Il tempo scorre veloce, ma la distanza tra me e Tom continua a crescere come un abisso insormontabile. Ogni giorno che passa, lui si allontana sempre di più, avvolto da un'aura di oscurità che lo avvolge come un mantello. Mentre il mondo magico si avvicina sempre di più alla guerra imminente, lui si circonda sempre di più di individui ambiziosi e spietati, pronti a seguirlo ciecamente lungo il sentiero della distruzione. Io resto sola, osservando da lontano il cambiamento che si compie dentro di lui. La sua presenza diventa sempre più rara nella mia vita, fino a diventare poco più di un ricordo sbiadito di giorni migliori.
Le ore trascorrono veloci mentre mi preparo per la festa nella sala comune di Serpeverde insieme alle mie compagne di stanza. Tra risate, pettegolezzi e l'emozione dell'attesa, ci aiutiamo a vicenda a indossare gli abiti più eleganti e ad acconciare i capelli con grazia. La tensione nell'aria è palpabile, ma c'è anche una certa eccitazione per l'evento imminente. Finalmente, siamo pronte. Ci guardiamo allo specchio con soddisfazione, ammirando i nostri abiti e i nostri trucchi perfetti. Con passo deciso, usciamo dalla nostra stanza, pronte ad immergerci nella magia della festa e a goderci ogni istante di questa serata speciale nella sala comune di Serpeverde.
Ci uniamo agli altri studenti, immergendoci nell'atmosfera festosa. Le risate risuonano contro le pareti, mescolate al suono della musica e al vociare allegro dei presenti. È un momento di distrazione e divertimento, un momento in cui possiamo dimenticare le preoccupazioni e lasciarci trasportare dalla gioia del momento. Mentre la festa raggiunge il culmine dell'animazione, decido di concedermi un momento di svago e di lasciarmi andare. Prendo un bicchiere di punch e lo sorseggio lentamente, lasciando che il dolce sapore mi avvolga e mi faccia dimenticare per un istante tutte le preoccupazioni. Le luci sfocate e i suoni ovattati creano un'atmosfera surreale, mentre mi lascio trasportare dal vortice dell'allegria circostante. Le risate e i discorsi frivoli riempiono l'aria intorno a me, mentre mi immergo sempre di più nell'atmosfera festosa. Un altro bicchiere di punch, e poi un altro. La mia mente si annebbia lentamente, mentre la sensazione di leggerezza mi avvolge e mi abbandono al piacere dell'ebbrezza. Le risate diventano più fragorose, i gesti più sfrenati. Tom mi guarda con occhi severi, la sua espressione carica di preoccupazione. "Lilibeth, hai bevuto abbastanza," mi dice con voce decisa, la mano tesa verso di me. "È meglio che ti porti in camera tua."
Mi sento un po' intontita dall'alcol, ma riesco a capire la serietà delle sue parole. Mi alzo con riluttanza, lasciando che Tom mi guidi fuori dalla sala comune. La musica e le risate si attenuano mentre usciamo, sostituite dal silenzio serale del corridoio deserto. Camminiamo in silenzio, il mio passo incerto e barcollante, mentre Tom mi sorregge con delicatezza. La sua presenza vicina mi conforta, anche se so di aver deluso le sue aspettative. Arriviamo alla camera di Tom, il silenzio avvolge il nostro cammino come un manto oscuro. Entriamo e mi lascio cadere sulla sedia accanto al suo letto, il mio sguardo incollato al pavimento. Tom si avvicina, il suo volto ancora teso dalla preoccupazione. Sollevo lo sguardo verso di lui, i miei occhi carichi di rabbia e frustrazione. "Mi ignori per mesi senza una spiegazione, e ora ti presenti qui con il tuo atteggiamento da salvatore?"
Tom si siede di fronte a me, i suoi occhi profondi cercano i miei con intesa. "Non è così semplice, Lilibeth," risponde con voce pacata. "Ci sono cose che devi sapere, ma non ora. È per il tuo bene."
La mia pazienza raggiunge il limite, e mi alzo dalla sedia con un gesto brusco. "Il mio bene?" esclamo, la mia voce echeggia contro le pareti della stanza. "Da quando ti importa del mio bene? Sei sparito, Tom. Senza una spiegazione, senza nemmeno un addio. E ora vuoi che creda che tutto ciò è per il mio bene?"
La tensione tra noi è palpabile, il silenzio diventa un muro invalicabile. Tom si alza lentamente, il suo sguardo ancora rivolto verso di me. "Sei l'unica che ancora mi chiama così" afferma accarezzandomi il volto. "Non mi piace il nome Voldemort" affermo "Mi sa di brutto, e tu sei tutt'altro che brutto".
Tom si arresta, le sue labbra si curvano in un mezzo sorriso. "Sei sempre così diretta, Lilibeth," osserva, un barlume di ammirazione nei suoi occhi. "Ma apprezzo l'onestà."
Il mio cuore batte forte nel petto mentre lo guardo, sentendomi improvvisamente vulnerabile e confusa. "Tom," sussurro, il mio tono traballante e impacciato dall'effetto dell'alcol. "Non voglio restare sola stasera. Hai presente quando eravamo bambini e dormivamo insieme perché avevo paura del buio? Posso dormire qui da te, solo per stasera?"
Tom mi guarda, un misto di sorpresa e incertezza dipinto sul suo volto. "Lilibeth..." inizia, le sue parole esitanti mentre cerca una risposta adeguata. Le sue labbra si curvano in un mezzo sorriso compassionevole. "Va bene," accetta infine, la sua voce morbida come velluto. "Puoi restare qui stanotte. Non permetterò che ti succeda nulla."
Mi ritrovo a lottare con le mie parole, il mio cuore che batte velocemente nel petto mentre cerco di trovare il coraggio di confessare i miei sentimenti. "Tom," balbetto, sentendo il calore delle sue braccia intorno a me. "Io... io ti amo."
Le sue braccia si stringono intorno a me, una sensazione di conforto e protezione che mi avvolge mentre mi addormento tra i suoi abbracci. Se c'è una risposta alla mia dichiarazione, la notte me la nasconde, ma per ora mi basta sentire la sua presenza vicino a me.
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La figlia del diavolo
FanfictionLa figlia del Diavolo, Lilibeth Morning cresce in orfanotrofio con Tom Riddle. A Hogwarts le loro opinioni si separano, ma non i loro cuori.