo in salotto, per favore.»

Stava per contraddirlo, ma quel 'per favore' lo fece desistere. Lasciò l'atrio e andò a sedersi sul divano accanto al camino. Mandò un messaggio a Sirius, avvisandolo che era a casa e che stava discutendo con i suoi genitori.

Neanche dieci minuti dopo, suo padre si sedette accanto a lui.

Regulus guardava fisso il caminetto, le gambe accavallate. Impostò la postura rigida insegnatagli da Orion, a cui era difficile disabituarsi.

«A tua madre le verranno i capelli bianchi» commentò.

«Ha quarantacinque anni, lo sai che se li tinge.»

Imperfect | Regulus BlackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora