13.

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Ormai camminavano da ore. Silva non aveva voluto dar loro tregua. Alle loro domande. Ai loro pensieri. A quella camminata che sembrava non finir più.

Musa sentiva i piedi bruciare per tutti i passi percorsi. Dopo lo scontro della sera prima si erano messi in cammino nella speranza di rintracciare quanto prima le tracce perse di Sebastian. Ma lo stregone sembrava essersi dissolto nel vuoto.

Inutilmente avevano inseguito rami spezzati, impronte fangose e foglie secche nella speranza che potessero assomigliare a segni lasciati da lui. Era tutto inutile, sembrava essersi volatilizzato.

Ma Silva non si arrendeva: era convinto che fosse ancora lì, che li stesse inseguendo e che, a breve, li avrebbe testo un'altra trappola. Voleva che fossero pronti.

Musa avanzava con un brutto presentimento addosso. La sua ultima conversazione con Sebastian non era andata bene e il combattimento con Silva non si era dimostrato tanto migliore. Non poteva fare a meno di ricordare lo sguardo di Sebastian impresso su quello di Silva, la sua risata roca, le sue parole pungenti...aveva il presentimento che si fossero addossate su di lei come vestiti.

Giunti accanto ad un albero Silva si fermò e, guardandosi attorno, cercò un'altra pista da seguire. Ma non c'era nulla, se non rami e foglie secche.

Musa si avvicinò a lui con cautela. :-perché non torniamo all'accampamento?-: provò a dire con speranza :-di lui non c'è traccia, ci siamo allontanati di molto e abbiamo bisogno di riposo...torniamo all'accampamento-: questa volta parve più una supplica che una domanda.

Silva strinse i denti. :-no-: Musa sospirò.

:-Silva...-:

:-non posso lasciarlo andare via così!-: non riuscì a tenere a freno il tremore della voce. Era teso, da quando aveva scoperto che Sebastian gli era entrato nella mente sembrava inquieto e irascibile. Musa prese un bel respiro.

:-capisco come ti senti-: gli disse con cautela :-ma...-:

:-di qua-: non diede tempo nemmeno a Musa di finire la frase che avanzò spedito oltre il folto del bosco.

La squadra non poté fare a meno che seguirlo. Musa sbuffò. Era stanca di camminare. Stanca di camminare a vuoto. Era venuta lì per affrontare Sebastian, non per andarsene a zonzo nella foresta.

Comprendeva l'irrequietezza di Silva, ma in quella foresta non stavano concludendo nulla. E poi voleva tornare all'accampamento, voleva rivedere Riven, baciarlo, abbracciarlo...

I suoi pensieri furono interrotti quando si ritrovò accanto a Silva. L'uomo osservava il vuoto difronte a sé. Quella pista li aveva portati di nuovo al nulla.

L'uomo sospirò e chinò il volto frustrato.

:-non è possibile-: borbottò seccato :-non è possibile!-: scagliò via la sua spada. Questa però non cadde a terra. Colpì qualcosa. Qualcosa di solido. Rimbalzò contro una parete invisibile e si andò a piantare in un tronco alle spalle degli specialisti.

Tutti trattennero il fiato. Musa e Silva si osservarono increduli.

Silva puntò lo sguardo sul vuoto. Dove non c'era nulla. Dove sembrava non ci fosse nulla. Si avvicinò a tentoni, come se stesse cercando qualcosa al buio, fino a quando le sue mani non si posarono su una parete invisibile e impenetrabile.

Silva indietreggiò scosso. Musa sentì il suo cuore scalpitare.

:-è...-:

:-sì-: disse subito il capo degli specialisti. Musa iniziò a sentire un moto di speranza nel cuore.

Fate: The Winx SagaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora