➸𝑪apitolo cinquantatrè

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Lando Norris

"Dov'è lei?"

Domando quando la donna riporta la sua attenzione su di me.

"Meglio che tu aspetti ancora qualche giorno, dalle il tempo di riprendersi. Diciamo che ha avuto giorni difficili e Arthur non le aveva nemmeno chiesto il permesso di portarle via Hervè"

"Io voglio vederla"

"Lando la tua pazienza verrà ripagata, te lo assicuro"

Un rumore alle mie spalle mi impone di girarmi. Charles è appena entrato in casa con un volto livido. Non è arrabbiato, ma anzi furioso.

"Io mi sono rotto il cazzo di tutti quanti. Ora trascino fuori quella dal letto e poi"

"Charles ti sembra questo il modo di esprimerti?"

Charles che abbassa la testa dopo il rimprovero della madre è un qualcosa di imperdibile.

"Mamma dai"

Si avvicina con la coda tra le gambe verso di noi, notandomi solo ora.

"Che è successo?"

Domando quindi sperando di interrompere quel momento educativo.

"Grace ci sta provando con Arthur per ripicca"

Io e Pascale, come se fossimo connessi mentalmente, ci giriamo l'uno nell'altro affogando poi la nostra risata nella tazza.

"Vedete? Nemmeno mi prendete seriamente. È una stronza colossale. Ora con tutto il bene vado a trascinare quella larva di mia sorella fuori dal letto"

Così com'è arrivo, così torna sui suoi passi fermandosi davanti alla porta della sorella. Sta per bussare, o forse aprire la porta direttamente, ma si blocca sul posto ritornando nuovamente da noi.

"Okay sono troppo arrabbiato. Finirò per dire cose che non penso offendendola. Quindi Lando tu ora la vai a trascinare fuori dal letto"

Nuovamente io e Pascale ci guardiamo, ma non siamo più in sintonia. Io la guardo sperando che mi salvi da questa situazione, mentre lei sembra concordare con il figlio.

"Vai Lando"

Mi incita la donna, riponendo tutte le sue speranze in me.

"Non posso, non saprei né che dire né che fare. Non sono la persona giusta"

Charles si avvicina a me, puntando i suoi occhi chiari nei miei con totale serietà.

"So che forse ora pensi che stia così per colpa tua, ma non è così. Camille è fatta così, è il suo modo di affrontare i periodi difficili della vita. Tu ora vai lì, perché anche se in questo momento non vi potete nemmeno vedere so benissimo che sapete capirvi più di quanto io posso mai farlo."

Fa finalmente per andarsene, spero da una psicologa o da una cartomante, ma prima di chiudersi definitivamente la porta alle spalle si gira a guardarmi.

"È stato Carlos a baciarla e lei a rifiutarlo malamente. Se avessi ascoltato cosa avevano da dirti lo sapresti"

Colpito e affondato, non c'è che dire. Farmi prendere dalla rabbia non mi ha mai permesso di chiedere spiegazioni vere e proprie, tanto da bloccare Carlos dopo le sue insistenti chiamate.

"Vai da lei, non lo dico solo perché siete innamorati l'uno dell'altro, ma perché anche se non mi ha mai detto nulla su di voi, l'ho vista mettere l'orgoglio e la paura da parte con te"

Un ultimo sospiro da parte mia. Muoio dalla voglia di andare da lei, voglio stringerla tra le mie braccia, ma so che ciò sarà difficile da ottenere. Finalmente, quando mi ritrovo di fronte alla porta della sua camera, sento quel coraggio che da alcune settimane a questa parte mi è mancato ritornare ad impossessarsi di me.

Quando busso, come immaginavo, non ho alcuna risposta. Quindi nella mia mente arriva l'illuminazione suprema, capace di rompere qualsiasi resistenza da parte di Camille.

In cucina vado a prendere Hervè che riposa tranquillamente nella sua culletta.

Lo porto ancora insonnolito davanti alla porta, aprendola con calma. La camera è completamente al buio, ma riconosco i contorni dei mobili grazie al lungo tempo che ho trascorso in passato qui.

"Non fingere di dormire, so riconoscere il tuo respiro da addormentata"

"Giochi sporco Lando, hai Hervè con te ci scommetto la mia borsa preferita"

È voltata di spalle, impedendomi di vedere anche un minimo il suo volto.

"Ora accenderò la luce"

"Solo se riporti Teddy B di la"

Annuisco nonostante non possa vedermi, eseguendo ciò che mi ha chiesto per poi poter accendere la luce.

È racchiusa in un bozzo di coperte capace di nascondere tutto tranne la sua fronte.

"Posso sapere che ti succede?"

Forse troppo diretto, ma chiederle come stava avrebbe dato lo stesso effetto.

"Nulla, una semplice giornata no"

"Se fosse stata una sola giornata no, come minimo avrei ricevuto un centinaio di chiamate quando Hervè è stato a Londra con me"

Il suo silenzio è inaspettato, quasi come se fosse estranea alla situazione. La Camille che conosco avrebbe sempre la risposta pronta pur di non ammettere di aver torto.

"Non sapevo nemmeno che Hervè era a Londra"

Ammette così a bassa voce che probabilmente il suo era un pensiero che l'è scappato di bocca.

Decido quindi ti tentare la fortuna andandomi a sedere sul bordo del suo letto. È così fuori di sé che non protesta, ne prova ad allontanarmi con delle battutine sarcastiche.

"Camille, non credevo che fossi così"

"Così come?"

Non sussurra più, ma anzi sembra quasi offesa dalla mia insinuazione. L'obiettivo è proprio quello di farle saltare i nervi, poiché la rabbia è l'unica emozione forte che ora potrei tirarle fuori.

"Così irresponsabile. Verso di te, verso Hervè, verso la tua famiglia"

Il dolore al petto che percepisco dopo aver pronunciato queste parole è devastante, ma lo ingoio sperando che facendo ciò possa aiutare in qualche modo la donna che amo.

Che buffo definirla così nel momento in cui io e lei non siamo niente, eppure mentirei sostenendo che non fosse così.

Ho avuto una settimana intera se non di più per realizzare che ciò che mi faceva più arrabbiare del suo bacio con Carlos era proprio la paura di perderla. Razionalmente so che non l'avrebbe mai baciato di sua spontanea volontà, perché ho letto nei suoi occhi le stesse cose che provo io guardandola.

"So che stai provando a fare, mi dispiace già Charles mi ha insultato e non è cambiato nulla"

"Preferisco non farlo più allora, non ci riesco nemmeno"

to be continued...

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 03 ⏰

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