7. Simulatore

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Marzo, 2022 - Maranello

Oggi é il giorno di andare al simulatore con Charles. Se ieri eri così entusiasta della notizia, in questo momento vorrei solo sprofondare minimo dieci metri sotto terra.
Non ho minimamente voglia di rivederlo dopo ciò che é successo ieri e credo di essermi scavata la fossa da sola. In somma, come mi é venuto in mente di invitarlo a casa mia? Però é lui che si é avvicinato a me, non il contrario. Chissà cosa sarebbe potuto succedere se non si fosse bloccato...
Assolutamente niente. Tieni la testa sulle spalle, Juliette!

La colazione é il mio momento preferito della giornata, ma ora come ora é stata assolutamente rovinata dai miei pensieri, quindi butto giù il caffè e mi preparo velocemente.
Decido di raggiungere il simulatore a piedi, visto che é abbastanza presto e non é poi così tanto distante da casa mia, nella speranza di riuscire a svagare la mente, ma niente da fare, la scena di ieri sera continua ad essere impressa nella mia mente.

Arrivo a destinazione con largo anticipo e sfrutto questo tempo per esplorare questa parte di Maranello a me sconosciuta.
Devo dire che la tentazione di provare a guidare al simulatore é tanta, ma riesco a  controllarmi. Dopo un tempo che mi sembra infinito, finalmente Charles mi degna della sua presenza, ritardatario come sempre. Non appena fa il suo ingresso al simulatore ci mettiamo subito a lavoro, senza perdere tempo.

Mi diverto a selezionare varie piste per far allenare Charles, ma ovviamente ci concentriamo di più su quella del Bahrain, essendo il prossimo Gran Premio situato lì.
Guardo incantata i movimenti di Charles dallo schermo elettronico del simulatore. Mi é sempre piaciuto il suo modo di guidare: é aggressivo e istintivo, e predilige una vettura sovrasterzante. Con la nuova monoposto sembra trovarsi benissimo.
Dopo quelli che devono essere stati almeno otto giri per la pista del Bahrain, il monegasco si gira a guardarmi.
«Allora? Come sono andato?» mi chiede con un ghigno e la classica espressione di chi sa di essere andato bene, ma vuole sentirselo dire.

Decido di non dargliela vinta «Abbiamo lasciato la modestia a casa?» lo prendo in giro «Non cantar vittoria troppo in fretta» gli faccio l'occhiolino, mentre seleziono l'opzione "bagnato" sul display del simulatore. É molto improbabile che piova in Bahrain in questo periodo, ma non volevo vedere i suoi occhi tingersi di soddisfazione, o almeno non così in fretta.

La guida di Charles sul bagnato é a dir poco divina e mi ritrovo con gli occhi attaccati allo schermo fino a quando non finisce. Mi guarda aspettando una risposta alla domanda posta precedentemente.
«Sei andato bene» dico a forza.
«Modestamente» si vanta lui. Questo ragazzo é stato creato per infastidirmi o cosa?
«Non vantarti con me Leclerc, potrei sabotare la tua monoposto da un momento all'altro» lo minaccio.
«Ok, ok... hai vinto» dice alzando le mani «Ho fame. Pausa pranzo?»

Non posso dirgli di no, stamattina non mangiato nulla a colazione e la fame inizia a farsi sentire. Raggiungiamo un'enorme sala con dei tavoli circolari, occupati da alcuni impiegati con la divisa rosso fuoco. Deve essere una specie di mensa.
«Vieni» Charles mi fa strada verso il bancone.
«Qui fanno dei tortellini buonissimi»

Scelgo di seguire il suo consiglio, prendendo dei tortellini con la panna, e lui mi segue a ruota. «Ehy! Non dovresti essere a dieta, tu?»
«Forse... uno strappo alla regola non fa mai male. Ci andiamo a sedere?» cambia discorso, prendendo il vassoio con l'acqua ed il nostro pranzo.
«Dovrò parlare con Andrea...» Andrea é il suo personal trainer e nutrizionista, é lui che controlla i suoi pasti ed il suo piano d'allenamento.
«Rabat-joie» dice, alzando gli occhi al cielo e sedendosi al tavolo. Lo guardo confusa, portando una forchettata di tortellini alla bocca «Traduzione?»

«Aspetta, tu non parli francese?!» domanda perplesso.
«Dovrei?» continuo a mangiare indifferente i tortellini, Charles aveva proprio ragione, sono squisiti. 
«Be' pensavo lo facessi, visto che hai letteralmente un nome francese» dice divertito.
Avevo dimenticato questo piccolo particolare.
Mio padre é francese, ma io e lui non ci parliamo da quando avevo poco più di due anni. Lui e mia madre si sono separati prima della mia nascita, ed ha ben deciso di tagliare tutti i rapporti con noi per stare felice e spensierato con la sua nuova famiglia. Il mio nome é rimasto quello francese che avevano scelto insieme, ma io non ci capisco un tubo di francese e non ho mai avuto l'occasione per impararlo.
«Diciamo che ai miei piaceva questo nome» dico scrollando le spalle. Non mi sento pronta ad aprire l'argomento "famiglia" con Charles.
Non ho mai raccontato questa cosa a nessuno, figuriamoci a lui.
«Comunque significa "guastafeste"» specifica, portando alla bocca un'altra forchettata ti tortellini.

Dopo pranzo io e Charles ci rimettiamo subito a lavoro, questa volta ci concentriamo su diversi circuiti come quelli di Baku, Shanghai e Monaco.
Sono ormai le sei del pomeriggio quando facciamo un ultimo controllo alla pista del Bahrain e mettiamo tutto a posto per lasciare il simulatore ordinato. Il mio cellulare suona e mi viene quasi un colpo quando leggo sul display che si tratta di un messaggio di Binotto.

Riesci a venire in sede per prendere dei dati da analizzare sulla monoposto di Charles? Dovrei anche parlarti di una cosa

Rispondo con l'emoji del pollice in su (é così che si fa tra vecchi, no?) e mi fiondo subito fuori l'edificio, seguita da Charles.
«Bisogno di un passaggio?» chiede confuso dal mio comportamento. Acconsento, e dopo avergli spiegato di dover andare in sede, mette in moto la macchina e partiamo.
«Potresti andare un po' più veloce? Insomma, sei un pilota di Formula Uno o no?» chiedo in preda al panico.
Quando ho letto il "Dovrei parlarti" di Binotto ho subito iniziato a pensare al peggio.
«Ma ti vuoi rilassare? É Mattia che ha chiesto di te, non il presidente della Repubblica»
«Zitto e guida» rispondo.

«Giuro che sono a tanto così dallo sbatterti fuori e farti andare a piedi» dice mantenendo gli occhi sulla strada.
«Be', si dia il caso che Binotto ha chiesto di me per qualcosa che riguarda la tua monoposto, quindi fossi in te non farei tanto l'antipatico» ribatto acida. Quando sono sotto pressione divento irascibile, non posso farci niente.
«Sei insopportabile» sussurra scuotendo il capo.
Arriviamo a destinazione in meno di dieci minuti e mi fiondo immediatamente all'interno della sede. «Ti aspetto fuori!» é quello che mi urla Charles quando sono quasi entrata.

Raggiungo l'ufficio di Binotto in fretta, bussando educatamente alla porta prima di entrare.
«Juliette! Eccoti» mi accoglie, per poi porgermi alcuni documenti
«Questi dati sono sballati, e noi non riusciamo proprio a capire cosa c'è che non va. Potresti darci un occhiata?»

«Certo!» dico, con forse un po' troppo entusiasmo «Cercherò di riuscire a sistemarli prima della partenza per il Bahrein»

«A proposito del Bahrein...» inizia «non so tu che idea ti sia fatta, ma io non penso che tu ci accompagnerai lì per i test e il Gran Premio, o tantomeno ad altre gare in un futuro immediato.
Non fraintendermi, sei un ingegnera con moltissime capacità... é solo che mi sembra un po' troppo presto per portarti con noi. Ovviamente ti farò sapere se cambierà qualcosa, ma non ne sono molto convinto»
Rimango un po' spiazzata da questa rivelazione. Effettivamente sono stata una stupida a pensare che la strada per lavorare in pista sia stata così facile.
Stupida, Juliette, sei solo stupida.

«Capisco...» dico con il sorriso, per mascherare il mio dispiacere.
«Ottimo! Volevo solo mettere le cose in chiaro per evitare disappunti»
Dopo esserci congedati io esco dalla sede e mi fiondo subito nella Portofino rossa di Charles, che intanto é rimasto qui ad aspettarmi.

«Tutto a posto?» chiede, con un velo di preoccupazione negli occhi.
Faccio di sì con il capo e partiamo alla volta di casa mia «Divinamente» dico ironica.
Charles deve aver capito che non mi va di parlare, visto che rimane in silenzio per tutto il tragitto.

Solo quando siamo davanti casa mia mi ritorna in mente tutto ciò che é successo ieri con lui. Possibile che sia riuscito a far finta di niente?

Brivido | Charles Leclerc Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora