🍯CAPITOLO 6🍯

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AMALIA'S POV

(pt.1)
Avevo sentito la porta aprirsi e chiudersi, e convinta che fosse Annarita, andai a controllare. Mi affacciai sul corridoio, e scorsi una spalla maschile sbucare dalla porta e andare via; di certo non era Annarita.
Corsi al balcone, con il mio pacchetto di sigarette, e senza farmi notare troppo vidi Nathan raggiungere la sua moto. Sapevo che mi stava osservando, così iniziai tranquillamente la mia sigaretta di sfogo.

Adoravo fumare di tanto in tanto quando sentivo di voler scaricare la tensione.

Dopo averla fumata, una volta più rilassata, decisi di inviargli un messaggio mentre ero in ascensore. Colsi proprio il momento perfetto per vederlo come col casco abbassò la testa verso lo schermo del suo cellulare a vedere.
Aspettai qualche secondo, poi mi misi in punta di piedi per picchiettargli una spalla. Quando si voltò, aveva la visiera ancora alzata, così potei vedere meglio la sua espressione divenire sempre più confusa.

<< Amalia, non credevo che mi avessi visto. >>

Fu la prima cosa che mi disse, con il cellulare ancora in mano. Poi spense il motore della sua moto, e mise via il cellulare. Scese dalla moto per appoggiare il corpo al sellino, e si sfilò il casco nero.

Lo osservai in silenzio, perché iniziava davvero a piacermi, guardarlo senza dire niente.

<< Spero che tu abbia capito invece che tipo di mutandine indosso. >> Glielo dissi avvicinandomi piano al suo orecchio. Quando tornai a prendere le giuste distanze, Nathan alzò un angolo delle sue labbra per mostrarmi un sorrisetto sfacciato.

Iniziavo ad amare quel suo gesto.

<< Ho capito, non ti arrenderai mai con me, non è vero? >> Disse, incrociando le braccia al petto. Io scossi semplicemente la testa, con aria innocente.
<< Sappi che non sono il tipo di uomo che piace a voi ragazzine, quello che tratta male solo per far eccitare. >> Lo disse con tale fierezza, che improvvisamente il suo viso venne illuminato da un raggio di sole che sbucò e capitò a pennello.

Quel giorno era parecchio soleggiato, ma con qualche nuvola a dare sollievo. Indossavo un semplice top sportivo abbinato a dei pantaloncini, perché mi trovavo molto comoda a fare le pulizie così.

<< A me non piace l'uomo che di solito piacciono alle altre ragazze. A me piaci tu. >>

Rivolsi quella frase a Nathan, con un sorrisone accompagnato da un tono leggero. Avevo i capelli legati in uno chignon disordinato, ero struccata e non riuscivo proprio a capire se piacevo a Nathan o meno.

E ciò mi mandò piacevolmente in crisi.

Non rispose a quella mia esplicita affermazione, ma si morse solo il labbro inferiore tanto da farmi distogliere lo sguardo. Mi distraeva in una maniera banale, con estrema semplicità che dovetti sforzarmi di tornare sfacciata a parlargli a testa alta.

Con Nathan non riuscivo ad essere sempre me stessa; il mio muro iniziava lentamente a cedere e ciò non potevo assolutamente permettere che accadesse.

<< E comunque Nat, portami la vestaglia, al più presto. >>  Decisi di cambiare discorso.
<< Mi chiama così solo mia madre. >> Emise un lieve sospiro tra quelle sue labbra carnose, lievemente contornate da un leggero strato di barba curato.

<< Perché, Marta invece? >>

Alzai un sopracciglio, e lo imitai con le braccia conserte. Rimase in silenzio, spostando lo sguardo dai miei occhi al mio corpo. Abbassò del tutto gli occhi, soffermandosi in silenzio a guardare l'asfalto. Iniziai a sentirmi quasi soddisfatta del mio portamento nei suoi confronti. Ma non era ancora abbastanza.

OH, MY HONEYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora