Marzo, 2022 - Bahrein
Le giornate di test qui in Bahrein si sono rivelate più che difficili.
Tra la pressione di essere "perfetti" e l'ormai imminente inizio di stagione, non abbiamo avuto tempo per respirare.
Il nemico più grande da sconfiggere é la RedBull, o meglio, l'attuale campione del mondo Max Verstappen. Le aspettative sono alte, ma secondo me é meglio non montarsi la testa.
Anche perché la Ferrari é molto brava a rovinare le cose, ed é una tifosa a parlare.Comunque, oggi fortunatamente é l'ultima giornata di test prima del weekend di riposo (che passeremo sempre qui in Bahrein) e non mi resta che affrontarla al meglio.
Ultimamente sono stata talmente presa con il lavoro che quasi mi sono dimenticata come siano fatte altre persone al di fuori di Charles, Carlos ed i miei colleghi ingegneri. Abbiamo lavorato senza sosta, ed anche più del dovuto, concentrandoci principalmente sulla macchina del numero sedici come imposto da Binotto.Ritornando sul discorso "Max Verstappen", io e lui non abbiamo avuto modo di parlare in questi giorni. Ci siamo incontrati per caso un giorno fa nel paddock, ma ci siamo scambiati solo un veloce saluto poiché eravamo entrambi di fretta.
«Juliette, allora?» dice Giulio alla mia sinistra. Giulio é uno degli ingegneri con cui ho legato di più in queste due settimane, abbiamo avuto dei compiti in comune e mi sono trovata a conversare con lui più di una volta. É un uomo sulla trentina, con un forte accento romano. É sposato da poco ed ha anche una bellissima figlia di due anni, che per il momento ho visto solo in foto.
«Scusa Giulio, non ti stavo ascoltando. Dicevi?» rispondo con il sorriso, connettendo il cervello alla vita reale. Giulio mi indica sul computer alcuni dati riguardanti la traiettoria dei nostri piloti e ci mettiamo al lavoro cercando di appuntarci qualora si dovesse modificare qualcosa.*
La terza ed ultima giornata di test si é conclusa, fortunatamente. Binotto oggi è stato più insopportabile del solito, cosa a cui però sono abituata, e sono rimasta per quasi tre ore bloccata a lavorare sulla macchina di Carlos perché dava alcuni problemi.
Non vedo l'ora di entrare in camera, farmi una doccia, e di buttarmi sul letto a guardarmi un qualsiasi film romantico strappalacrime.
Mentre raggiungo il taxi che avevo chiamato per raggiungere l'hotel (in questi giorni mi sono fatta gentilmente dare un passaggio da Carlos e Charles, ma purtroppo sono già andati via), una mano si posa sulla mia schiena.«Lavorato fino a tardi?»
«Max» riconosco immediatamente la voce dell'olandese, girando di scatto il viso per scontrarmi contro il suo.
«In questi giorni non ci siamo né visti né sentiti» dice, mentre sulla sua faccia compare un piccolo broncio.
«Scusa Max, in questo periodo sto lavorando fino a tardi» gli sorrido debolmente.«Tranquilla, ti capisco» il tono della sua voce si fa un po' più preoccupato. Sono certa che essendo il campione del mondo in carica avrà un sacco di pressione e aspettative nei suoi confronti.
«Max, scusami, ma io avrei un taxi da prendere...»«Scusa di qua, scusa di là... Perché ti scusi sempre Juliette?» dice buttando gli occhi al cielo «Comunque, il taxi può aspettare. Noi due andiamo a fare un giro» sorride, poi la sua espressione si fa sempre più imbarazza. «Be', se tu sei d'accordo, ovviamente...»
Sul mio volto nasce un piccolo sorriso nel vedere il piccolo momento di imbarazzo di Max, poi mando un veloce messaggio al taxi dicendo che può anche andare via.
«D'accordo. Dove mi vuoi portare, signor Verstappen?»Mi sorride, poi ci dirigiamo verso la sua auto, un Aston Martin.
Durante il tragitto, che è stato in realtà molto breve, abbiamo parlato di tutto e di più: cibo, futuro, animali... ho persino scoperto che ama molto i gatti, cosa che non mi sarei mai aspettata da un tipo freddo come lui.Quando parcheggia, noto che ci troviamo in un piccolo borgo del posto. É molto carino, circondato da bancarelle e luci colorate. Max scende dalla macchina ed in uno scatto veloce corre ad aprirmi la portiera, prima che potessi farlo io. Sorrido al suo gesto, come se fosse un meccanismo istantaneo.
Iniziamo ad addentrarci all'interno del paesino, che per quanto possa essere piccolo è pieno zeppo di gente. Accorgendosi di questo particolare, Max mi afferra prontamente la mano mentre si fa strada tra le persone.
Dopo pochi minuti ci ritroviamo davanti un piccolo ristorante, che pur essendo minuscolo é anch'esso molto affollato.«Ho cenato qui la prima volta che venni a gareggiare in Bahrein» mi dice Max, mentre prende posto di fronte a me in un tavolino più appartato. «non fu una bella gara: mi ritirai. Era il mio secondo ritiro della stagione, dopo solo quattro Gran Premi. Mi sentivo una nullità, tutti mi vedevano come "il futuro della Formula Uno" mentre io ero nel mio motorhome pensando che non sarei mai arrivato da nessuna parte. Quella stessa sera, Daniel decise di portarmi qui per fare un giro. Non importava che fosse tardi, questo posto sembra non dormire mai» dice.
Ascolto con attenzione ogni sua parola. Max si sta aprendo con me, mi sta raccontando un pezzo della sua vita. É un buon segno?
«In questo piccolo ristorante parlammo del più e del meno. Riuscì a farmi dimenticare del risultato della gara.
Credo che quello sia stato l'inizio della nostra amicizia. L'anno dopo fummo compagni di squadra, e questo piccolo ristorante è un posto che visitiamo sempre quando siamo qui in Bahrein»
Max finisce la sua spiegazione con il sorriso, poi ordiniamo.La serata si rivela essere molto piacevole. Alla fine l'olandese, oltre ad essere forse un po' troppo pieno di se, sa anche essere divertente e non è poi così male.
É quasi mezzanotte quando decidiamo di ritornare in hotel, o meglio di accompagnare me in hotel visto che questa volta alloggiamo in due strutture diverse.Durante il tragitto regna un silenzio tombale, interrotto solo dalla musica che esce a tutto volume dalle casse dell'auto.
Max sosta la macchina di fronte all'albergo e constato di dover scendere.
«Grazie per la bella serata, Max» gli sorrido.
«Non devi ringraziarmi»
Faccio per aprire la portiera della vettura, ma la voce di Max mi fa girare di scatto.
In un movimento quasi impercettibile, mi posa un bacio nell'angolo della bocca, mirato esattamente per posarsi lì e non altrove.Mi getto immediatamente fuori dall'auto, con Max che sfreccia via un secondo dopo che ho richiuso la portiera.
La mia mente in quest'istante ritorna a Charles.
È come se fosse stato un riflesso immediato, quasi involontario, pensare a Charles.
Ma non è una cosa così importante infondo, meglio non darci tanto peso.
Giusto?NOTA DELL'AUTRICE
Questo capitolo sarebbe dovuto uscire ieri, ma purtroppo la notizia della morte di Liam Payne mi ha sconvolta tanto da non riuscire più a pubblicarlo.
Sono da sempre una fan degli One Direction e non appena ho scoperto quello che è successo ho sentito una parte di me andarsene per sempre. Pensare che solo poche ore prima dell'accaduto avevo ascoltato la sua voce tramite la loro musica mi ha distrutta.
Ci tenevo a ritagliare un piccolo spazio all'interno di questa storia per parlarne, poiché anche se ciò che è successo ha ben poco a che fare con il mondo della Formula Uno, gli One Direction rimarranno una parte fondamentale della mia infanzia. Le mie condoglianze vanno a Harry, Niall, Louis e Zayn, alla sua famiglia, ma soprattutto al piccolo Bear, che adesso si ritroverà a fare i conti con la morte del padre a soli sei anni.
Vola in alto Liam ❤
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Brivido | Charles Leclerc
Fanfic❝L'amore arriva quando meno te l'aspetti, ma soprattutto quando é l'ultima cosa che cerchi dalla vita❞ Juliette é appassionata di motori sin da quando ne ha memoria. Dopo ben tre anni passati a studiare ingegneria meccanica all'Università di Bologna...