6. Stupida pioggia

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Marzo, 2022 - Maranello

L'aereo per tornare in Italia era previsto alle cinque e mezza del mattino e mi maledico mentalmente per aver fatto serata il giorno prima. Anche se non ho bevuto, le poche ore di sonno si sono fatte sentire.

Vengo catapulta di nuovo nella monotonia di Modena, che ad essere sincera mi era un po' mancata, ma ritornare a lavorare in sede dopo essere stati a Barcellona é come ritornare a casa dopo una gita fantastica.
Comunque non me ne sto con le mani in mano poiché tra meno di due settimane ci saranno o test del Bahrain ed il Gran Premio, e noi ingegneri stiamo dando il massimo per sistemare la vettura. Anche i piloti stanno venendo spesso a Maranello per risolvere alcune questioni con Binotto e gli ingegneri prima di partire.

Mi ritrovo quindi in sede come consuetudine a lavorare per l'inizio della stagione. Da quando siamo tornati a Barcellona qui a Maranello c'è un via vai frenetico di idee e persone, siamo tutti entusiasti per l'inizio della stagione e vogliamo che tutto funzioni alla perfezione.
Sembriamo essere tutti in competizione tra di noi per chi riuscirà a trovare l'upgrade migliore da apportare alla macchina, ed in questi ultimi giorni la sede sembra un vero e proprio campo di battaglia.

Fortunatamente la pausa pranzo arriva in fretta, sto lavorando dalle otto di questa mattina e ho bisogno di staccare un po'. Non fraintendetemi, amo il mio lavoro, ma stare cinque ore seduta con lo sguardo fisso sul computer non é proprio il mio sport preferito.
Spengo il portatile e lo ripongo nel cassetto della scrivania, visto che finita la pausa dovrò ritornare a lavorare. Saluto un paio di ingegneri con cui prima mi sono confrontata e mi dirigo verso l'uscita della sede. A pochi metri da qui c'è un piccolo ristorante buonissimo in cui ci dirigiamo praticamente tutti noi ingegneri all'ora di pranzo. É un posto tipico, non dà nell'occhio ed é lontano dai riflettori. In poche parole é perfetto, ed in più si mangia benissimo.

«Juliette!» appena giro il capo mi ritrovo Carlos Sainz che mi saluta con la mano e mi fa cenno di aspettarlo.
«Ciao Carlos, anche tu in sede oggi?» domando con il sorriso.
«Avevamo da fare» il verbo al plurale mi suggerisce che ci sia anche Charles con lui «tu invece, dove vai?» continua.
«Pausa pranzo» spiego brevemente.
«Anche io e Charles stavamo andando a pranzare, se solo lui si muovesse.» dice «Che ne dici di unirti a noi?» chiede. Acconsento all'istante e mi unisco allo spagnolo per aspettare Charles.
Dopo venti minuti buoni vediamo finalmente la sua figura farsi sempre più vicina. «Ce ne hai messo di tempo, cabrón!» esclama Carlos appena il monegasco si ferma d'innanzi a noi. «Si scusa, stavo parlando con Mattia» sembra molto pensieroso, ed il suo tono preoccupato mi dà l'impressione che ci sia qualcosa che lo turba.

Poi si gira verso di me «Ciao Juliette, scusa non ti avevo visto» dice, facendo comparire sul suo volto un mezzo sorriso.
Senza perdere altro tempo ci dirigiamo al ristorante, siamo tutti e tre affamati.
«Carino questo posto» osserva Charles mentre si siede al tavolo, di fronte a me.
«Non ci sei mai stato?» fa di no con il capo.
Dopo circa cinque minuti siamo pronti per ordinare. Io prendo un semplice piatto di pasta, Carlos del risotto ed il monegasco una buonissima lasagna, sotto mio consiglio.

«Oltre ad essere bellissimo, in questo posto cucinano una delicia!» esclama lo spagnolo con gli occhi sognanti, assaporando l'ultima forchettata del suo risotto. Io e Charles lo guardiamo ridendo, sembra un bimbo piccolo.
Noi stiamo ancora mangiando, o meglio, Charles sta ancora mangiando visto che io non ho più fame.

Appena finiamo di consumare il pranzo come da rito discutiamo su chi debba pagare. E ce la stavo quasi facendo, se non fosse che il monegasco mi ha preceduto prendendo il conto e dirigendosi alla cassa.

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