Febbraio, 2022 - Barcellona
Questa mattina i ragazzi non correranno in pista ma bensì staranno con noi ingegneri per capirne un po' di più sulle loro prestazioni e per correggerne eventuali errori, quindi non abbiamo un vero e proprio orario da rispettare. Scendo per fare colazione verso le nove, non troppo presto ma neanche troppo tardi, e noto che la sala é praticamente vuota. Meglio, penso, mentre mi dirigo al buffet per riempire il mio piatto. "Riempire" si fa per dire, visto che al suo interno si trova solo un pacchetto di fette biscottate ed un caffè macchiato.
Io funziono così, una volta esagero e mangio decisamente troppo, l'altra invece a stento riesco a finire un pasto. Ma che ci posso fare?«Posso?» mi chiede una voce maschile, riferendosi alla sedia accanto a me. É Max.
Annuisco con un cenno del capo, mentre butto giù il caffè. Preferirei non essere scorbutica come l'altra volta, e bere la mia dose mattutina di caffeina mi sembra un buon rimedio.
«Non mi hai chiamato, ne mandato un messaggio» dice.«Non ne ho avuto occasione, e comunque alloggiamo letteralmente nello stesso hotel e lavoriamo nello stesso posto, che senso avrebbe chiamarti quando ti ho praticamente davanti a me?»
«Effettivamente hai ragione» come sempre, penso, ma evito di dirlo ad alta voce per non mandare in frantumi l'ego smisurato dell'olandese.
«Interrompo qualcosa?» Charles sbuca alla nostra sinistra, con l'impeccabile maglietta della Ferrari e dei semplici jeans chiari. Da quello che posso notare sembra parecchio irritato.
«No niente, stavamo solo chiacchierando» spiego.«Bene, perché dobbiamo proprio andare. Mi ha chiamato Binotto e sembrava parecchio arrabbiato del nostro ritardo»
Binotto? Ritardo? Ma se aveva detto che oggi non avevamo un orario stabilito... vabbè.
«Ehm...ok» dico rivolta al monegasco, poi mi giro verso Max «ci vediamo!»
Esco dall'hotel affiancata dal Charles, sotto lo sguardo dell'olandese.
Il moro non é mai stato più strano di cosi. In realtà é sempre strano, ma oggi decisamente più del solito. «É vero?» gli chiedo.
«Cosa?» risponde con gli occhi ancora puntati verso la strada, accelerando il passo. Perché va così veloce?
«Che ti ha chiamato Binotto» dico senza troppi giri di parole.«Forse é una piccola bugia» confessa, senza degnarmi di uno sguardo.
«Si può sapere che ti prende?» gli chiedo esasperata. Parlare con lui sembra parlare con un bambino di tre anni.
«Niente» dice «Max ed io non andiamo molto d'accordo. Tutto qui»
Senza che me ne accorgessi siamo davanti al circuito, e non ho nemmeno il tempo di rispondere che Charles scompare dalla mia vista.Mi reco da sola al box Ferrari, ricambiando il saluto di alcuni ingegneri con cui ho avuto il piacere di confrontarmi durante questi primi giorni. La scuderia sembra proprio come una grande famiglia allargata, tutti vanno d'accordo e non ci sono mai battibecchi, o almeno si evitano di gran lunga. É bello che in un ambiente così precario come la Formula Uno la scuderia possa essere un punto di riferimento sia per noi ingegneri che per i piloti.
La giornata scorre in fretta, passo quasi tutto il tempo con il team di ingegneri e con Charles e Carlos. Lo spagnolo é molto cordiale, tra di noi si é istaurata una buona amicizia, mentre il monegasco non fa altro che evitarmi da questa mattina, trovatemi una persona più strana di lui.
*
Essendo l'ultimo giorno qui a Barcellona i ragazzi hanno ben deciso di passare una serata in discoteca. In realtà doveva essere una cosa per soli piloti, ma ringrazio quella buonanima di Carlos per avermi invitata. Credo che questa serata l'avrei passata in camera a dormire se non mi avesse chiesto di unirmi a loro.
L'incontro é nella hall dell'hotel alle ventitré e quaranta, così raggiungeremo tutti insieme il locale.Inizio a prepararmi con due orette d'anticipo, per non fare tardi. Dopo una bella doccia calda ed uno shampoo fatto per bene, passo alla scelta dei vestiti. Non che ci sia molto da scegliere, visto che ne ho portati solo due.
Il primo é quello che ho messo alla serata dell'aperitivo, mentre il secondo speravo vivamente rimanesse chiuso nella valigia fino al mio ritorno. É un semplice tubino nero, ma é decisamente troppo corto per i miei gusti. L'ho portato solo per le evenienze, non che non mi stia bene, anzi, però non vorrei che sia troppo.É però l'unica opzione che mi rimane, quindi lo infilo e lo abbino a dei tacchi (abbastanza bassi, non vorrei fare un'altra figuraccia cadendo davanti a tutti) del medesimo colore. Mi trucco leggermente, solo un po' di mascara, correttore e lucida labbra. I capelli li lascio sciolti, non prima di aver passato la piastra, se no sarei sembrata letteralmente un leone. Una spruzzata di profumo alla vaniglia, il mio preferito, e mi fiondo fuori dalla camera, non prima di essermi controllata allo specchio.
Quando sto per chiudermi la porta della stanza alle spalle una voce alle mie spalle mi fa sobbalzare. «Che guapa!»
É Carlos, un giorno di questi mi farà prendere un infarto giuro.
«Dio Carlos, mi hai fatto saltare!»Lo spagnolo si scusa ed entrambi scoppiamo a ridere, poi ci dirigiamo verso la hall. Non c'è quasi nessuno, tranne per Pierre e quello che deve essere Mick Schumacher. Saluto il francese e mi presento a Mick, dato che non ho mai avuto l'occasione di incontrarlo prima.
Ormai mancano solo Charles e Max all'appello, ci hanno raggiunti anche Daniel Ricciardo, Lando ed altri piloti di cui non ho ancora fatto conoscenza come Yuki Tsunoda, compagno di squadra di Pierre, Esteban Ocon e Zhou Guanyu. I piloti più grandi non hanno deciso di unirsi a noi e credo sia meglio così.In questo momento mi ritrovo a conversare con Lando, Carlos e Daniel. Sono amici da molto tempo e non perdono tempo a raccontarmi brutte figure fatte insieme o a mettere in imbarazzo l'altro. Lo squillo di un telefono interrompe la nostra conversazione «Scusate, é Isa. Torno subito!» é Carlos a parlare. Isa é la sua fidanzata da ben cinque anni, anche lei spagnola. Il numero cinquantacinque me ne ha parlato molto, ogni occasione é buona per nominarla, e mi sembra davvero molto innamorato.
«Eccoli, i due ritardatari!» esclama Daniel, quando una chioma mora disordinata (ma quel tipo di disordinato che é il frutto di parecchio lavoro) fa capolino nella stanza, seguito da un olandese. Charles e Max si avvicinano a noi a passo svelto.
Il primo ha una camicia bianca e dei pantaloni neri, delle cose così semplici che però lo fanno sembrare impeccabile come sempre, mentre il secondo indossa anch'esso una camicia e degli jeans scuri. Il moro ricambia il mio sguardo sorridendomi, e tanti piccoli brividi si irradiano lungo la mia schiena. Decido di non farci caso e distolgo velocemente il contatto visivo.«Andiamo?» dice Max, sfoggiando un sorriso a trentadue denti. Aspettiamo che Carlos finisca di parlare a telefono e ci dirigiamo al locale.
É un bel posto, pieno di ragazzi della nostra età.La serata inizia bene, non bevo molto per il momento, solo un drink. Mi diverto a scherzare con Lando e Daniel, che a differenza mia forse hanno preso qualche cocktail in più e sono un po' "allegri". Questi però vengono richiamati per giocare a beer pong e scompaiono dal mio campo visivo, lasciandomi da sola sui divanetti.
All'improvviso mi sento tirare da un braccio e vengo catapulta in pista senza che me ne potessi accorgere. Mi giro e vedo Max, ancora con la mano sul mio bracco, sorridermi.
Mette le mani sui miei fianchi ed iniziamo ad ondeggiare a ritmo di musica, io mi assicuro sempre di non essere troppo vicina. Lucida si, stupida no.
Anche Max deve aver bevuto un po', lo riconosco, al suo solito profumo alla menta adesso si contrappone quello dell'alcol.É quando si china sul mio viso che mi scanso ed interrompo il nostro contatto. Bofonchio un semplice «Devo andare» e mi infilo tra la gente, raggiungendo immediatamente i divanetti dove prima stavo chiacchierando con i piloti della McLaren.
Max Verstappen ha provato a baciarmi?
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Brivido | Charles Leclerc
Fanfiction❝L'amore arriva quando meno te l'aspetti, ma soprattutto quando é l'ultima cosa che cerchi dalla vita❞ Juliette é appassionata di motori sin da quando ne ha memoria. Dopo ben tre anni passati a studiare ingegneria meccanica all'Università di Bologna...