7. Le ragazze vogliono solo divertirsi

100 14 148
                                    

I come home, in the mornin' light

My mother says "When you gonna live your life right?"

Oh momma dear, we're not the fortunate ones

And girl, they wanna have fun

Oh girl just wanna have fun...

Qualcosa picchiò da fuori, le onde sonore si allargarono verso la stanza, attutite appena dal suono dello stereo che sparava musica a tutto volume e dal ticchettio dell'acqua che scivolava lungo le pareti. Una voce da dietro la porta tuonò qualcosa che Penelope non riuscì ad afferrare

La ragazza alzò gli occhi al cielo: la cascata d'acqua che fuoriusciva da un pannello sopra il soffitto le lambì il viso, scorrendo lungo il profilo del suo naso, per poi scivolare sulle labbra.

Di nuovo, qualcosa si scontrò contro il metallo della porta. Altro latrato, più stridulo del precedente.

Ren. La vocina nella sua testa lo ringhiò roca. Aveva qualcosa da ridire sempre nei momenti meno opportuni.

The phone rings, in the middle of the night

My father yells "What you gonna do in your life?"

Oh daddy dear, you know you're still number one

But girls they wanna have fun

Oh girls just wanna have fun

Batté le mani, le dita aderivano perfettamente le une alle altre. "Lucy, disattiva la doccia, per favore."

"Certo."

Forse si trattava di una sua impressione, ma il tono che l'assistenza A.I. usava nei suoi confronti le sembrava più dura rispetto a quella che adoperava quando si rivolgeva al resto dell'equipaggio. Malgrado Penelope cercasse di essere il più gentile possibile con lei, le rispondeva sempre a bruschi monosillabi. Eppure, le A.I. erano programmate per avere sempre lo stesso tono di voce inespressivo.

Scoccò la lingua contro il palato e scosse la testa. Ma no, era semplicemente paranoica. Le A.I. non provano sentimenti, figuriamoci simpatie o antipatie verso gli esseri viventi. Magari doveva solo calibrare il suo modo di approcciarsi alla personalità di Penelope, parecchi i modelli avanzati di A.I. erano in grado di farlo.

Era solo una questione di tempo.

Come lei. Doveva darsi tempo e si sarebbe abituata a tutto quello.

"Seccatura!" l'acqua aveva cessato di scorrere lungo le pareti di vetro ultra resistente della doccia e la lamentela di Ren assunse i toni di una frase di senso compiuto. "Sono due ore che stai chiusa lì dentro, per la miseria! Guarda che non ci vivi solo tu qui dentro. E abbassa la musica, è inascoltabile."

"Ehi!" un'altra voce piagnucolò dall'altro lato. "Non permetterti di offendere Cindy Lauper, lei non c'entra nulla con questa storia."

"Cindy chi?"

"Una famosissima cantante umana degli anni Ottanta. Buzzurә come sei, è chiaro che non possa intenderti di buona musica."

"Basta! Basta basta basta con questi maledetti anni Ottanta! Sono anni che siamo circondati da musica anni Ottanta, riferimenti agli anni Ottanta, nomi di gente morta che non conosco e non m'interessa conoscere... ba-sta!" 

Penelope si tappò le orecchie con i palmi delle mani. L'esplosione di rabbia era stata così forte che non si sarebbe stupita se le pareti del bagno crollassero. Fece scorrere davanti a lei l'anta della doccia e buttò una veloce occhiata al suo riflesso appannato contro il vetro.

Blues in SpaceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora