🍯CAPITOLO 3🍯

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La morsa di una mano stretta intorno al mio seno sinistro, in maniera così violenta, mi fece male ma soprattutto mi rese spaventata. Cercai con gli occhi increduli Federico, per capire se stavo vivendo una brutta realtà o se stavo solo sognando una delle mie più grandi paure.
<< Smettila Federico, ti prego. >> Iniziai a piagnucolare, ma il doppio peso del suo corpo rispetto al mio, mi fece perdere le forze.

Non avrei mai dovuto permettere alle mie emozioni di prevalere sulla mia razionalità, tanto da riuscire a perderne il ragionamento. Poi all'improvviso, mentre una mano di Federico iniziava a scivolare lentamente da sotto l'abito, sentii una voce alle sue spalle che mi fece trattenere il respiro nel petto.

<< Che cazzo stai facendo!? >> La domanda ovviamente era rivolta a Federico, ma in quel momento io andai nel panico più totale che lanciai uno strillo per cercare di stordirli un timpano.

Mi sentii poi più leggera dal suo peso sul mio, dal momento in cui vidi un paio di mani afferrarlo per le spalle per scaraventarlo a terra.

<< Ma che cazzo! >> Sbottò lui rialzandosi.

Io nel mentre riuscii solo ad incrociare gli occhi scuri e severi di Nathan, che suonavano come un avvertimento.

O una minaccia.

<< Entra subito in casa. Muoviti, Amalia, se non vuoi che il lupo ti sbrani nella notte. >> Ringhiò. Aveva il fiato corto, sembrava fuori di sé.

A quale lupo si riferiva?

Non lo potevo sapere, eppure colsi subito il momento per infilare le chiavi nella serratura ed entrare nel landrone. Tolsi subito i tacchi che tenni in una mano e corsi su per le scale, senza nemmeno guardare se ci fosse stata la possibilità di raggiungere il mio piano in ascensore.

<< Gabri? >> urlai non appena rientrai in casa. Mi appoggiai alla porta, scivolando a terra con tutto il mio corpo. Poggiai le ginocchia al petto, e permisi al mio panico di manifestarsi con un pianto isterico.

Come avevo potuto permettere ad un ragazzo di insistere sul mio corpo? Come? E se non ci fosse stato Nathan, che ne sarebbe stato di me e delle mie membra? Sicuramente quel lurido mi avrebbe risucchiato l'anima e se ne sarebbe scordato pure il nome, come chiunque farebbe.

Mi accorsi che ero sola in casa, e poco dopo dieci minuti sentii l'ascensore arrivare fino al mio piano. Il cuore mi martellò nel petto: e se era Federico che aveva capito a che piano fossi, ed era venuto a perseguitarmi?

Mi rialzai in silenzio, tirando su col naso. Trattenni il fiato e osservai dallo spioncino, fin quando non mi spaventai nel vedere una figura maschile avvicinarsi alla porta del mio appartamento.

Era Nathan.

Lo vedevo che guardava l'ora dall'orologio sul telefono. Poi si accorse di qualcosa sullo schermo, schioccò, infastidito da qualcosa, la lingua contro il palato e scese a piedi fino di sotto.

Sospirai, e andai in bagno. Il mio aspetto era decisamente terribile in quel momento: avevo tutto il mascara colato che era fisso sulle guance arrossate, e nemmeno mi ero resa conto di aver pianto in quel momento. Era come se il tempo si fosse fermato, e che ero diventata invisibile a chiunque tranne che per la mia preda.

Non sarei mai riuscita a smettere di colpevolizzare me stessa: ero io che avevo fatto intendere delle intenzioni che non erano volute, ero io che me la sono cercata... ma era davvero quello il motivo per cui Federico si permise di violarmi in quella maniera?

Iniziai a struccarmi il più in fretta possibile: sfregavo un dischetto di cotone imbevuto di detergente, che tenevo nella mano destra, sulla pelle del mio viso in maniera così ossessiva e meccanica, come a voler cancellare ogni traccia di ciò che mi era accaduto dieci minuti prima. Le lacrime rigarono il mio volto arrossato per la violenza con cui mi sono struccata, e non potei fare a meno che detestarmi in quel momento.
Decisi di ignorare la sensazione di pesantezza che incombeva pressante sul mio petto, prima di arrivare ad un attacco di panico violento: non essendo in compagnia di mio fratello, avrei potuto davvero rimetterci la pelle; certe volte anche lui se l'era vista male nei momenti in cui il panico prendeva il controllo del mio corpo.

OH, MY HONEYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora