Cap. 4

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    Nonno Francesco è fuori pericolo.

Mamma mi ha appena detto che lo trasferiranno dalla terapia intensiva al reparto di cardiologia oggi stesso.

Si sta riprendendo in fretta e, con non troppo entusiasmo di mia madre, sta anche iniziando a fare i capricci per mangiare le razioni di cibo che garantisce l'ospedale, il cui menu, come dice lui, non equivale per niente alle pietanze gustose che gli prepara nonna Emma ogni giorno a ogni lauto pasto.

Noah si è alternato a mamma nel fare assistenza notturna e, anzi, ha insistito per restare in ospedale più notti di seguito, discutendo con me e papà per non dargli il cambio.

Il senso di colpa per non essere stato presente la sera del ricovero lo sta consumando.

Quel poco che siamo stati insieme nell'ultima settimana non abbiamo fatto altro che parlare: dei problemi di droga di Sheila, del suo debito con uno spacciatore, di lui che è corso a salvarla per l'ennesima volta quando l'ha chiamato piangendo e...di come l'ha trovata in fin di vita sul ciglio di una lurida strada, mentre, accasciata a terra, si tamponava una ferita da taglio...ultimo abuso al suo corpo, già vittima di violente percosse.

Uno strazio.

Ho dovuto chiamare Carlo ben due volte per capire come gestire questa situazione.

E lui si è recato tre giorni consecutivi in studio da Noah per parlare con lui.

Spero di tornare al più presto alla normalità. Onestamente, mi sento provata.

Ieri ho rischiato addirittura di lasciar intuire qualcosa a Leonardo. All'uscita dall'ultimo incontro del corso di formazione sulla valutazione ha insistito per offrirmi un tè caldo in un bar nei pressi dell'edificio scolastico dove entrambi lavoriamo.

Non ero in vena e lui mi poneva domande per cercare di capire quale fosse il problema.

Io, ovviamente, ho parlato solo del malore di mio nonno, evitando qualunque accenno al rapporto tra me e Noah, sul quale Leo continua a cercare un appiglio... o uno spiraglio...per entrare e...beh... "gettare l'ancora".

Non riuscirei a tenere "a bada" anche lui.

Già Manuel mi chiama ogni giorno dalla sera del ricovero di mio nonno e mi fa dubitare di me come amica...

Cavoli, che periodo!

Solo i bambini, al lavoro, mi distraggono da tanta pesantezza emotiva.

Così come ... le lezioni di pole dance.

Se Dio vuole stasera sono riuscita a ritagliarmi uno spazio solo per me, per le mie necessità: ho chiesto a Laura, la mia insegnante in palestra, un training privato di ben due ore. Dovevo rifarmi degli allenamenti persi e ...scaricare lo stress.

Mi sembra di averlo fatto scivolare via in un solo colpo infatti.

Ho i muscoli indolenziti per l'eccesso di attività motoria, ma la mente finalmente libera.

Esco dal retro dell'edificio adibito all'esercizio fisico accaldata e con un gran senso di sollievo.

Cerco la mia auto con gli occhi, poiché, dal tanto entusiasmo di tornare in palestra, non ricordo nemmeno dove l'ho lasciata.

E il buio pesto del parcheggio non mi aiuta a scoprire l'enigma.

Che poi mi dico: è normale che il piazzale della palestra sia così buio? Non mi sembra lo sia mai stato. Non così perlomeno.

Il lampione che avrebbe dovuto illuminarlo è spento infatti...o meglio...è distrutto...completamente. Ci sono vetri per terra ovunque.

Rifletto sulla possibilità che sia stato qualche vandalo a porre fine alla vita di quella povera lampada, mentre vedo la mia Mini tra altre due autovetture.

"Il Rosa e il Nero" volume 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora