Blue,
Hai mai sognato di rinascere come un cane?
Pensaci. I cani non fanno nulla tutto il giorno. Nessuna preoccupazione, nessun dovere verso la società. Il loro unico pensiero è rincorrere la pallina e odorarsi il culo a vicenda. Non fraintendermi, io adoro le palline... e i cuscini! Che felicità quando li mordi e, dai brandelli di federa, fuoriescono quegli strani batuffoli bianchi. Mi sgridavi sempre quando lo facevo, ma secondo me avresti dovuto provare a fare la stessa cosa anche tu. Azzannare il cuscino e mordere fino a consumarlo. È catartico. Provare per credere.
E non dimentichiamoci i biscottini. Quelli sono la parte migliore dell'essere un cane.
Non mi dispiace aver vissuto in questo modo per così tanto a lungo. Forse è meglio vivere la calma piatta di un cagnolino domestico che rischiare la vita per raggiungere picchi di felicità effimeri. Di solito a quelli segue sempre la tristezza, la malinconia. La solitudine.
Quando mi facevi salire sulle tue ginocchia e mi accarezzavi piano, in silenzio, io lo sapevo che ti sentivi sola. Essere circondati da una moltitudine di specie e genti diverse, con un mucchio di storie da raccontare e orecchie pronte a udirle, ma avvertire costantemente il peso di una barriera di gomma, che per quanto la distorci e la comprimi non si spezza mai.
Come ci si sente quando ci accorgiamo che nessuno può darci quello che cerchiamo? Quando avvertiamo che l'amore che riceviamo dagli altri non è abbastanza, ma al tempo stesso non lo meritiamo?
Io mi sentivo sempre tanto amato, quando ero lì con voi. Con me non litigavate mai. Altro vantaggio di essere un cane: nessuno ti odia davvero.
Spero tu rinasca come un cane.
***
Gambe che si agitavano, che si muovevano qua e là. Corse sfrenate verso una meta che in realtà non esisteva. E poi ordini impartiti a voce alta, comandi meccanici, imperiosi, secchi.
Jules Verne sollevò il muso, il corpo di Ren che correva da una parte all'altra della sala comunicazioni fu sul punto di travolgerlo. L'anfibio antigravitazionale d'ordinanza gli sfiorò appena la zampetta tozza color caramello. Uggiolò emettendo un singulto soffocato. La suola aveva a malapena lisciato il pelo, se non avesse avuto gli occhietti puntati su di lәi non si sarebbe neppure accorto che stava passando. Ma era da quasi un'ora che nessuno si degnava di accarezzargli la pancia. E i biscottini! Perché nessuno si era degnato di dargli dei biscottini. Eppure non aveva ringhiato neppure una volta, né tentato di azzannare quella stana figura blu che era passato a trovarli fino a poche ore prima. E avrebbe avuto tutte le ragioni del mondo per farlo: il tizio non gli aveva neppure lanciato la pallina, si era limitato a dire qualcosa a proposito di una certa Furia e poi era sparito.
"Jules Verne, non è il momento." Ren lo travalicò, l'occhiata accigliata e apprensiva si smontò in un'espressione contratta e infastidita.
Scoprì i denti e un suono gutturale partì dalla gola. Aprì la bocca, pronto ad abbaiarlә contro, ma una mano si posò sulla sua testa. Gli scombinò un po' il pelo e scese, attraversando il manto.
La coda prese a muoversi a destra e a sinistra. Si accoccolò tra le gambe di Blue, la testa poggiata sui suoi piedi.
"Jules, da bravo. Adesso la mamma è occupata, ma appena mi libero giochiamo un po' con la pallina."
Pallina? Aveva detto pallina?
Tirò fuori la lingua. La coda continuava a lanciare fendenti a vuoto.
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Blues in Space
Science Fiction"D'altronde, è così che accade il più e volte: i primi approcci non sono mai i migliori. È solo con il tempo che ci rendiamo conto che chi abbiamo davanti esiste, esiste davvero e probabilmente sarà destinato a cambiare le nostre vite per sempre. E...