1. Primo Giorno

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Febbraio, 2022 - Maranello

La sveglia suona puntuale alle sei e mezza, ma io sono ormai sveglia da quasi due orette. In realtà credo di non aver proprio chiuso occhio, in situazioni come quella di oggi mi é impossibile riuscire a dormire. Oggi dovrò recarmi a Maranello, nella sede principale della Ferrari, per iniziare la mia primissima carriera come ingegnera meccanica della rossa. Dire che sono in ansia é dire poco.
Ancora sono incredula: la scuderia più famosa nel mondo della Formula Uno ha scelto me.
Tra più di mille candidati validi, é stata scelta una ragazzina che si é laureata neanche un anno fa e con zero esperienza.
Non mi sto di certo lamentando: lavorare in Ferrari é da sempre il mio sogno, sin da bambina. Passare tutte le domeniche davanti alla televisione guardando due macchine rosse sfrecciare a tutta velocità mi ha portata a laurearmi in ingegneria meccanica con il massimo dei voti, e pensare che lavorerò nella Scuderia che ho tanto venerato da bambina mi fa fare i salti di gioia.

Mi preparo in fretta, indosso una camicia bianca abbinata a degli jeans chiari. Ai piedi ho le mie converse rosse, che richiamano il colore simbolo della Ferrari. Sono un po' come il mio portafortuna, in realtà.
Vivere a Modena si rivela un vantaggio poiché dopo circa quindici minuti in metropolitana riesco a raggiungere la sede in perfetto orario.

Credo di poter svenire da un momento all'altro, sarei più tranquilla se mi investisse un autobus. Un bel respiro ed entro nell'edificio, dove inizio a camminare fino ad un punto impreciso. Una voce mi richiama da dietro «Mi scusi, é lei la signorina Martini?» annuisco «Bene, la prego di seguirmi» mi invita. É una donna sulla trentina a parlare, capelli biondi racchiusi in uno chignon impeccabile ed un tailleur rosso che fascia il suo corpo. Dopo un'attesa che mi sembra infinita ci troviamo davanti una porta con su scritto "Team Principal". Mi giro e la signorina si é magicamente volatilizzata, lasciandomi da sola. Ok, ce la posso fare. Un bel respiro e busso delicatamente, ottenendo un "Avanti" come risposta.

Appena entro riconosco la figura di Mattia Binotto, Team Principal della Ferrari, colui con cui ho fatto il colloquio. «Signorina Martini, sono lieto di rivederla nel mio studio» mi stringe la mano «come avrà anche letto dall'email che le abbiamo inviato, lavorerà con noi per i prossimi tre mesi di prova, ma si spera anche per un periodo più lungo.» continua, facendomi l'occhiolino.
«Ci tengo a farle conoscere i suoi colleghi ingegneri ma soprattutto i piloti, con cui lavorerà ovviamente a stretto contatto»
Alla sua destra noto due figure: i piloti.
Carlos Sainz é il primo a stringermi la mano. «Piacere, io sono Carlos!» il suo accento spagnolo é buffo e la frase viene accompagnata da un sorriso sincero. «Juliette, piacere mio» ricambio il sorriso.

Dietro Carlos c'è un ragazzo moro, capelli mossi, lineamenti delicati ed occhi verdi. Dio che occhi, le foto non rendono loro giustizia.
É di Charles Leclerc che sto parlando, ovviamente, la sua fama lo precede. Colui che ha fatto sognare i Tifosi (ed anche me) con la sua ultima vittoria a Monza nel 2019. Il predestinato, il "pupillo" della Ferrari
Sentendosi osservato, ricambia il mio sguardo e mi sorride. Credo di essere diventata più rossa di una Ferrari. Prima figura di merda: fatta!
«Bonjour, io sono Charles» si presenta. «Felice di conoscerti» gli sorrido. Mi porge una mano, che stringo prontamente. Al suo tocco, una serie di brividi scorrono lungo la mia schiena.

«Bene! Adesso che le presentazioni sono state fatte, passiamo al lavoro» interrompe Binotto.
«Juliette, sei stata scelta ovviamente per i tuoi eccellenti risultati universitari, ma soprattutto in quanto tu sia abbastanza giovane e ti avvicini molto per età a questi due ragazzi qui» indica Charles e Carlos «sarei lieto di averti con noi nei test pre-stagionali di Barcellona, la settimana prossima. É un ottimo inizio per capire al meglio come funziona il lavoro in pista»
Annuisco all'instante: sono carica ma soprattutto elettrizzata di iniziare subito a lavorare nei box.
Nei trenta minuti seguenti Binotto mi spiega come funziona il lavoro qui in Ferrari, la gestione del team e tutto ciò che devo sapere per quanto riguarda il mio ruolo. Mi sento felicissima, un po' come quando dai ad un bambino dello zucchero filato.

Passo circa un'ulteriore oretta nella sede Ferrari, giusto il tempo per conoscere gli altri ingegneri con cui avrò il piacere di lavorare.
Mi incammino verso l'ascensore, per finalmente raggiungere la metropolitana e tornare a casa.
Quando l'ascensore sta per chiudersi, una mano blocca prontamente le porte e qualcuno si fionda velocemente all'interno dell'abitacolo.
«Scusami, vado un po' di fretta» dice, in un accento francese che riconosco all'instante: Charles Leclerc. «Oh ciao Juliette, non avevo capito che fossi tu. Stai tornando a casa?» chiede, con il sorriso sulla faccia.
«Si, sto andando a prendere la metropolitana in verità»

«Non guidi?»
«Non ho una macchina» lo correggo, senza aggiungere altro.
So guidare, ma essendomi laureata da neanche un anno una macchina é l'ultima cosa che posso permettermi.
«Ti accompagno io» offre con io sorriso.
Sto sognando, vero? Un pilota di Formula Uno si é appena offerto di accompagnarmi a casa? Qualcuno mi dia un pizzicotto, me lo sto sicuramente immaginando.
Nel mentre, le porte dell'ascensore si aprono, e Charles continua a guardarmi in attesa di una risposta. Mentirei se dicessi che quei due occhi blu che mi osservano dall'alto non mi mettano in soggezione.
«Grazie della proposta ma...» provo a spiegare.
Charles però mi blocca «Non accetto un "no" come risposta» dice, sempre con quel dannato sorriso sulla bocca.

Dopo neanche un minuto mi trovo davanti una maestosa Ferrari, rigorosamente rossa. Una magnifica Ferrari Portofino, per la precisione.
«Vuoi rimanere ancora a fissare la macchina oppure vuoi entrare?» dice il monegasco, con un espressione divertita. Non me lo faccio ripetere due volte e mi siedo nel sedile affianco a quello del guidatore con estrema precisione, attenta a non rovinare nulla all'interno della vettura.
Dopo aver dato a Charles il mio indirizzo, mette in moto la macchina ed iniziamo a sfrecciare ad alta velocità.

La sensazione che si prova correndo ad alta velocità con la macchina é difficile da spiegare. Il vento tra i capelli, l'adrenalina che scorre nelle vene, tutto ciò mi fa sentire viva. E poi con un pilota di Formula Uno alla guida, insomma, credo di star vivendo un sogno. Mentre l'auto sfreccia in tutta velocità sull'autostrada praticamente vuota, il tramonto rende questo momento ancora più magico.

Non parliamo molto durante il tragitto, dal poco che ho appreso Charles é un tipo particolarmente silenzioso e riservato, ma stranamente non é uno di quei silenzi imbarazzanti, anzi, mi sento a mio agio. Dopo meno di quindici minuti, arriviamo a destinazione e con rammarico mi trovo a dover scendere dalla bellissima Ferrari.
«Grazie mille per il passaggio Charles»
«Di niente Juliette, à bientôt!» non faccio in tempo a spiccicare parola che la bellissima Ferrari sfreccia via dal mio campo visivo.
Entro a casa in fretta, richiudendomi la porta alle spalle. Cos'è appena successo?

Brivido | Charles Leclerc Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora