L'osmosi

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Mercoledì torno a scuola. Elisa la trovo ad aspettarmi seduta sulla gradinata, come probabilmente avrà fatto anche lunedì e martedì. Mi sento uno schiocco tenero al cuore.

Appena mi vede, la sua faccia diventa eloquente: faccio pena, nel senso brutto del termine. Mi corre incontro e mi stritola in un abbraccio.

«Ma che ti è successo, Cri?»

Ha il tono delicato, ma scuoto la testa perché non ne voglio parlare adesso.

«Hai ancora il cellulare spento?» indaga.

«Sì.»

«Tua madre ti ha detto di Filippo?» La voce è dolce, non registro allarmi, però un galoppo al cuore lo avverto lo stesso.

«No.»

«Tutto risolto, stai tranquillo Però sabato notte Fili non è tornato a casa. E' successo un mezzo casino. Non rispondeva alle chiamate. I genitori si sono spaventati, tu avevi sempre staccato, hanno fatto un giro di telefonate. Ci siamo attivati tutti subito. Fili per fortuna aveva la posizione accesa, lo hanno trovato Luca e Kevin. Era al parco vicino casa tua, addormentato e completamente ubriaco.»

Cerco di farmi scivolare via le parole, non voglio filtrare l'informazione, non posso, è troppo ancora. E' questo che voleva dirmi mamma, lunedì. Oltre che ottenere la conferma che le due cose fossero collegate.

«Ok» dico, riepilogativo.

«Va bene, dài, ne parliamo un'altra volta» mi dice, vedendo che non ho grandi reazioni. «Ma ti prometto che la sistemiamo, ok?»

Si alza sulle punte, e mi chino per farmi dare un bacio sulla guancia, mi prende a braccetto ed entriamo in classe.

Giovedì, all'alba, trovo finalmente il coraggio di accendere il cellulare. Anche perché mia madre si rifiuta di passare un'altra giornata come quella di ieri, senza potermi contattare e dovendo allertare Elisa.

Quindi lo attivo, cancello subito la chat con Filippo senza nemmeno leggere quello che mi ha scritto dopo che ho spento. Insulti, suppongo. Non lo so, non importa.

Vedo le mille chiamate da tutti. I messaggi di Edo.

Ma non leggo niente.

Salto il tennis con Riccardo perché non ho le energie sufficienti.

Il pomeriggio mi isolo e ascolto in loop In the shirt di The Irrepressibles. Perché la musica malinconica mi aiuta a far esalare la tristezza. Ma l'osmosi è lenta, troppo, mi servirebbero anni di ascolto, stavolta.

Poi mi arriva il messaggio di Elisa.

"Ciao Cri, come stai? + Emoji cuore rosso."

"Non lo so."

Non mi va di cercare un'emoji adatta, tanto non c'è.

Ma non è un semplice messaggio volante. Sta indagando.

"Posso dirti una cosa di Filippo?"

Sospiro. Il cuore mi strangola subito. Ok, calmati.

"Non sono sicuro."

"Sono aggiornamenti, diciamo."

"Prova."

"Ti chiamo?"

"Scrivi."

"Ok. Martedì sera io e Fili ci siamo sentiti" + "ma ieri, a scuola, eri troppo sfasato, non ti ho detto niente."

Mi batte il cuore in gola. Non so se ce la faccio. L'idea di dover fare a meno di lui mi spacca dentro. Non ci voglio nemmeno pensare.

"Da domenica si era isolato, come fa lui" + "io l'ho sentito martedì. Ero davvero in paranoia per te" + "tu avevi ancora il cellulare spento, non venivi a scuola, e tua madre non ci diceva la verità. Gliel'ho scritto + "e lui si è spaventato a morte. Mi ha chiamato subito." + "Ha dovuto raccontarmi tutto. Dal suo punto di vista, ovviamente." + "Sta una merda come te." + "Io conosco pure la parte che mi ha raccontato Kevin." + "I soliti vostri tempismi perfetti + emoji faccia triste."

"Sì" rispondo. "Siamo asincroni."

"Asincroni?"+ "Sì, bello, ma mi pare un po' troppo poetico per la verità."

"Quale verità."

"Che siete due testine di cazzo? + emoji rossa arrabbiata" + "Lui si sente ferito. Ogni volta che ti sceglie, tu lo massacri. Senza volerlo, ok. Ma è distrutto lo stesso." + "Io poi sono una stronza, perché mi sono arrabbiata con lui" + "tua madre era stata troppo evasiva, ho capito che ti era successo qualcosa, ero in paranoia dura, sono stata cattiva." + "Proprio tu dovevi farlo crollare? Gli ho urlato. Proprio tu? + "Ho esagerato e mi sento incolpa." + "Sono stata pesante perché so che lui è più forte di te." + "Ma non dovevo." Posso immaginare cos'altro gli avrà detto e che non vuole riferirmi. "Fili si sente confuso."

Confuso. Il sentimento peggiore che potrebbe avere. E' un catrame soffocante. Preferirei fosse incazzato, furioso e imbestialito con me. Sento il panico serpeggiarmi dentro. La confusione è un big bang che può generare qualsiasi cosa e il suo contrario. Sono spaventato.

"Però, ieri mattina, alle 8 spaccate mi ha scritto per sapere se eri entrato a scuola" + "e quando gli ho risposto di sì, ha voluto sapere come stavi" + "e mi sta scrivendo ogni ora per sapere se ho novità" + "chissà che cazzo di novità dovrei avere, secondo lui."

Sono spento fuori, ma mi fiorisce un piccolo sorriso dentro. Filippo si preoccupa per me. Afferro mentalmente una mazza da baseball e la abbatto con violenza contro questo bocciolo caldo di speranza. Non posso sperare a vuoto.

Vorrei essere come Edo: acceso fuori e spento dentro. Che poi è così? Io che ne so. Io suppongo e basta. E il fatto che Edo Morelli sia diventato un modello è davvero preoccupante.

"Quando ti ha chiesto come sto, tu cosa hai risposto?"

"Che stai sul crinale + emoji triste. Al momento, non credo abbiate spazio per chiarirvi, Cri." + "Vi siete massacrati." + "Ma tu dammi tempo. Ci penso io, ok?"

Non ho la lucidità per valutare niente. Lei scrive:

"Per questo pensavo... lo scambio dei regali, invece di farlo il 23 come al solito, lo vogliamo spostare tra Natale e Capodanno? Con gli animi più pacati."

"Forse è meglio, sì."

Anche perché m'è toccata Francesca e, francamente, tabula rasa. Che cosa le regalo? Boh. Un libro. Me lo tirerà dietro?

Meglio piccolo, allora, e in brossura.

L'anno scorso avevo pescato il nome di Filippo e mi era piaciuto tanto, perché mi era venuta un'idea bellissima.

Zio Giorgio era andato a Nuova Delhi per un congresso e gli avevo fatto prendere non so quanti sacchetti diversi di spezie colorate e profumate. E secondo me, qualcuna puzzava pure.

Quando Fili ha scartato il pacco, mi ricordo cosa ho provato, ma solo adesso capisco che era amore. Lui ha sorriso come quando è felice, con la bocca un po' aperta e i coriandoli negli occhi. Mi ha abbracciato. Aveva già mille idee che gli partivano in testa e nelle mani. Perché quando lui cucina, viaggia.

Mi manca. Cazzo, mi sono distratto. Mi manca, adesso, che non ce la faccio.

GabbianiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora