C'è chi nasce già con un'identità, e che quindi sta semplicemente attraversando un percorso facilitato nella vita solo per diventarne un risultato. E c'è chi come me, nasce come una semplice persona, e che insoddisfatta, ha il costante desiderio di diventarne un'altra. Questa era Amalia Stefanetti: il risultato delle sue insoddisfazioni, e che dopo anni di intenso lavoro, era diventata quella che le persone avevano l'opportunità di conoscere. Amalia, una ragazza di soli vent'anni che però aveva modi maturi di una donna del doppio della sua età, che amava sedurre ed essere sedotta con uno solo sguardo, che amava mantenere alta la tensione con i suoi occhietti da cerbiatta, che camminava a testa alta qualunque cosa accadesse nella sua vita.
Ma quando si trattava di dover svelare la verità, non trovavo mai davvero la forza di raccontarla a nessuno. Nemmeno mio fratello Gabriel, l'unica vera persona della mia vita, era a conoscenza di ciò che io facevo da quando avevo sedici anni. E non glielo avrei mai detto, se solo la verità non ne sarebbe uscita fuori e non dalle mie labbra; solo allora gli avrei spiegato bene l'intreccio di cose.
Quella sera stavo aspettando Nathan che finisse la chiamata per tornare finalmente a casa. Sì, la sua...
<< Eccomi, scusa ma era Marta. >> Salì svelto e posò il cellulare nell'apposito scomparto, dietro il cambio delle marce. I rivestimenti interni di quella Mercedes erano di pelle e di color panna, elegante e adatti ad un'auto del genere.
Mi immaginavo bene a guidare un'auto così.
<< Come sta? >> Mi allacciai la cintura di sicurezza in uno scatto, e uscimmo dal parcheggio. Intanto osservavo senza farmi notare, come fossero i suoi movimenti alla guida. Aveva la camicia ancora più sbottonata, fino al petto, e si appoggiò col gomito al bracciolo in pelle del suo sedile, con le dita della mano premute sulle labbra carnose.
Sembrava pensieroso.
Con l'altra mano guidava e manovrava il volante con estrema leggerezza e maestria, e andava moderatamente veloce senza eccedere.
Mi piaceva come guidava, lo ammetto.<< Meglio, ma ha riscontrato dei lividi sul corpo. Lui l'ha strattonata, ha perso l'equilibrio ed è caduta. Per fortuna non ha battuto la testa contro un lavandino. >> Schioccò la lingua contro il palato, scuotendo la testa. Aveva lo sguardo fisso sulla strada, e stringeva più forte la mano sinistra sul volante.
Non sapevo proprio cosa dire in quella circostanza, e mi sembrava che l'unica cosa più giusta da fare era prendergli il braccio libero per stringerglielo forte. Avevo la mano be salda intorno al suo bicipite flesso, e guardavo come la camicia sembrava che a momenti potesse venire strappata dalla sua potenza. Un semaforo diventò rosso, così lui si fermò per approfittarne e guardarmi negli occhi. Una scossa lungo la schiena mi fece muovere sul sedile, che dovetti fingere il tutto con un colpo di tosse. Non sapevo minimamente cosa stava succedendo, sapevo solo che in sua presenza il mio corpo si sentiva libero di reagire come meglio credeva, a partire da quei brividi.
Notai come lui spostò il braccio per prendermi la mano, e stringerla forte a sua volta. Scattò il verde, e ripartimmo, con il dorso della mia mano poggiato sulla mia coscia semi scoperta e la mano stessa che stringeva la sua.
O viceversa.
<< Ti ringrazio, per essermi vicina come amica, in un momento così delicato. >> Disse semplicemente.
In me si scatenò però un'altra reazione: davvero mi sarei convinta di rimanerle una buona amica? Mi sarei accontentata di quella posizione, io, Amalia Stefanetti?Così non risposi, ma permisi alla sua mano destra di togliersi dalla stretta della mia per appoggiarsi sulla mia coscia. Quando lo guardai, si stava mordendo il labbro inferiore già ferito.
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OH, MY HONEY
RomanceUna vestaglia da notte di seta: era questo il motivo per cui il trentasettenne Nathan e la ventenne Amalia si trovarono ad avere per la prima volta un contatto telefonico. Quella bizzarra chiamata scatenò in entrambi un vortice di viaggi mentali che...