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I giorni a Hogwarts si trasformano in un'oscura marcia verso un futuro sempre più incerto. Tom, con il sostegno incondizionato dei suoi Mangiamorte, porta avanti la sua visione di discriminazione e terrore.

Nei giorni seguenti, la mia assenza alle riunioni dei Mangiamorte diventa evidente. Tom continua a guidare il gruppo con la sua consueta autorità, ma un'ombra di frustrazione lo accompagna. Io, invece, mi immergo nelle lezioni e nelle attività scolastiche, cercando di mantenere un profilo basso. Evito ogni contatto con Tom in pubblico, rifiutando di guardarlo negli occhi, sapendo che anche un solo sguardo potrebbe farmi crollare.

Una sera, mentre percorro i corridoi bui per tornare nella mia stanza, sento dei passi rapidi dietro di me. Mi volto e vedo Tom, il suo viso segnato da una determinazione feroce. Prima che possa reagire, mi afferra per il braccio e mi trascina in un'aula vuota. "Lilibeth," sussurra con voce carica di emozione. "Devi capire. Non posso fermarmi ora."

Mi libero dalla sua presa, il mio sguardo fisso nei suoi occhi. "Non posso seguirti in questo, Tom. Non posso tradire ciò in cui credo."

Tom mi guarda, il suo viso una maschera di dolore e frustrazione. "Io ti amo, Lilibeth. Non posso perderti."

Il mio cuore si spezza per lui, ma rimango ferma. "Se mi ami davvero, Tom, devi capire che non posso essere parte di questo."

Il silenzio tra noi è pesante, carico di parole non dette e di emozioni represse. Finalmente, Tom abbassa lo sguardo, la sua voce un sussurro stanco. "Sei davvero disposta a perdere tutto questo?"

Mi avvicino a lui, il dolore evidente nei miei occhi. "Non perdo tutto, Tom. Perdo solo te."

Con queste parole, mi volto e lascio la stanza, sentendo il peso della nostra separazione come una ferita aperta. E mentre mi allontano, so che il nostro amore, tanto intenso quanto doloroso, non potrà mai sopravvivere alla guerra tra luce e oscurità che ci divide.

Quella notte, mentre il castello di Hogwarts è immerso nel silenzio, una strana inquietudine mi tiene sveglia. Decido di fare una passeggiata nei corridoi, sperando che l'oscurità e la solitudine possano calmare la mia mente. Ma mentre cammino, sento di nuovo quei sussurri inquietanti, provenienti da qualche parte nelle profondità del castello.

Mi avvicino con cautela, seguendo le voci che sembrano provenire dalle mura stesse. Mi fermo dietro una colonna, trattenendo il respiro, cercando di capire cosa stia succedendo.

"La purificazione del nostro mondo è imminente," dice la voce di Tom, fredda e autoritaria. "I mezzosangue non avranno scampo."

Un sibilo inquietante risponde, una voce che sembra appartenere a una creatura antica e terribile. "Sono pronto, padrone," dice con tono serpeggiante e sinistro. "Ditemi solo quando agire."

Il mio cuore batte furiosamente nel petto. Non ho idea di cosa sia questa creatura, ma il terrore mi paralizza. La consapevolezza che Tom stia pianificando qualcosa di così oscuro e distruttivo con un essere così terrificante mi lascia senza parole.

La mattina dopo, con il cuore pesante e la mente affollata di domande, decido di cercare Tom.
Lo trovo nei corridoi, circondato dai suoi fedeli seguaci. Mi avvicino con determinazione, ignorando gli sguardi curiosi e sospettosi degli altri Serpeverde. "Dobbiamo parlare," dico con voce ferma. Lui mi guarda, il suo sguardo indagatore. "Lilibeth, non è il momento," risponde freddamente."È importante," insisto, sentendo la mia determinazione crescere. "Devo parlarti adesso."

Con un cenno brusco, Tom ordina ai suoi seguaci di lasciarci soli. Una volta che se ne sono andati, mi prende per il braccio e mi trascina in un'aula vuota. "Cos'è così urgente da dover interrompere i miei piani?" chiede con impazienza. "Ho sentito quello che hai detto la scorsa notte," inizio, cercando di mantenere la calma nonostante il terrore che mi attanaglia. "Tu e... quella cosa. State pianificando di uccidere i mezzosangue."

Tom mi guarda con un'espressione di fredda sorpresa, poi il suo volto si contorce in un sorriso inquietante. "Non dovresti ficcare il naso dove non ti compete, Lilibeth," dice, il suo tono minaccioso. "Tom, non posso lasciarti continuare," rispondo, la mia voce tremante ma determinata. "Non posso permettere che tu faccia del male a degli innocenti."

Il suo sguardo si fa più intenso, e per un momento vedo una scintilla di dolore nei suoi occhi. "Ti avevo detto che la nostra strada sarebbe stata difficile," dice piano. "Ma questo è necessario."

"Non è necessario, Tom," ribatto con passione. "C'è sempre una scelta. Puoi scegliere di fare la cosa giusta."

Tom si avvicina, il suo sguardo ardente di determinazione e frustrazione. "Non posso cambiare ciò che sono, Lilibeth. E tu non puoi cambiare il mio destino. Sei un demone, la figlia del diavolo, di cosa ti preoccupi?"

"Mi preoccupo perché, anche se sono la figlia del diavolo, ho ancora un cuore," ribatto, la mia voce tremante ma decisa. "Non voglio vedere sofferenza e distruzione, Tom. Non posso chiudere gli occhi di fronte a ciò che stai pianificando."

Tom si ferma, la sua espressione ora una miscela di frustrazione e qualcosa di più profondo, quasi un'ombra di rimorso. "Il mondo non ci capirà mai, Lilibeth," dice, il suo tono più morbido. "Tu ed io siamo destinati a essere incomprensibili agli occhi degli altri. Dobbiamo creare il nostro destino."

"Non a questo costo," insisto, sentendo le lacrime minacciare di scendere. "Non posso seguirti in questo abisso di odio. Voglio credere che c'è ancora speranza per te, che l'amore che proviamo possa redimerti."

Tom scuote la testa, la sua espressione indurita. "L'amore è una debolezza, Lilibeth. È un'illusione che ci rende vulnerabili. Non posso permettermi di essere vulnerabile."

Mi avvicino a lui, cercando i suoi occhi con disperazione. "Non è vero. L'amore è ciò che ci rende umani, ciò che ci dà speranza. Per favore, ripensaci."

Tom mi guarda, il suo sguardo penetrante e indeciso. Per un momento, sembra vacillare, ma poi la sua espressione si fa di nuovo dura. "L'amore ha ucciso mia madre, e io ucciderò ogni mezzo sangue."

Il mio cuore si spezza, ma so che non posso arrendermi. "Allora farò tutto il possibile per fermarti," dico con voce ferma, il mio sguardo deciso. Tom si avvicina, il suo viso a pochi centimetri dal mio. "Ti sfido a provarci," sussurra, la sua voce un misto di sfida e tristezza.

Con quelle parole, si gira e lascia la stanza, il suo mantello che ondeggia dietro di lui come un'ombra. Lo guardo andare via, sentendo il peso della nostra separazione come una ferita aperta.

La figlia del diavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora