🍯CAPITOLO 4🍯

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<< Principessa. >>

Sentii dire piano, al mio orecchio. Aprii lentamente gli occhi, e iniziai a scrutare l'ambiente a me circostante. Ero nel mio appartamento, sul mio letto, con la presenza di Gabriel che mi stava svegliando dolcemente.

<< Come sono rientrata? Ricordo che ero di sotto a parlare con... >>

Poi mi bloccai e scattai a sedermi sul letto. Avevo ancora l'intimo, giustamente, ma non la mia vestaglia addosso.

<< Quel figo di un "Sugar Daddy"!? Sì, ho avuto modo di vederlo pure io. >> Gabriel ammiccò, battendo ripetutamente le ciglia con gli occhi al cielo.

Ma io non feci altro che pensare a dove avevo lasciato la mia preziosa vestaglia. Possibile che me l'ero dimenticata da Nathan?

<< Che cos'è uno "Sugar Daddy"!? E che ore sono!? >> Balzai giù dal letto e corsi in cucina a prepararmi un caffè.

<< Sono le otto meno dieci tesoro. E quella figura è semplicemente una persona tendenzialmente moooolto più grande di te che beh, ehm, come dire... ha attrazione verso le ragazze più giovani e offre loro denaro o regali. Ti ci vedo bene a farti regalare un paio di tacchi da quel figo! >> Continuò Gabriel con fare scherzoso, ma io dovevo sbrigarmi per scendere a fare le pulizie a casa di Annarita.

Facevo la ragazza delle pulizie nella zona, sia per lei che per altre tre signore durante la settimana: notavo infatti che il passaparola era più che efficace, soprattutto per me che ero brava in ciò che facevo. Ero anche una babysitter per un bimbo di due anni, ma durante l'estate avevo concordato di prendermi una vacanza di tre mesi così da ricominciare poi a settembre.
Avevo solo vent'anni, era vero, eppure la voglia di guadagnare dei soldini ed essere indipendente era fondamentale, e non avevo più voglia di tornare nell'ambito ristorativo come cameriera perché subivo più molestie lì, che soldi.
E io non ero così forte da riuscire ad ignorare qualche palpata di cliente mentre passavo a fianco ai tavoli, o qualche uomo che mi aspettava la notte a fine turno solo per "volermi accompagnare a casa".

<< Sai che è stato lui che ti ha riportata qui a casa? Erano le due e mezza circa, quando avevo sentito suonare il campanello. A parte l'infarto preso perché ero rientrato a casa da mezz'ora, e avevo anzi addirittura pensato che fosse quell'idiota di Gioiele che aveva avuto un ripensamento per volermi come suo uomo di vita. Che tra l'altro, nemmeno abbiamo concretizzato nulla. Abbiamo solo parlato dei suoi drammi mentre si sfogava fumandone una... pff! >>

A rendere più bello il discorso, era il tono melodrammatico con cui raccontava mio fratello le storie. Gesticolava tanto, e se non gli si prestava la giusta attenzione che lui stesso richiedeva, ti poneva domande su ciò che aveva raccontato, alla fine.

Eppure era il ragazzo più amato all'interno dell'Università, grazie ai suoi drammi che rendeva pubblici attraverso il suo Podcast molto seguito su Spotify. Ero convinta che Gabriel rappresentasse proprio la perfetta definizione di amico che tutti vorrebbero.

<< E allora ero andato ad aprire, giustamente, con un occhi semichiusi, che però spalancai dal momento in cui vidi apparire quel miracolo. Una divinità greca, e non scherzo! Sai Amy, che io ne ho visti di ragazzi belli, ma quello è un uomo che proviene proprio da un'altra dimensione. >> Si accasciò sulla sedia, mentre ero persa con lo sguardo nel vuoto ad aspettare che il caffè salisse nella moka.

Sapevo perfettamente che Nathan provenisse da un'altra dimensione, e proprio per questo dovevo convincermi del fatto che sarebbe stato impossibile averlo tutto per me.

Eppure non ci riuscii.

<< Ma vuoi ridere tesoro? La scena che mi si era presentata davanti, era proprio una di quelle stile "After" o "Dalla mia finestra" che ho amato! >>
Proseguì enfatizzando il tutto con una battuta di mani appena finiva una frase. Era una sua strategia per svegliarmi un po', ecco, perché vedeva che ero molto persa, ma anche incuriosita. Non ricordavo proprio nulla di quella notte passata.

OH, MY HONEYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora