2. Barcellona, arrivo!

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Febbraio, 2022 - Barcellona

I tre giorni seguenti alla mia visita a Maranello li passo semplicemente in ufficio a studiare grafici e nuove strategie per il team o a casa.
É però arrivato il giorno della partenza per Barcellona per la prima sessione di test pre-stagionali , e ciò significa solo una cosa: cambiamenti.
Verrò finalmente catapultata in tutto e per tutto in questo fantastico mondo e non vedo l'ora. É tutto ciò che ho sempre sognato.
Arrivo in aeroporto alle sei, puntuale come un orologio svizzero, e noto che non é molto affollato, fatta eccezione che per alcuni turisti e per il team Ferrari, che spicca tra la gente a causa delle divise rosso fuoco.

Saluto Binotto ed i pochi ingegneri di cui a stento ricordo il nome. Dopo avermi spiegato che (sfortunatamente) i piloti ci raggiungeranno direttamente a Barcellona e che non viaggeranno con noi, il Team Principal ci invita a salire sull'aereo.
Il viaggio non é così male come mi aspettavo. Purtroppo il mio desiderio di riposarmi in viaggio é stato troncato sul nascere dal pianto di un bambino, adorabile per carità, ma che ha smesso di piangere solo dieci minuti prima dell'atterraggio, quindi ciao ciao sonno!

Arrivati nella città spagnola, ci dirigiamo subito verso il circuito di Catalogna. Non sono mai stata a Barcellona, ma c'è da dire che é fantastica. É viva, ci sono persone in ogni angolo, anche in pieno inverno, e sprizza felicità da tutti i pori. Spero vivamente di ritagliarmi del tempo per visitarla.
Appena mettiamo piede al circuito mi metto subito al lavoro nel box Ferrari, non voglio perdere tempo. Insieme ad un gruppo di ingegneri inizio ad analizzare i dati dell'anno scorso ed a sistemare alcuni bozzetti.

Dopo circa trenta minuti, Carlos ci raggiunge ai box, é il primo dei piloti ad arrivare.
«Hola ragazzi! Come va?» domanda. Abbraccia Binotto e saluta una decina di persone, per poi accorgersi della mia presenza. «Ciao Juliette!» mi dice lo spagnolo, saluto che ricambio con un semplice sorriso.
«Carlos, sai qualcosa di Charles? Quel ragazzo é sempre in ritardo, per l'amor del cielo...» é Binotto a parlare. Carlos scrolla le spalle «Non ne ho idea»
Ma come si dice, parli del diavolo e spuntano le corna, no? Ecco infatti che una chioma corvina fa capolino all'interno del box Ferrari, Charles Leclerc. «Scusate, c'era traffico»
«E quando mai» borbotta lo spagnolo.

Il primo giorno di test non va male, con Charles che finisce secondo e subito dietro Carlos al terzo posto. La macchina sembra andare bene ed anche i piloti hanno alte aspettative per l'inizio della stagione. Entrambi si trovano a loro agio con la macchina, il che é grandioso.
«Bravi ragazzi!» dice Binotto, quando i piloti si ritrovano entrambi nel box assieme a noi ingegneri. «Si prospetta una buona stagione»
Dopo una breve chiacchierata con il Team Principal su ciò che si dovrà fare domani, lascio il circuito con i piloti della rossa.

Mentre Carlos é estremamente estroverso e cerca sempre di instaurare una conversazione, Charles é l'esatto contrario. Parla solo se interpellato e sembra rinchiudersi in un mondo tutto suo. Questo suo fare "misterioso" mi intriga, é come se in un certo senso mi portasse a voler scoprire di più su di lui.
«Juliette, mi stai ascoltando?» é Carlos a parlare. Sono troppo presa dai miei pensieri da non sentire lo spagnolo che sta praticamente urlando nel mio orecchio. «Scusa Carlos, dicevi?»
«Stasera ci sarà un aperitivo tra noi piloti, per l'inizio della stagione. Una cosa informale. Ti andrebbe di venire?»
«Perché no?» dico con il sorriso.

*

Quando ho accettato di lavorare in Formula Uno di certo non mi aspettavo di prendere parte ad aperitivi e festicciole tra piloti.
É questa però la situazione in cui sono adesso, avvolta in un grazioso vestitino rosa, abbastanza leggero per il clima caldo di Barcellona. Raggiungo il locale in cinque minuti, per fortuna dista poco dall'hotel, e noto con piacere che é un posto tipico spagnolo.
Non é molto affollato, capisco il motivo per cui é stato scelto dai piloti. É lontano da occhi indiscreti.
Riconosco immediatamente Carlos, l'unico pilota della griglia che riesco ad individuare, e lo raggiungo. «Juliette! Sei arrivata finalmente» mi saluta lo spagnolo. «Già» rispondo.

«Vieni con me, ti faccio conoscere un po' di gente» e così dicendo afferra il mio braccio, trascinandomi letteralmente da una parte all'altra del locale. Ci fermiamo davanti un gruppo di piloti più giovani, tra i quali noto anche Charles. Indossa una felpa grigia ed un jeans semplice, che sembrano essergli stati cuciti addosso per quanto gli stanno bene.
«Ragazzi, lei é Juliette. É una nuova ingegnera della Ferrari» mi presenta Carlos.
Faccio la conoscenza di Lando Norris, pilota della McLaren, poco più piccolo di me, e di Pierre Gasly, che scopro essere il migliore amico del pilota monegasco.

«Piacere, Max Verstappen. Credo tu sappia già chi io sia» un biondo con gli occhi chiari compare davanti a me, tendendomi la mano. Come non riconoscere Max Verstappen, colui che l'anno scorso ha vinto per la prima volta il titolo mondiale e pilota della Red Bull Racing.
«Juliette Martini» gli stringo la mano. Il suo sguardo vaga per alcuni secondi per la mia figura, poi mi sorride e va a sedersi in un tavolo poco distante da noi. Giro lo sguardo verso i piloti alle mie spalle e noto che Charles ha gli occhi puntati su di me, probabilmente dall'inizio della mini-conversazione tra me e Max.

Passata circa un'oretta a chiacchierare del più e del meno, io decido di tornarmene in hotel. Non vorrei si facesse troppo tardi, domani é comunque un giorno lavorativo.
«Ragazzi, é stato un piacere avervi conosciuto. Si sta facendo tardi, meglio ritornare in hotel» mi congedo.
«Ti accompagno»
Questa frase l'ho già sentita, é infatti Charles a parlare. Déjà vu? «Non ce ne bisogno, stai tranquillo» gli sorrido.
«Insisto» dice, alzandosi dal divanetto
su cui era seduto «é pericoloso camminare da sola, a quest'ora» continua.
Decido di non insistere ulteriormente, sarebbe inutile, ed esco dal locale con il monegasco, non prima di aver salutato di nuovo tutti coloro che ho conosciuto questa sera. Alla fine sono stati parecchio simpatici, sono ragazzi che hanno la mia età e sono anche molto umili, al contrario di ciò che potrebbe pensare la gente. 
«Comunque l'hotel non é lontano, avrei potuto benissimo tornare da sola» dico, per rompere il silenzio.
«Non si sa mai»

«Che ne pensi di Verstappen?» mi chiede di botto. Ma che c'entra Verstappen adesso?
«É ok, credo» dico.
«Capisco» risponde il monegasco, che mi guarda con un espressione a me impossibile da comprendere, per poi tornare al suo solito silenzio. Credo di aver sentito un "É ok, credo" ironico da parte sua, ma non ne sono sicura.
L'aria inizia a farsi un po' fresca, causa del continuo tremolio del mio corpo. Accidenti a me e che ho messo questo vestito troppo leggero!

«Hai freddo?» mi chiede Charles. Prima che io potessi effettivamente rispondere si sfila la felpa, con un movimento veloce. «Mettila sulle spalle» dice porgendomi l'indumento. «Grazie» Appena poggio la felpa del monegasco sulle mie spalle, un buonissimo profumo di menta inonda le mie narici.
Raggiungiamo l'hotel in fretta e senza parlare ulteriormente. Anche se é di poche parole, é una piacevole compagnia quella di Charles.

Il monegasco si offre di accompagnarmi fino alla mia stanza. «A domani, allora» dico quando siamo ormai arrivati«Bonne nuit, Juliette» dice, sempre col sorriso sulle labbra.

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