3. Agitazione

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Febbraio, 2022 - Barcellona

Come ormai accade ogni mattina, il suono della sveglia rimbomba nella stanza.
Dormire non era mai stato così piacevole, soprattutto dopo la buonanotte di Charles Leclerc, e fatico ad alzarmi dal letto.
Dopo essermi svegliata del tutto, mi fiondo in doccia e mi preparo velocemente. Abbiamo la colazione alle otto ed in seguito ci dirigeremo al circuito per lavorare.
Appena scendo le scale che portano alla sala mensa dell'hotel, una mano si posa sulla mia spalla. «Juliette, come va?» riconosco subito il tono presuntuoso di Max e alzo la testa per guardarlo negli occhi. «Prima che tu arrivassi sicuramente meglio, ma si va avanti...» ironizzo, scansando dolcemente il suo braccio.
L'olandese rimane a fissarmi con un'espressione indecifrabile mentre io mi avvicino al tavolo del team rosso. Ok, forse sono stata un po' scontrosa, ma non riesco a reggere alcun tipo di conversazione prima del mio caffè mattutino. Più tardi mi scuserò, forse.

L'hotel é condiviso da tutti i team e piloti, ed ognuno di questi predispone di una tavolata per i propri ingegneri e piloti.
«Buenos días Juliette!» una voce maschile mi richiama. «Ciao Carlos» saluto lo spagnolo, sedendomi vicino a lui «dormito bene?»
«Muy bien» dice, addentando un churros «vuoi assaggiarne uno?»
«Volentieri» rispondo, prendendo il dolce.
«Charles! Finalmente sei qui» é Binotto a parlare. Mi giro per vedere il moro, sempre impeccabile con la maglietta rosso Ferrari ed un'aria ancora molto assonnata. É carino appena sveglio, ha un aria molto più dolce di quanto lo sia quotidianamente.
Il monegasco saluta il Team Principal con un cenno del capo, per poi sedersi di fronte a me e Carlos. «Buongiorno ragazzi»
«Alla buon'ora!» dice lo spagnolo «Tieni, prendi anche tu un churros»

Dopo aver fatto colazione ci dirigiamo tutti al
circuito, per iniziare a lavorare.
Ormai é passata circa una mezz'ora, ed i ragazzi sono nelle loro macchine pronti a partire ed a dare il meglio di loro.
In questo momento in realtà non mi trovo nel box, ma bensì mi sono concessa un piccolo giretto per il paddock con un cappuccino alla mano. Lo so, ho fatto colazione praticamente mezz'ora fa, ma allo stomaco non si comanda.
Mentre mi faccio strada tra i box dei vari team,
sento una mano poggiarsi sulla mia spalla. Un forte profumo alla menta mi suggerisce che si tratti di un certo Max Verstappen. É infatti proprio lui che mi ritrovo non appena giro il capo.

«Che fai, mi segui?» chiedo, guardandolo negli occhi.
«Forse» risponde il biondo, mantenendo il contatto visivo.
«Non dovresti lavorare in questo momento?»
«Potrei farti la stessa domanda»
«Touchè» dico, portandomi il bicchiere alle labbra. «Scusami per questa mattina, non ero dell'umore giusto»
«Tranquilla, lo avevo capito» risponde, facendomi l'occhiolino.
Una notifica sul telefono dell'olandese interrompe il silenzio creatosi tra di noi «A dopo Juliette, adesso devo andare» mi saluta, non prima di avermi messo tra le mani un bigliettino.
Guardo Max scomparire lentamente nel box della RedBull Racing, poi apro il pezzo di carta stropicciato. C'è un numero di telefono, con accanto una faccina sorridente e la scritta "chiamami".
Max Verstappen mi ha appena dato il suo numero? Lo stesso Max Verstappen che lo scorso anno ha vinto un titolo mondiale battendo il sette volte campione del mondo Hamilton?

Metto il bigliettino in borsa, mentre faccio retro-front e ritorno di nuovo ai box Ferrari.
Passo i seguenti trenta minuti nell'osservare le macchine di Charles e Carlos sfrecciare ed a discutere con gli altri ingegneri su possibili cambiamenti. Alla fine della giornata, i risultati sono migliori di quanto ci aspettassimo: Charles é in testa, mentre Carlos raggiunge il quinto posto.
Dopo la sessione il Team Principal convoca noi ingegneri e piloti per darci delle direttive su ciò che faremo domani.

*

In questo momento mi trovo nella mia camera, stravaccata sul letto con la musica nelle orecchie. Dopo una giornata lavorativa, un po' di relax é obbligatorio. Avrei tanto voluto passeggiare per le vie di Barcellona, ma purtroppo sta piovendo a dirotto da almeno un'ora.
Mi siedo a gambe incrociate sul letto, osservando la mia figura dallo specchio della piccola scrivania della stanza. Davanti a me c'è una ragazza decisamente assonnata, con delle occhiaie da paura ed una treccia spettinata. In poche parole sembro uscita direttamente da un film horror.
I miei occhi vagano ancora per un po' in giro per la stanza, fino a quando non si soffermano sulla poltroncina posta vicino al balcone, dove c'è una felpa grigia.

Cazzo! É la felpa di Charles!
Ieri sera quando mi ha accompagnato in hotel devo essermi dimenticata di ridargliela.
Sarà meglio portargliela adesso.
Lancio un'altra occhiata allo specchio. Decisamente non così, devo darmi una sistemata. Non che me ne freghi qualcosa di Charles, ma vorrei comunque essere presentabile, per chiarirci.
Sciacquo il viso e pettino i capelli, lasciandoli sciolti. Non mi trucco, stendo solo un velo di correttore per cercare di nascondere le occhiaie, ma ho un aspetto sicuramente migliore rispetto a prima.
Prendo la felpa di Charles e le chiavi della stanza, e mi richiudo la porta alle spalle.
Ok, adesso... dov'è la stanza di Charles? Non ne ho la più pallida idea. Forse potrei provare a chiederlo alla reception.
Mi dirigo verso la hall dell'hotel, ma durante il tragitto incontro Carlos. Incontrarlo adesso é un po' come quando trovi dell'acqua nel deserto, capita a pennello. «Ciao Juliette! Dove vai?»
«Ciao Carlos. Ecco... dovrei ridare questa a Charles. A proposito, sapresti dirmi dov'é la sua stanza?» chiedo.

«Ehm... é la cento quindici, secondo piano» mi risponde il moro, con una strana espressione sul volto. Dopo averlo ringraziato inizio a camminare verso le scale che portano al secondo piano, ma Carlos richiama la mia attenzione «Hai molte cose da raccontarmi, Juliette!»
Ignoro ogni allusione possibile dello spagnolo
ed in meno di cinque minuti mi ritrovo a bussare alla porta della camera cento quindici.
La porta si apre quasi all'istante, facendo comparire d'innanzi a me un Charles Leclerc in tuta, con i capelli bagnati. Probabilmente é appena uscito dalla doccia. Mentirei se dicessi che non é un bel ragazzo. «Juliette? Ciao» mi saluta il moro.
«Ciao Charles, sono venuta per riportarti questa...» indico la felpa «ieri sera mi ero completamente dimenticata di ridartela. Scusami» dico tutto d'un fiato. Perché sono così agitata? Devo semplicemente restituire una stupida felpa. Eppure continuo a mordermi il labbro, cosa che faccio solo quando sono agitata.
«Non scusarti» mi rassicura «grazie per avermela riportata. Avresti potuto tenerla, se volevi» dice col sorriso. Dio, ha sempre il sorriso sulle labbra questo?

«Ehm... io vado, allora» dico, per smorzare l'imbarazzo creatosi tra di noi. «a domani!»
Mi fiondo sulle scale senza neanche permettere a Charles di formulare una risposta. Ritorno in camera mia velocemente, richiudendomi la porta alle spalle.
Ha detto che per lui potevo tenermi la felpa.
É una cosa positiva?
Credo di si, a me avrebbe sicuramente fatto piacere, aveva un profumo così buono... aspetta, cosa sto dicendo?
Sarà la stanchezza a parlare al mio posto, meglio dormirci su.

Brivido | Charles Leclerc Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora