Unspoken, And Yet...

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La testa di Louis pulsa. Il lampadario, visto lì rovinosamente a terra, da vicino, è enorme, e riluce, in mille pezzi, contro i raggi del sole. Centinaia di schegge sono scoppiate in ogni direzione, rovinando il mosaico che Louis stava osservando appena qualche secondo prima. Nessuno è propriamente bloccato sotto il lampadario, tutti si sono spostati in tempo, ma le fini decorazioni andate in pezzi hanno ferito buona parte dei presenti. C'è tanta confusione, gente che accorre in aiuto, mentre i quattro ingressi sono liberati per avere accesso alla sala e portare chi ne ha immediatamente bisogno in infermeria. Tutto questo, Louis lo vede dai suoi occhi socchiusi dal dolore, la vista ostruita dal corpo di Harry.

Louis ha la schiena al pavimento, detriti gli feriscono la schiena e le mani, ma soprattutto, realizza lentamente, la sua tempia destra è bagnata, appiccicosa, tanto che le ciglia si attaccano tra di loro, impedendogli la vista. Due mani lo tirano su: ''Louis? Stai bene?'' e riesce appena a tenere gli occhi aperti. La voce di Harry continua, ansiosa, dita che gli picchiettano la guancia: ''Louis, non è il fottuto momento di fare scherzi. Ti fa tanto male?''

''Cosa?'' mugugna, e il solo fatto di non essere più steso gli provoca un terribile conato di vomito. Harry parla con parole veloci, confuse:

''Hai un taglio. Qui'' precisa, sfiorando la sua tempia. Louis sobbalza, Harry allontana la mano come se fosse scottato: ''Okay. Okay, non lo tocco, ma tu stai fermo, non muoverti'' impone, e Louis ha appena la forza di annuire. Usa la manica del suo maglione per ripulirsi dal sangue sull'occhio, e nel farlo ottiene una volgare macchia rossa sulla lana color crema. Pur di non fissarla, alza il mento a guardare Harry: il figlio di Malefica gli tiene ancora una mano sulla spalla, non più steso su di lui ma immediatamente vicino, e ignora un taglio sulla guancia che non sta sanguinando, ma che ha macchiato il suo collo, la sua camicia. Sono circondati da cristallo, ma Harry dice: ''Vieni. Andiamo in infermeria.''

''Possiamo aspet-''

''Ce la faccio. E' molto meglio se lasciamo spazio a chi deve davvero aiutare qualcuno.''

Louis parla concretamente per la prima volta: ''Mi gira la testa, non riesco a camminare'' prova a spiegare, le orecchie che fischiano, tappate. E' strano: l'altra tempia sta benissimo, quasi come se non avesse subito l'impatto. Sbatte ancora le palpebre, l'occhio libero dal sangue, prima di sentire un braccio sostenerlo, alzarlo. ''Andiamo. Così ce la fai?'' è la domanda seria, sopra la sua testa. Annuisce, guardando la sua camicia spiegazzata, e a fatica si trascinano via da quel disastro, Harry che spinge via con la punta degli stivali pezzi di cristallo tagliente. Louis si fa il più piccolo possibile contro di lui per lasciar passare i soccorsi, domandando: ''Qualcuno sta davvero male? Qualcuno è...?''

Harry si guarda alle spalle per entrambi: ''No. Non credo. Non è il momento di pensarci, però. Qui siamo solo d'intralcio. Grazie'' dice a fatica, quando gli studenti impegnati a liberare il pavimento si fanno immediatamente da parte per lasciarli passare, loro e altri che si dirigono immediatamente verso l'infermeria. Incrociano le prime barelle guidate da donne frettolose e attente, e si poggiano alla parete per farle passare, Louis contro la spalla di Harry. In quel momento, nota la mano libera dell'altro: ricoperta di sangue e contratta, Harry sembra quasi nasconderla contro la coscia. Gli viene stranamente da piangere, e alza il mento di scatto. ''Stai bene?'' domanda in un filo di voce ''Ti fa tanto male?''

''No'' è la risposta secca, prima che riprendano a camminare. Attorno a loro c'è un boato di voci, ma a Louis arrivano ovattate e lontane. Altre persone ferite li precedono, sente dei passi anche dietro di loro, oltre la corsa infinita del personale dell'infermeria, studenti indenni che si offrono di accompagnarli, Harry che è l'unico a spicciare parola per rifiutare, indirizzandoli a dare una mano alle loro spalle. Louis ricorda vagamente la mano sotto la sua testa, un attimo prima di sentirla scivolare contro la spalla: alza appena le dita a sfiorarsi la nuca, le riporta sotto i suoi occhi. Sono sporche di sangue, ma la pelle in quella zona è intatta, nemmeno lontanamente graffiata. Alza lo sguardo sul profilo di Harry, deciso e contratto dal dolore, e dice a mezza bocca, ormai vicini all'infermeria: ''Mi hai salvato di nuovo. Davanti a tutti.''

I'm Your Happily Ever After ||L.S.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora