capitolo 15

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L'attesa che mi ha fatto sopportare quel pomposo agiato la dovrà pagare con il sudore. In quei pochi minuti che separavano i suoi passi pesanti dalla soglia della porta ho ideato un piano malefico per avermi lasciata alla sorte.

Mi sento quali costretta ad adagiarmi sul letto a baldacchino con naturalezza e disinvoltura, come se quel tempo passato da sola non mi fosse pesato affatto, afferro dei libri di scuola e apro la pagina dei compiti che ho già fatto ma che fingo di controllare e ritengo che le gambe serrate non facciano per l'occasione.

Sento il rumore delle chiavi che entrano nella toppa della serratura e la maniglia che gira per far aprire la sontuosa porta, dalla quale varca la soglia un uomo altrettanto imponente ed elegante.

Mi concedo un secondo per osservarlo e per notare che nell'istante in cui è entrato nella stanza mi ha cercata immediatamente con lo sguardo e una volta trovata stende leggermente i muscoli delle spalle. Distolgo lo sguardo il prima possibile, altrimenti quei rubini mi avrebbero affettata come burro e torno con gli occhi sui libri, sento i suoi passi farsi largo nella stanza verso il bagno e il borsone lanciato sulla prima superficie disponibile.

Quasi mi sono offesa per il fatto che non mi abbia rivolto la parola, ma il mio piano inizia ora.

Mentre il getto d'acqua risuona indisturbato nella stanza mi godo le fantasie della sua reazione. Dopo pochi minuti esce dal bagno con i capelli bagnati, una maglietta blu scura e dei pantaloni della tuta neri con un'asciugamano intorno al collo, mentre si avvicina al letto. Ma durante il suo tragitto qualcosa lo fa incappare, cerco di trattenere una risata mentre sento i suoi occhi spalancati osservarmi con perplessità e curiosità. Si abbassa, senza distogliere lo sguardo e richiama la mia attenzione mentre, rialzandosi, trattiene tra le dita l'oggetto incriminato.

-E queste cosa cazzo sono?

Alzo lo sguardo vittoriosa e sfodero il sorriso più ironico nel mio repertorio.

-Le mie mutandine.

A quanto pare non sono l'unica che la presa sul ridere perché anche lui mi lusinga con la risata più meschina che avessi mai sentito.

-E dimmi... Perché sono bagnate? Sei casa e chiesa solo quando sei con me?

Il mio sorriso si allarga.

-Evidentemente non mi fai questo grande effetto da vicino.

Si acciglia leggermente e, lasciando gentilmente il mio intimo sul letto appoggia un ginocchio sul materasso.

-Quindi quando non ci sono ti diverti eh...

Disse anche troppo maliziosamente per la posizione in cui volevo metterlo, ma ormai mela gioco.

-Occasionalmente, magari se fossi tornato prima mi avresti colta in flagrante, ma eri chiaramente troppo impegnato a correre per stare con me.

Mi metto a pancia in giù sul letto e riporto i miei occhi sul libro, orgogliosa della mia risposta.

Lui sale completamente sul letto e ghigna ancora più rumorosamente. 

-Come fai a sapere che stavo correndo? che mi stavi guardavi pervertita?-Merda-Allora non mi serve starti vicino per farti quell'effetto, che c'è quando mi allontano svanisce la timidezza e ti riveli?

Cazzo... Piano B.

-Non c'eri solo tu il quel campetto, non vantarti troppo, non pretenderai di lasciarmi sola per interi pomeriggi e avere un premio quando torni.

Si acciglia di nuovo, gli sbalzi emotivi che ha quest'uomo battono quelli di una donna con le mestruazioni.

-Non potevi guardare di meglio se non me, non credere di giocarti la carta della gelosia in questo caso-si piega verso il mio vecchio e sussurra-senza maglia sono il migliore.

A questa affermazione non so davvero come rispondere, quindi decido di distrarlo, muovendo i fianchi come per sistemarmi e allargo leggermente le gambe, tattica che sembra funzionare perché stranamente si zittisce cambiando atteggiamento, quanto sono semplici gli uomini.

-Dai non fare così, ho capito che ti ho trascurato oggi ma dovevo allenarmi.

Dice abbastanza secco buttandosi di schiena sul letto, accanto a me.

-Potevi anche evitare di farmi venire qui sapendo che dovevi lasciarmi da sola, preferivo rimanere da sola in camera mia dove posso fare quello che voglio.

Sbuffa rumorosamente e prende il telefono per scorrere sui sociale, quindi io con un pò di broncio ripongo i libri e prendo a mia volta il telefono rimanendo nella mia posizione.

Rimaniamo così per un pò fino a quando lo sento lanciare il telefono ai piedi del letto, mi giro verso di lui per capire cosa gli prende e osservo come il suo telefono sia a poco centimetri di distanza dal mio intimo abbandonato. Alzo lo sguardo verso di lui e lo osservo mentre porta una mano sopra il naso e l'altra dietro la testa.

-Che ti prende Bakugo?

Lui sposta lentamente lo sguardo verso di me.

-Tu non hai le mutande.

Trona nel silenzio, ed io spalanco gli occhi, accorgendomi che effettivamente aveva ragione, facendomi provare un imbarazzo che mi porta ad emanare automaticamente odori a lui graditi. 

Mi guarda ancora più intensamente e sento che anche lui sta emanando un profumo che segnalava solo una cosa.

Voleva che fossi sua.


Concediti -Bakugouxreader- omegaverseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora