Ehi, Capitano,
Che figo, non ho mai scritto una lettera a nessuno! È così anni 2000! Io volevo mandarti un olonastro a dire il vero, scrivere è una tale rottura di scatole, ma Pen Pen è stata irremovibile. Niente voce, il linguaggio scritto permane nel tempo e così tu potrai rileggerci quando vorrai. Parole sue, eh, non sono mica io a dirlo! Le avrei fatto notare che in questo momento sei impossibilitata sia a leggere, sia ad ascoltare, ma forse non è carino ricordarglielo. Scoppierebbe a piangere. Di nuovo.
Perfino Ren ha reagito male quando gliel'ho detto. Se ti scriverà cose del tipo "è un'idea di merda, solo a Seccatura poteva venire in mente", beh... sappi che è tutta scena. Ma tanto lә conosci meglio di noi.
Non fraintendermi, Cap, tu sei l'amica più cara che io abbia mai avuto. Non c'è bisogno che ti scriva certe cose: io so che tu sapevi... Perché lo sapevi, vero?
Quando ho salvato tutto l'equipaggio dalla tempesta di meteoriti... quando siamo stati assaltati dalla ciurma di pirati intergalattici di Aiax il Truce... o quando siamo tornati sulla Terra, durante il mese di libera uscita, per guardare la fioritura degli Ultimi Alberi... Insomma, a volte alcune cose basta solo dimostrarle.
Non c'è bisogno che te lo dica proprio adesso.
Giusto?
*
Il buio scoppiò in un boato, un rumore sinistro riecheggiò tra le pareti dell'astronave. Akira chiuse gli occhi d'istinto e si aggrappò alla cloche, la testa cozzò contro il volante. Li riaprì di nuovo: solo una sottile penombra gli faceva distinguere il profilo dei contorni degli oggetti intorno.
"Lu? Lu, ci sei?"
Akira chiamò l'assistenza A.I. cauto, quasi avesse paura di conoscere la risposta. Niente. Nessuna voce meccanica e monocorde accorse in suo aiuto. Il pilota si grattò la cima della testa. Si guardò di nuovo attorno, le stelle che lampeggiavano intorno al Cosmo bagnavano la cabina della stanza con il loro fievole baluginio.
Il silenzio stagnante che aleggiava attorno a lui gli mise i brividi, riusciva a sentire solo il lieve ronzio dei motori della nave. Tirò un sospiro di sollievo. Lucy si era spenta per qualche assurda ragione, ma almeno il supporto di emergenza era entrato in funzione in modo corretto.
Si alzò dalla sedia, gli occhi si erano appena abituati alle fioche luci della stanza. A tentoni, cercando di stare il più vicino possibile ai margini delle pareti, si diresse verso il corridoio al di fuori dalla cabina di pilotaggio, le mani che tastavano il metallo liscio.
"Akira! Sei tu?" Una voce nasale improvvisa lo sorprese alle spalle. Balzò all'indietro e la schiena si scontrò contro il muro.
"Cher! Maledizione, lo sai che noi umani non abbiamo la vista a infrarossi! Mi hai fatto prendere un colpo."
"Chi altri doveva essere, scusa?"
La voce di Cher, il Protoi addetto alla manutenzione, avvolta nel buio gli graffiava le orecchie, stridendo contro i timpani. Facile parlare con quella superficialità, per uno che poteva vedere al buio senza problemi. Alzò le spalle. "Ma che ne so, Lucy si è spenta all'improvviso, non ci sto capendo più nulla."
"Intendi dire il Modello AxZ2000? In effetti è strano, dovrebbe avere un'autonomia pressocché illimitata."
Storse il naso. "Perché continui a chiamarla con il suo nome in serie? Ha scelto di chiamarsi Lucy, rispetta la sua decisione. A te farebbe piacere se ti chiamassi Protoi e basta?"
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Blues in Space
Science Fiction"D'altronde, è così che accade il più e volte: i primi approcci non sono mai i migliori. È solo con il tempo che ci rendiamo conto che chi abbiamo davanti esiste, esiste davvero e probabilmente sarà destinato a cambiare le nostre vite per sempre. E...