Capitolo 10

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Cinque

Non ci vuole un genio per capire che Sandra ha capito molto bene che l'assassino di Ivan sono io. Me ne rendo conto dal fatto che, tra tutte le persone presenti nell'androne della Commissione, lei stia guardando me. Me. E che lo stia facendo con le labbra strette in una linea dritta, le sopracciglia verso il basso, le guance rosse.

È furiosa. È spaventata. Si sente colpevole di un crimine che ha subìto, anziché causato come lei crede.

Sorpassa la folla con l'agilità che la caratterizza e che la rende l'Agente migliore che abbia mai avuto, con uno slalom perfetto arriva davanti a me.

E mi supera per proseguire lungo il corridoio che la porta nel mia studio, non osando togliermi gli occhi di dosso. Vuole che io la segua quindi, fingendo un cordoglio che non mi appartiene, comincio a camminare.

Apro la porta del mio studio e lei è lì, pronta ad affrontarmi nel bel mezzo della sala e con le braccia conserte. Io, quindi, chiudo la porta dietro di me per isolarci dal resto della Commissione e la guardo, la bocca che automaticamente crea il suo ormai iconico ghigno.

"Lo hai ucciso", mi dice lei con il tono deciso. Non ha bisogno di conferme, l'ha capito ma non sembra dimostrarmi che cosa ne pensa a riguardo.

Che ho fatto bene? Che mi odierà per tutta la vita per questo?

Io, intanto, mi rendo conto di avere un'espressione calma e composta. Non c'è la benché minima ombra di rimorso. "Sì, l'ho fatto, ma tu non dovresti esserne sorpresa, tesoro. Lo sapevi che gliela avrei fatta pagare per quello che ti ha fatto".

"L'hai impiccato, Cinque. La sua è stata una morte lenta e atroce!" alza la voce, agita le mani all'aria.

Dopo tutto ciò che ha fatto, vuole ancora proteggerlo...

"Forse hai ragione. Forse ho lasciato che la mia rabbia e la mia gelosia influissero su di me. Ma devi capire una cosa". Mi avvicino a lei, il mio sguardo che non osa abbandonare il suo. "E cioè che quel bastardo ti ha trattata in una maniera indimenticabile".

"Aw, quindi l'hai fatto per proteggermi?" domanda lei con una vocina così stridula che è a colpo d'orecchio incredibilmente ironica. E poi, il tono si alza. "Lo hai ucciso! E questo ti porterà a delle serie conseguenze! Tutti capiranno che sei stato tu!"

"Non mi preoccuperei di ciò, sono stato discreto".

"Discreto?" Sandra si abbandona a una risata isterica. "Giusto, perché tutti penseranno che Ivan sia riuscito a volare per chissà quanti metri e poi uccidersi!"

Sentire il modo in cui mi sottovaluta mi fa quasi commuovere.

Davvero non ha capito che, quando si tratta di vendetta, la mia ragione ha la meglio e la mia parte professionale le va a braccetto?

"Sono il capo della Commissione", rispondo mentre i miei piedi avanzano lentamente verso di lei. "Conosco così tante regole, così tanti escamotages che, di tutti i metodi che conosco, posso uscire incolume ogni singola volta".

Continuo a camminare, i passi sincronizzati alle mie parole. Fino a quando lei non è con la schiena contro il muro, il capo alzato per via della leggera differenza d'altezza che ci portiamo.

"Io..." cerca di dire, ma il modo in cui mi impongo su di lei le fa dimenticare tutto ciò che la mente stava progettando di aggiungere.

"Tu sei salva. E sono stato io a salvarti. Salvare il tuo onore, la tua dignità".

Solo allora, solo a quella rivelazione, mi pone la domanda più importante di tutte. "Perché proprio io...?"

Non lo so. Davvero non so come sia incominciato tutto ciò.

Come, dal momento in cui ha varcato per la prima volta la soglia della porta del mio ufficio, la visione del mondo si sia trasformata. Come, per la prima volta dopo anni, riesco a vedere la luce nelle tenebre dell'apocalisse che la mia mente ha generato attorno a me e attorno a tutti coloro che mi sono vicini.

Forse è la sua bellezza eterea, i suoi capelli lunghi e mossi, a volte scomposti ma che mi fanno sempre e comunque impazzire, le sue labbra truccate di un rosso caldo che voglio baciare ogni volta che le vedo; le sue forme non prorompenti, ma neanche dalla timida dimensione. O forse è altro. Un filo che fin dal primo istante mi ha collegato a lei e mi ha condannato per una ragione che non so spiegarmi.

E che non so spiegare a parole.

Watcher || Five HargreevesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora