🍯CAPITOLO 9🍯

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(pt.4)
AMALIA'S POV

Quella sera, da quando aveva iniziato a prendere una piega ben imprevedibile, mi lasciai accarezzare dal velo del cielo scuro della notte, sopra i miei lunghi capelli in morbide onde che mi sfioravano la base delle fossette di Venere. Intanto mio cugino Vicktor, il figlio di nostro zio da parte di papà, era venuto appositamente dalla Norvegia per trascorrere l'estate in Italia, e fu accompagnato a casa dall'amica con cui era venuto. Rimasta sola, sul marciapiede appena fuori il locale, cercai di capire cosa avrei dovuto fare di sensato: se assistere alla rissa che stava per volgersi dall'altra parte della strada, vedendo coinvolto Nathan Danti stesso, o andarmene su un taxi a casa.

Ovviamente optai per la prima.

Estrassi il pacchetto delle mie Lucky Strike dalla borsetta nera a tracolla, poi tirai fuori una sigaretta e me la portai alla bocca. Iniziai a scavare nella borsetta per cercare l'accendino, quando sentii la presenza di qualcuno al mio fianco. Alzai lo sguardo in direzione di Nathan, che stava fermo davanti a quell'uomo che a quanto capii, era l'ex di Marta e che quella sera lui le fece del male fisico.

<< Serve una mano? >> Domandò una voce maschile, che mi ha raggiunto e che distava pochi centimetri dal mio corpo. Girai la testa, e vidi il bodyguard che non mi volle far entrare quella sera.

Forse avrei potuto rimanermene a casa tranquilla, quella sera.

<< Non trovo l'accendino. >> Risposi seccata, con un lieve sospiro e la sigaretta tra le labbra. "L'armadio" allora decise di allungare una mano in mia direzione, e accese l'accendino. Avvicinai il viso alla fiammella con cui feci prendere contatto la sigaretta, e una volta accesa, lo ringraziai con uno sguardo. Dopodiché mi mossi di un passo sulle mie Versace verso Nathan, quando mi sentii afferrare per il braccio.

<< Non ti conviene, ragazzina. >> Mi disse con tono grave. Il suo collega, quello più stronzo e pelato, era a fianco a Nathan, che in quel momento stavo guardando per notare come afferrò per un braccio quell'uomo. L'altro braccio venne afferrato da un suo collega, e Nathan era davanti a lui che iniziò a scrocchiarsi tutte le dita delle mani.

Deglutii forte, perché iniziai a immaginare che non sarebbe stato un buon segno, quello.

<< Innanzitutto, non mi chiamare ragazzina che sono più matura di te e tutti quegli scimmioni come te. >> Sbottai, aspirando della buona dose di fumo per cercare di rilassare i muscoli tesi del mio corpo.

Fumare mi rilassava, ed era un'abitudine che adottavo solo in casi in cui mi sentivo sotto pressione per qualcosa.

<< Dimostramelo allora. >> Mi sfidò il bodyguard, incrociando le braccia al petto. Gli guardai le braccia colme di tatuaggi, dallo stile di Nathan. Aveva un piercing al sopracciglio destro e gli occhi azzurri come il ghiaccio, che in quel momento riuscirono ad inchiodarmi sul posto. Così azzardai a piazzarmi di fronte a lui, guardandolo dalla mia misera altezza con la testa alta. Era decisamente il doppio di Nathan, anche in altezza lo superava di almeno sei o sette centimetri. I suoi capelli biondi erano fissati con del gel all'indietro sulla testa, e aveva il taglio degli occhi molto simile a quello del bodyguard pelato.

Erano fratelli? Probabilmente sì, stronzi entrambi anche.

<< Parto dal fatto che non mi avete fatta entrare solo perchè non avevo il documento fisico con me, nonostante vi abbia mostrato la foto dal cellulare. E poi fate entrare viscidi del cazzo come quello là. >> Feci segno all'indietro con la testa.
<< Secondo te, avremo potuto prevedere una roba del genere? >> Domandò con tono accusatorio.
<< Sicuramente no, ma mi auguro che prendiate seri provvedimenti affinché quella testa di cazzo non entri più qui dentro. O pensavate di scordarvi l'accaduto? Immagino che abbiate capito che ha fatto del male alla fidanzata di Nathan, che mi pare di aver capito sia anche vostro grande amico. O sbaglio? >> Sentivo la rabbia montarmi dentro. Avevo bisogno di sfogarmi e in quel momento ne subì le conseguenze quell'uomo che iniziava ad averne abbastanza di me. Lo capii da come la vena su quel suo collo da toro pulsava.

OH, MY HONEYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora