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"Andrò lontano mamma, te l'ho già detto"
Dissi a mia madre dall'altra parte della cornetta.
Lei è sempre stata molto protettiva nei miei confronti, ma la verità è che sto crescendo e dovrebbe iniziare a lasciarmi andare.

"E dove andrai?" mi ripetè
Oramai esasperata, le risposi svogliata

"Mamma te lo avevo già accennato , andrò in Atlanta" Dissi prima di mettere i bagagli nella stiva.
"Ora devo andare, ti chiamo appena arrivo" Staccai oramai stanca delle sue continue raccomandazioni.

Mi sedetti su uno dei posti liberi dell'aereoporto aspettando che chiamassero il mio volo diretto verso l'Atlanta, un posto mai visitato prima.
Solo mio padre ci è andato, poco prima che morisse.
Me l'ha sempre descritta: la città dai tanti talenti.
Non gli ho mai dato retta, poiché ero semplicemente una bambina che non sapeva ancora cosa fosse un talento.

Probabilmente se mio padre fosse qui si metterebbe a ridere, dato che sto andando in Atlanta proprio per una delle mie più grandi passioni, la box.

Fin da piccola ho sempre visto tantissimi incontri e anche se a molte bambine faceva impressione tirare pugni all'avversario, a me affascinava.

Non ho mai pensato che la box fosse uno di quegli sport che si pratica solo per far del male al prossimo, anche se molte persone pensano che nasca esattamente per quel motivo.

Mentre ero immersa nei miei pensieri, la voce negli audio parlanti rimbombò.

"Aereo da Milano Malpensa diretto verso l' Atlanta Hartsfield Jackson international airport".

Sarebbe stato molto strano dire addio a tutto questo, alla mia casa, che in un certo senso mi faceva sentire mio padre vicino, ai miei amici ma soprattutto a mia madre.
La donna più forte che io abbia mai conosciuto, dopo tutto quello che ha passato riesce a tenere sempre il sorriso stampato in faccia, come se tutto andasse sempre bene.

Mentre lei riesce a mentire con le sue espressioni facciali, io non mi so trattenere. Non riesco mai a mentire poiché alla minima bugia, scoppio a ridere.
Non riesco mai a fare finta di stare bene quando in realtà non è così e non sono una persona troppo affettiva, non mi piacciono particolarmente gli abbracci, per me dare abbracci è veramente raro, poiché non mi è mai piaciuto il contatto fisico.
Mio padre mi diceva spesso: "Dovresti spingerti a toccare qualcuno. la gente ama una carezza affettuosa, o anche solo una pacca amichevole sulla schiena." Nonostante ciò, però, non gli ho mai dato retta.

Nel mentre, salì sull'aereo e mi feci trascinare tra le braccia di Morfeo.

skip time

Dopo una decina di ore arrivai finalmente in aereoporto.

Ci sarebbe dovuta essere la mia coinquilina, una ragazza sulla ventina, capelli corvini con occhi chiari.

Scesa dall'aereo, vidi una ragazza con un cartello di cartone in mano, con su scritto: Livia Matson,
Era la ragazza poco prima nominata da me.

Mi avvicinai e la salutai, c'eravamo già iniziate a scrivere su instagram, ed è una ragazza veramente simpatica e bella. mi ha raccontato che ha due fratelli gemelli, li chiamano "il trio delle J".

Mi ha detto che ha anche un piccolo fratellino che però, non ha mantenuto la J come iniziale del nome , ma si chiama Daelo.

"Ciao Livia, finalmente ci vediamo!" E mi abbracciò.

Non mi scansai ma ricambiai, non volevo sembrare maleducata, anche se era una sensazione che non provavo oramai da tanto tempo.

"Ciao Jayla" La salutai sorridendo.

"Dai vieni, sono venuta con la macchina" E la seguì.

Skip Time

"Quindi, se ho capito bene, i tuoi fratelli si chiamano Jaden, Javon e Daelo, tua madre Jessica e tuo padre Dj, Jaden fa baseball e Javon fa box e Daelo fa baseball come Jaden" Dissi.

"Livia vedo che ti sei informata" Mi disse ridendo.

"Sono pronta ad ogni evenienza" risi.

"Bene fanciulla, siamo arrivate" Mi disse sorridendomi.

Scendemmo dalla macchina e vidi una casa, a dir poco enorme, all'esterno bianca e grigia però solo  in alcuni punti.

"di fianco immagino ci sia la casa della tua famiglia, giusto?".

"si, i miei fratelli vivono ancora con i nostri genitori sebbene siano ancora minorenni, ma io, da un po' ho deciso di andare a vivere da sola, ma essendo non ancora abituata a vivere senza l'aiuto materno, mi sono trasferita vicino a loro".

Annuí.

Infondo la capivo, nemmeno io ero così propensa nel trasferirmi dall'altra parte del mondo solo per seguire la mia passione.

"Dai entra, te la mostro!" Mi disse euforica.

"Arrivo" Dissi seguendola

skip time

"E infine qui c'è il bagno, cosa ne pensi?" Mi chiese.

"Mio dio Jayla, è stupenda! non so come tu abbia fatto ad arredarla così bene".

"grazie Liv" sorrise.

"Dai, parlami un po' di te" Disse sedendosi sul divano aspettando una mia risposta.

"Oh beh..." Mi fermai non sapendo di preciso cosa raccontarle.

"Non importa Liv, se non te la senti, aspetterò, avremmo tanto tempo per parlare"Disse confortandomi.

Le sorrisi.

Dopo questo lunghissimo viaggio, decisi di andare a dormire.

"Jayla io vado a dormire" Le dissi assonnata.

"Certo Liv, ti capisco, a domani".

Salì le scale e decisi di chiamare mia madre, mi ero totalmente dimenticata che l'avrei dovuta chiamare.

Il suo telefono fece un paio di squilli e dopo un po' rispose.

Stemmo in chiamata per circa un quarto d'ora, dopodiché staccai dandole la buonanotte, anche se da loro era giorno.

Così, mi misi il pigiama ed andai a dormire.

CIAOOOO
Ho deciso di iniziare una storia su Javon , visto che c'è ne sono molte di più su Jaden, per questo mi sono concentrata sull'altro gemello.
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto:)

Kiss me hard before you go // Javon Walton Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora