L'atmosfera nella sala delle riunioni è densa di una tensione palpabile, come se ogni parola, ogni respiro, fosse destinato a pesare enormemente sul destino di chiunque si trovi lì. Il suono dei passi dei Mangiamorte che entrano e si siedono è un rumore che pare echeggiare nelle mura di pietra, una sinistra melodia che fa sentire la pesantezza della nostra causa. Tom occupa il suo posto di comando, la sua figura imponente che domina la stanza come un'ombra inavvicinabile, i suoi occhi fissi e gelidi, scrutatori, pieni di una freddezza che solo lui sa portare con tanta maestria.
Io sono accanto a lui, un'ombra che si riflette nel suo stesso sguardo, divisa tra il dovere che mi impone il mio ruolo e il tumulto che cresce dentro di me, un tumulto che non trovo il coraggio di esprimere. Osservo le riunioni, partecipo senza volerlo, ma il mio cuore è schiacciato dal peso di ogni parola che viene pronunciata, dai piani di potere che non posso più ignorare. Ogni decisione, ogni ordine che si emette, sembra essere una lama che mi trafigge, un costante richiamo al mio conflitto interiore.
"Ti serve qualcosa, Lilibeth?" Mi guarda, il suo sguardo penetrante che sembra vedere attraverso di me, smascherando ogni pensiero che sto cercando di nascondere. Mi sento piccola sotto quella sua attenzione, gli occhi degli altri Mangiamorte sono come aculei che mi pungono senza pietà.
"No, Signore," rispondo, la mia voce che tremola appena, un respiro flebile che non riesce a nascondere il mio disagio. "Niente di importante."
Tom annuisce lentamente, ma non posso fare a meno di notare quel breve, impercettibile spostamento nei suoi occhi: una delusione, qualcosa che sembra sfiorare la sua solita compostezza. Sa che sto mentendo, sa che nascondo qualcosa, ma non insiste. La riunione continua, ma io rimango ancorata alla mia solitudine, tormentata dal mio stesso silenzio, dalla paura che mi sovrasta.
Quando la riunione finisce, mi sento svuotata, come se ogni parola pronunciata avesse scavato un altro buco nel mio cuore. Tom si alza, dirigendosi verso l'uscita, e io lo seguo a distanza, il peso del mio mutismo che mi attanaglia. Ma appena i nostri passi si mescolano nel silenzio del corridoio, una mano si posa delicatamente sulla mia spalla.
Mi volto, il mio cuore balza in gola, e incontro il suo sguardo. I suoi occhi non sono più quelli di un comandante distante, ma quelli di un uomo che cerca una connessione, una comprensione che sembra sfuggirgli. Il suo volto è serio, ma c'è una gentilezza nascosta in quell'espressione, una sorta di compassione che non mi aspettavo.
"Lilibeth," mi chiama con una dolcezza che mi sorprende, e la sua voce, così morbida, contrasta con l'aura di potere che lo circonda. "So che non è facile per te. Ma, almeno ogni tanto, cerca di mostrare approvazione."
Il suo tono non è un rimprovero, ma una richiesta. Una richiesta che mi fa sentire colpita, confusa. La mia mente si affolla di domande e incertezze, ma so che non posso ignorare quello che mi sta dicendo.
"Tom," rispondo con voce calma, ma ferma, "capisci che non posso approvare azioni che vanno contro ciò che credo giusto." Le parole escono con naturalezza, come una verità che non posso più celare. Non posso essere complice di ciò che mi fa sentire sbagliata, anche se è lui a chiederlo.
Tom mi guarda intensamente, come se stesse cercando di leggere tra le pieghe di ciò che sto dicendo, valutando ogni sfumatura delle mie parole. Il suo sguardo si fa più morbido, ma non meno deciso. Senza una parola, mi prende per mano, con una dolcezza inaspettata, e mi guida verso un angolo appartato della stanza, lontano dagli occhi di tutti.
In quel luogo silenzioso, avvolti dall'oscurità che sembra riflettere i nostri cuori, possiamo sentirci l'uno nell'altro. Il calore del suo respiro accarezza la mia pelle, e per un istante il mondo sembra fermarsi. I suoi occhi sono profondi, insondabili, ma in quel momento li vedo, non come il leader dei Mangiamorte, ma come l'uomo che sta cercando di ritrovare se stesso, di ricostruire qualcosa di perduto.
Senza una parola, ci avviciniamo. Il nostro incontro non è un semplice gesto fisico, è un momento di fusione emotiva, come se le nostre anime si stessero cercando da tempo, finalmente trovandosi. Le sue labbra trovano le mie in un bacio che parla più di ogni parola, un bacio che racchiude il conflitto, la passione, la fragilità di entrambi. Le sue mani mi stringono, ma non con la forza che mi spaventa, bensì con la dolcezza di chi ha paura di perdere qualcosa di prezioso.
"Ti amo, Lilibeth," sussurra tra i baci, la sua voce calda e sincera. Le sue parole sono un abbraccio che mi avvolge, che mi fa sentire viva, che mi fa sentire importante.
Anche io, quasi senza pensarci, rispondo: "Anch'io ti amo, Tom." La mia voce è un sussurro carico di emozione, di affetto, di un amore che cresce e che non posso più negare. I nostri corpi si intrecciano, i nostri cuori battono insieme, in sintonia. Il tempo sembra fermarsi, come se tutto ciò che c'è attorno a noi svanisse, lasciandoci soli nel nostro piccolo universo.
Il respiro di Tom si fa più lento mentre si stacca leggermente, ma le sue mani non mi abbandonano. "Senza di te, sarei perso," mormora, la sua voce un filo di vulnerabilità che non avevo mai sentito prima.
Il mio cuore è gonfio di affetto per lui, e lo guardo negli occhi, vedendo in lui un uomo diverso da quello che il mondo conosce. "E tu sei la mia luce, Tom," rispondo con dolcezza, sentendo una connessione che è ormai più di un legame. È una forza che ci trascina, che ci unisce in un modo che non avremmo mai immaginato.
Ci stringiamo, il nostro amore cresce, purificando le ombre che ci circondano. Il nostro futuro è incerto, ma in quel momento, tra le sue braccia, non c'è nulla che possa separarci. Siamo uniti, indissolubilmente, e tutto ciò che conta è il nostro amore, una promessa di protezione e di futuro insieme.
La sua voce sussurra dolcemente: "Ti terrò al sicuro, Lilibeth." Le sue parole sono una promessa che si insinua nel mio cuore come una melodia rassicurante.
"Lo so, Tom," rispondo, chiudendo gli occhi e lasciandomi avvolgere dal calore della sua presenza. Le sue braccia sono la mia fortezza, la mia sicurezza, e mentre il sonno lentamente mi prende, so che, qualunque cosa accada, sarò sempre con lui.
E in quel sonno tranquillo, so che insieme affronteremo qualsiasi cosa. Il nostro cammino è solo all'inizio, ma io non ho più paura.

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La figlia del diavolo
FanfictionLilibeth Morning cresce in orfanotrofio con Tom Riddle. A Hogwarts le loro opinioni si separano, ma non i loro cuori. ‼️in revisione