Preferenza

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Con il maledetto voto da lei assegnato, mi ha privato di qualsiasi forma di felicità. Ho combattuto strenuamente per tutto il corso di questi cinque lunghi anni, cercando di giungere a questo punto e andarmene il prima possibile. Tuttavia, non sopporto più nulla né nessuno; sto perdendo completamente la testa.

Avverto il bisogno di cambiare aria, di abbandonare questo luogo maledetto da cui sembra non esserci via d'uscita. Mi sento intrappolata, e questa settimana si sta rivelando la peggiore di tutti i miei anni di liceo.

Lei e i suoi colleghi sembrate aver deciso solo ora di riempirci di valutazioni assurde al fine di affondarci e demolirci come se fossimo fragili statue di gesso. Tuttavia, sappia che noi siamo esseri umani, proprio come voi.

In primo luogo, ho sempre dato il massimo. Non c'è stato un solo giorno in cui non mi sia impegnata appieno, sia nella sua materia che nelle altre. Eppure lei non ha mai riconosciuto il mio impegno, non le è mai importato minimamente di me, nonostante abbia cercato con disperazione sin dall'inizio dell'anno di ottenere una valutazione che rispecchiasse la mia fatica e dedizione.

A volte mi viene il sospetto che lei abbia delle preferenze, e coloro che non rientrano in esse sembrano destinati a subire le conseguenze. Purtroppo per lei, i suoi colleghi si dimostrano molto più competenti e saggi di quanto lei sia, capaci di valutare ogni singola situazione studentesca in modo più equo ed obiettivo.

Lei è solo un giovane rispetto a me, con circa dieci anni in più. Durante le sue lezioni, non sono mai stata in grado di comprendere una sola parola. La sua spiegazione è estremamente rapida, carente di esempi e priva di chiarezza. Sono consapevole delle difficoltà connesse all'insegnamento, ma i suoi colleghi sono decisamente più abili nel mantenere la disciplina in classe, cosa che a lei sembra essere sfuggita.

Quando si tratta di migliorare i voti di coloro che non lo meritano, lei è il primo a intervenire. Anche se sorprende gli studenti a copiare, preferisce tacere. Tuttavia, io sembro fare eccezione a questa regola.

Mi chiedo a volte come si senta lei riguardo a ciò che fa. Non prova il minimo senso di colpa nel penalizzare studenti che si sono sempre impegnati al massimo per raggiungere almeno una modesta sufficienza? Alza i voti solamente a coloro che durante le sue lezioni non fanno altro che distrarsi o conversare tra loro?

Questi pensieri esprimono tutta la rabbia repressa che provo nei suoi confronti, poiché lei non mi ha mai concesso un attimo di tregua in tutto questo periodo. Ogni mattina, al solo vedere la sua maledetta bicicletta legata al palo, il mio sorriso svaniva, e all'osservare il suo volto, la voglia di abbandonare l'edificio cresceva insieme al desiderio di danneggiare le ruote e il manubrio della sua bella bici.

Ho sempre dimostrato pazienza nei suoi confronti, l'ho difesa in numerose occasioni, eppure sembra trovare piacere nel demolirmi senza alcuna pietà, come se io fossi priva di valore. Non vedo l'ora di lasciare questa scuola, poiché ho finalmente compreso di non avere nulla da perdere.

Mi dispiaccio per coloro che avranno il dispiacere di averla come insegnante; tenga presente che durante quest'anno di insegnamento non mi ha donato nulla se non stress e l'impulso di sfogare la mia frustrazione sui suoi poveri denti. Le sue parole di incoraggiamento, ogni volta che ricevevo un voto basso, suonavano vuote, ripetitive e prive di significato. Erano solo una recita imparata a memoria, vero? Spero sinceramente che i nostri percorsi non si incrocino più, e ribadisco mai più.

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