10. Bahrein

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Marzo, 2022 - Bahrein

Mi sono voluti tre giorni per preparare al meglio le valigie per il Bahrein. Passeremo lì più di una settimana tra test e Gran Premio e credo sia stato un miracolo riuscire a far entrare tutte le mie cose in sole due valigie.
Mi sono svegliata prestissimo, alle quattro del mattino, per farmi trovare pronta in tempo.
Ho già bevuto il mio solito caffè mattutino, o forse ne ho bevuti due...
In ogni caso, il caffè non ha ancora fatto effetto perché mi sento molto più stanca di prima ed ho persino messo il sapone per le mani sul mio spazzolino al posto del dentifricio. Fortunatamente me ne sono accorta in tempo, altrimenti quello sì che sarebbe stato un problema.

Charles arriva, stranamente, puntuale sotto casa mia ed io mi affretto a raggiungerlo. Anche lui ha un aria parecchio assonnata, ma il suo sorriso delicato non perde tempo ad accogliermi non appena i nostri occhi si incrociano. Si precipita fuori dall'auto per aiutarmi a mettere le valigie nel bagagliaio, io ricambio il suo sorriso e nel frattempo prendo posto in macchina.
Devo dire che i sedili di questa fantastica Portofino rossa non mi sono mai sembrati così comodi e perfetti per una bella dormita.

Il monegasco entra in macchina e partiamo alla volta dell'aeroporto. Mi concedo una manciata di secondi per osservare Charles alla guida; ha lo sguardo fisso sulla strada, i capelli un po' disordinati come suo solito, le labbra leggermente screpolate per via del freddo. Forse sono rimasta a guardarlo decisamente per più di una manciata di secondi, poiché Charles distoglie brevemente lo sguardo dalla guida per incrociare il mio. Ci siamo guardati per un solo attimo, ma é stato abbastanza per far diventare le mie guance simili ad un peperone.
Per tutto il resto del viaggio non ho più lanciato neanche un'occhiata a Charles, per evitare di fare altre brutte figure.

Arrivati a destinazione, notiamo Carlos aspettarci fuori la sua auto.
«Buongiorno ragazzi!» sorride appena ci vede. Come fa ad essere così sveglio? Io sembro letteralmente uno zombie!
«'Giorno» sibilo, cercando di trattenere uno sbadiglio.
Manca solo Pierre all'appello e rimaniamo ad aspettarlo per una ventina di minuti.

Quando anche il francese é arrivato, ci affrettiamo a prendere posto sul jet. É molto spazioso, io mi siedo vicino al finestrino (non prima di aver posato i bagagli ovviamente), con Carlos di fronte. Pierre dà uno sguardo ai posti prima di accomodarsi vicino allo spagnolo.
Charles é l'ultimo ad entrare e si siede nell'unico posto vuoto rimasto, ovvero affianco a me.
Non gli dò molta importanza, l'unica cosa che voglio fare per le prossime cinque ore di volo é dormire e nessuno me lo vieterà. Lancio un ultimo sguardo al telefono, prima di metterlo in modalità aereo.

Pierre e Charles sono immersi in una fitta conversazione in francese, di cui ovviamente non capisco niente, mentre Carlos sta sorridendo sullo schermo del telefono, cosa che mi fa credere si stia messaggiando con Isa, la fidanzata. In vista del decollo lo spagnolo posa subito il telefono.
«Carlos, quando arriverà Isa?» chiedo quando alza lo sguardo.
«Nella settimana di gara. Avrebbe voluto venire anche per i test ma il lavoro l'ha tenuta impegnata» risponde. Annuisco e sposto lo sguardo sul finestrino. Siamo decollati da un paio di minuti ed il sole sta iniziando a sorgere solo adesso.

La stanchezza inizia a farsi sentire e mi rigiro nel sedile per riuscire a trovare una posizione più comoda e addormentarmi. Con la coda dell'occhio osservo gli altri: Carlos sta leggendo una rivista (credo di cucina? non ci vedo molto bene da lontano), Pierre é già immerso nel mondo dei sogni e credo lo sia anche Charles.

«Sei scomoda?» la voce del monegasco quasi mi fa saltare dalla paura, credevo stesse dormendo. «Scusa Charles, ti ho svegliato?»
«No, tranquilla. Sei scomoda?» richiede.
«Un po'» abbasso la voce, improvvisamente ricordandomi di Pierre che dorme a pochi metri da noi.

«Puoi appoggiarti a me, se vuoi» dice indicandosi la spalla con l'indice.

«Tranquillo Charles, non voglio darti fastidio»
«Non mi dai fastidio Julie» sorride. Come si fa a dire di no a quel sorriso?
In pochi secondi mi ritrovo con la testa sulla spalla del monegasco, che si rivela essere realmente comoda, e le mie narici sono inondate dal buonissimo profumo di Charles.
Mi addormento in un batter d'occhio.

***

«Julie, siamo arrivati» la voce di Charles mi arriva ovattata mentre apro lentamente gli occhi. Ho ancora la testa sulla sua spalla.
Non appena alzo il capo i miei occhi si scontrano con i suoi e la sua bocca si apre in un sorriso.

Interrompo il nostro contatto visivo e mi alzo dal sedile, sistemando la mia felpa nera che si é un po' stropicciata. Mi dirigo per prendere le mie valigie ma mi accorgo che Charles mi ha preceduto quando si palesa davanti a me con le mie due valigie rosse ricoperte da sticker di ogni tipo. «Grazie» gli sorrido, afferrandole e dirigendomi verso la porta d'uscita.
Davanti a me ci sono Carlos e Pierre, che sono stati inaspettatamente silenziosi per tutto questo tempo e che si stanno lanciando degli sguardi indecifrabili.

Non appena le porte si aprono ci catapultiamo letteralmente fuori, impazienti di trovare un buon posto per pranzare. I test inizieranno oggi stesso, ma fortunatamente avranno luogo nel pomeriggio quindi abbiamo circa due orette libere prima di doverci recare in pista.

Improvvisamente, la mano libera di Carlos, che sta camminando affianco a me, si poggia sulla mia spalla.
«Allora, dormito bene Juliette?» dice, assicurandosi che possa sentirlo solo io. So per certo che si sta riferendo a ciò che é successo sull'aereo –e qualcosa mi dice che questo sia anche il motivo del silenzio suo e del francese e dei loro sguardi strani. Non so cosa si siano messi in testa, e forse preferirei non saperlo, perché di sicuro si tratta di qualcosa di sbagliato.

Mi limito a non rispondergli, lanciandogli un occhiataccia seguita subito da un colpetto sulla spalla. Ottengo una breve risata silenziosa in risposta, mentre aumento il passo per superare lo spagnolo ed un piccolissimo accenno di sorriso si apre sulle mie labbra.

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