2. Acida

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NB: un personaggio presente all'interno di questo capitolo utilizza il genere neutro. Ho deciso, per una questione di correttezza e inclusività, di utilizzare lo schwa la modalità più comune per segnalarlo. Spero di averlo fatto nella maniera corretta. Mi scuso se dovessero esserci errori da questo puto di vista. In caso, non esitate a segnalarmelo.

Probabilmente non tutti saranno d'accordo (spero solo per una questione di abitudine e non per altri motivi), ma ci tengo a dire una cosa. Sono dell'idea che la lingua, in quanto cultura, sia in costante evoluzione. Si adatta ai cambiamenti e alla sensibilità della nostra società. Se così non fosse, sarebbe morta. Perciò, spero possiate apprezzare questa decisione.

Grazie per l'attenzione. Vi auguro una buona lettura. ^^







Blue,

Giuro che io con questa storia non c'entro. Ho ripetuto duemila volte a La Seccatura (sì, chiamo ancora così Penelope) che l'idea delle lettere è pessima. Le ho anche spiegato che gli Stratioti non hanno lo stesso concetto di scrittura che avete voi umani, ma la conosci meglio di me: fa tutta la "cittadina delle Galassie", ma in realtà è rimasta una stolta umanocentrica che crede che la cultura terrestre sia Universale. 

Blue. Che stupidə che sono! Sto parlando solo de La Seccatura, quando invece dovrei concentrarmi su altro. Sono così abituatə a non averti più con noi da non considerarti neanche  come un essere vivente. Ai miei occhi, hai assunto i contorni di un'entità mitologica. Blue Maric.

All'inizio di questa storia, non avrei mai creduto che sarebbe finita così. Io che, come un terrestre qualsiasi, scrivo una lettera per un'amica che si trova chissà dove. La verità è che sono come Penelope: sono rimastə lə stessə di qualche anno fa.

Tu lo ricordi ancora quel giorno? Quel blackout durante l'interrogatorio di quel cretino del compare de La Seccatura?

È così che è iniziato tutto.

Lə Tenente Ren 72° tamburellava un dito sulla scrivania della stanza briefing dell'astronave dei Vigilantes. La superficie del tavolo sembrava il guscio di un uovo di Avio, liscio e traslucido, ma duttile al tatto. Le pareti, bianche e asettiche, facevano risaltare ancora di più i contorni blu acceso di medio e indice che si alternavano, un leggero rumore sordo era tutto ciò che si poteva udire. Si passò l'altra mano sulla testa azzurra, scevra di capelli, le orecchie a punta e palmate si alzavano e si abbassavano alla ricerca del più piccolo dei sussurri: nulla, neppure un fremito o una vibrazione. Le dita smisero di picchiettare.

I due ragazzi che avevano appena arrestato si tenevano a debita distanza dall'altra estremità dell'ovale. L'osservatorio della sala si affacciava sul portale principale del Settore A della Galassia di Andromeda. Il traffico quel giorno era più intenso che mai, le navi dei loro colleghi si muovevano coordinati intorno all'enorme struttura circolare, più numerose del solito.

"Rapimento? Aspettate, deve esserci un malinteso!"

Penelope Soto si guardava le ginocchia, le mani intrecciate tra loro nascoste dal tavolo bianco. I capelli castano chiaro le contornavano il viso e nascondevano in parte la tuta spaziale di sicurezza che la infagottava. Ren strizzò gli occhi gialli, privi di alcuna espressività. La pupilla verticale la scrutò a lungo, soffermandosi sulle due taglie più grandi della tuta, per nulla conforme alle norme di sicurezza per la tutela dei viaggiatori navali. L'ennesima effrazione che avevano commesso quei due scellerati.

"Questo lo avevo intuito da me, Umana Soto. A quanto ci risulta, è stato sporto un mandato di cattura galattico. Marja e Xavier Soto hanno denunciato la scomparsa della figlia..." La pupilla gialla divenne una sottile fessura aperta sulla figura china su sé stessa. "Che immagino sia lei."

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