➸𝑪apitolo cinquantuno

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Lando Norris

Ventuno giorni.

Ventuno giorni da quando ho ridotto al minimo i contatti con Camille. Ad essere onesto, li avrei tagliati del tutto se non fosse stato per Hervè. Ora però dovrò parlarle per più due minuti, sperando che la mia pazienza non salti in aria.

Quando busso al suo appartamento ho le mani che prudono dall'ansia e dal nervosismo. Ogni volta che vengo qui, la voglia di urlare è tanta ma la placo sempre per il bene comune. Sapere che questa casa ha visto Camille baciarsi con Carlos mi manda in bestia come nient'altro ha fatto in passato.

Ad aprirmi la porta però non è Camille come mi aspettavo, ma Arthur. So che i due gemelli si sono riavvicinati molto in quest'ultimo periodo, quindi non è una sorpresa trovarmelo davanti. Il problema è la sua espressione, tutt'altro che tranquilla.

"Lando...aspetta qui ora ti porto tutto"

Non mi permette nemmeno di sbriciare ciò che sta succedendo alle mie spalle e subito l'ansia mi invade. Ovviamente se qualcuno mi impone un divieto ho subito una grande voglia di infrangerlo, solo che questa volta non voglio essere io il primo a far esplodere la miccia.

"Arthur, dovrei anche parlare con Camille in realtà"

I suoi occhi chiari si spalancano velocemente, come se non si aspettasse questa mia richiesta.

"Di a me"

"Arthur, devo parlare con Camille"

Non voglio prendermela con lui, ma ultimamente mi è semplice perdere la calma con chi è innocente.

"Aspetta un attimo"

Accosta nuovamente la porta e da quel piccolo spiraglio lasciato semi aperto lo sento discutere in francese. Non sembra avere risposta dal suo interlocutore e, nonostante io non sappia dire altro che croissant e baguette, capisco facilmente che inizia a imprecare.

"Camille dice che puoi benissimo dire a me quello di cui hai bisogno"

È tornato con una maschera di freddezza sul volto, cosa che mi fa insospettire ancora di più. Ad interrompere questo momento è il pianto disperato di mio figlio, che sembra essere assatanato.

"Arthur fammi entrare"

"Col cazzo Lando, sicuramente ho più paura di mia sorella che di te"

"Che mi stai nascondendo?"

Tento un altro approccio, ma nuovamente vengo interrotto. Arthur mi ha sempre dato l'idea di essere quello più facile da corrompere, ma ora che dietro le mie spalle compare Charles capisco che la battaglia sia appena diventata più ardua del previsto.

Mi supera con una spallata, quasi come se non mi vedesse. È agitato e borbotta al volo due parole in francese al fratello prima di addentrarsi all'interno dell'appartamento.

"Ora ti do Hervè e le sue cose. Tu poi te ne vai e non ti fai vedere fino a quando non lo dovrai riportare qui. Non contatterai Camille, per nessuna ragione al mondo. Se succede qualcosa chiami me o Charles, sono stato chiaro?"

"Arthur ci metto tre secondi per entrare in quella casa, tu dimmi che cazzo succede e io me ne vado"

"Dovevi dire qualcosa a Camille? Dilla a me e finiamola"

Il suo telefono squilla avvertendolo di qualcosa, lo si capisce dal suo sguardo che si rabbuia nuovamente.

"Porto Hervè a Londra per tutta la settimana"

Rimane immobile a questa mia richiesta, o meglio, imposizione. Voglio passare del tempo con le mie sorelle e la mia famiglia.

"Va bene, ti prendo dei cambi in più"

Va bene? Già immaginavo gli occhioni chiari di Camille bruciarmi vivo, mentre mi spiegava almeno dieci diversi motivi per cui non avrebbe fatto fare al bimbo un viaggio così lungo.

Attendo pazientemente che il ragazzo faccia ritorno con il necessario e, appena ho il mio bambino tra le braccia, tutti i pensieri scompaiono. Ha lo stesso effetto di sua madre, un effetto calmante ormai diventato indispensabile nella mia vita.

Arthur non ha nemmeno fatto caso di aver lasciato di nuovo la porta semi aperta, così nonostante io non voglia realmente più avere a che fare con Camille decido di rimanere in ascolto sperando di capire qualcosa di più di quello che è successo.

"Mi devi dire come cazzo è successo Arthur"

Charles è furioso come non mai, rivolgendosi contro il fratello con un tono per nulla calmo.

"Charles ti giuro, non so nulla. Io stavo qui con Hervè"

"Ti rendi conto della gravità della situazione? Perché è incredibile che tu non ne sappia nulla"

"Charles non urlarmi addosso! So che stai incazzato per i fatti tuoi, per Grace e tutto il resto. Ma non puoi prendertela con me!"

"E con chi dovrei prendermela eh? Dimmi dove cazzo sta Camille, dimmi che sai esattamente se sta bene o no, dimmi se era destabilizzata dopo averlo saputo"

"Charles sei così ingiusto"

Il tono di Arthur si abbassa drasticamente, ma almeno adesso ho qualche informazione in più: Camille non è qui e nessuno in questa casa sa dove sia.

Vorrei odiarla per aver lasciato da solo nostro figlio, ma qualcosa di inquietante dentro di me mi dice che tutto questo è successo a causa di qualcosa di molto più grave.

"Ti avevo detto di starle accanto per due cazzo di giorni. Non ti ho chiesto mica la luna"

"Tu tanto accusi, ma dov'eri? Dimmi dove eri invece di stare affianco a tua sorella"

Silenzio tombale, o quasi. Sento il petto del piccolo Hervè sollevarsi in modo esagerato, sintomo che stia per scoppiare a piangere. Prendo questo come segnale per andarmene, ma una cosa è chiara: scoprirò esattamente quello che è successo.

➸ Wildest Dreams || Lando NorrisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora