Cap. 8

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   Sono passati solo tre giorni da quando Sabrina mi ha parlato della storia di Melissa, e...non riesco a pensare ad altro.

Quell'uomo, quel facoltoso imprenditore, so bene chi è.

Tutti in questa piccola città lo sanno.

TUTTI.

E' il nipote di un magnate che ha dato il suo nome all'azienda di famiglia: una cantina famosa...e... un frantoio particolarmente redditizio.

Le nostre colline non sono note al mondo a caso: hanno terreni fertili sui quali Bacco avrebbe volentieri costruito la sua dimora e Arianna avrebbe smesso di salutare afflitta la nave di Teseo.

Cavoli!

Ieri ho provato a chiamare in azienda per chiedere un appuntamento, eppure...nessuno mi ha dato considerazione.

Mi hanno liquidato dal centralino con un "La ricontatteremo noi appena possibile".

Fanculo!

Oh! Non sanno con chi hanno a che fare. Non ho doti da stolker, ma per Noah sarei davvero capace di presentarmi ogni santo giorno presso la cantina di questo ricco erede di famiglia, pur di parlare con lui.

Devo capire. E lui sapere.

Ha avuto un figlio esemplare, onesto, generoso e brillante fino all'inverosimile. Meraviglioso sotto ogni punto di vita.

Deve sapere che ha fatto lo sbaglio più grande al mondo rinunciando a lui.

E sarò io a dirglielo. In modo carino oppure no.

Nel peggiore dei casi glielo urlerò in faccia con tanto di tutti gli sproloqui che, per come mi hanno finemente educato i miei genitori, non ho mai pronunciato in vita mia.

Mi convinco di questo, mentre mi avvicino alla Mini per tornare a casa dopo una lunga giornata di lavoro.

"Emily?"

Sento pronunciare il mio nome da qualcuno alle mie spalle.

Mi volto "Leo!"

"E' più di un'ora che ti aspetto" mi guarda con un lieve imbarazzo.

"Come facevi a sapere che ero a scuola?"

"Ho guardato nel piano annuale delle attività della primaria."

"Avevi i colloqui con i genitori anche tu?"

"No."

"E allora, perché...?"

"Dovevo vederti"

Ah...

"Avevo bisogno di parlarti."

"Ok, dimmi" che altro potrei dire...

"Sta iniziando a piovere. Ti va di salire in macchina mia?" la indica e mi rendo conto di non aver fatto caso che era parcheggiata a fianco della Cooper.

"Va bene."

Mi guida verso il lato del passeggero. Mi apre gentilmente la portiera per farmi entrare.

Inizio ad abbassarmi, per mettermi seduta all'interno dell'abitacolo, quando lui esercita una lieve pressione sulla mia spalla, spingendomi contro il tettino dell'auto.

Sono costretta a voltarmi verso di lui, verso i suoi occhi che mi guardano con un'intensità da lasciarmi interdetta.

Appoggia le dita di una mano sul mio volto. Le passa tra le labbra, dove le sue iridi nocciola hanno focalizzato la loro attenzione.

"Il Rosa e il Nero" volume 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora